It wallet spid e cie

Tutte cose facilmente automatizzabili o anche gestibili direttamente dal candidato

L’avevo messo nel mio esempio. Per questo esiste ad esempio XML.

Tornando al mio esempio, la Attribute Authority deve solo confermare che io, riconosciuto dal codice fiscale, sia associato a un certo diploma di laurea? Ma puo’ farlo solo se ne ha conferma dall’Universita’. A quel punto li’ e’ l’Universita’ stessa che puo’ infilare nome e C.F. nei metadati di un documento e rendere superflua la AA.

Altro aspetto che non ho visto descritto da nessuna parte. Un digital wallet esiste solo su smartphone o puo’ essere un programma su desktop? O nel cloud?

Ho cercato un po’ in Internet e trovato informazioni interessanti. Iniziamo dalle motivazioni UE per il digital wallet

Esempi della UE
(1) aprire un conto in banca. Da una decina o piu’ di anni esistono le banche online. Il vero limite e’ pero’ la residenza, normalmente si apre il conto dove si risiede o si ha un’attivita’. Senza di questi i documenti nel wallet non servono a nulla. Oppure ci sono banche online rivolte a una clientela allargata e certamente non sono loro a porre limiti di accesso. Benvenga chiunque e subito, anche senza il wallet.

(2) presentare la dichiarazione dei redditi. Per chi ha la precompilata, e’ facile. Anche oggi con SPID, CIE la si puo’ approvare ed e’ fatta. Per tutti gli altri casi occorrono montagne documentali, in particolare se si opera oltreconfine. La funzione piu’ utile dello smartphone diventa chiamare al telefono il commercialista.

Ancor meglio con (3). Nel mondo ideale della UE con un paio di documenti sul wallet si ottiene un prestito bancario. Si sono pero’ dimenticati il controllo di garanzia, CRIF, Schufa e simili. Che non verificano col digital wallet, ma chiedendo direttamente a queste agenzie. Questo e’ il vero paletto, tutto il resto, in confronto, conta molto meno. In ogni caso, associare il prestito a un ragazzo sorridente solo per il fatto che usa lo smartphone e’ pubblicita’ ingannevole. Ci sarebbero leggi a proposito…

Gli altri esempi UE si possono smontare altrettanto facilmente. Tutte cose fattibili ieri e oggi, con documenti analogici o digitali. I veri colli di bottiglia sono le filiere che ci stanno dietro.
L’unico dato interessante di questa autopromozione UE e’ che, cito, “Solo il 14% dei fornitori dei principali servizi pubblici in tutti gli Stati membri consente l’autenticazione transfrontaliera con un’e-ID, ad esempio per dimostrare l’identità di una persona su Internet senza bisogno di una password.” Se nei 10 anni da che esiste eIDAS siamo a questo punto vuol dire che da qualche parte sono stati commessi errori, e grossi. Le istituzioni UE vogliono cercare i propri?

Forse la chiave di lettura dell’interesse per il digital wallet e’ qui

Riassumendo. La UE non riesce a fare funzionare eIDAS e altri servizi digitali per cui sposta l’asticella. Non vuole venire valutata su quanto ha fatto, ma solo su promesse future. Tra 5-10 anni sara’ nuovamente nei casini per fare funzionare il wallet e rimarra’ una sola opzione, rivolgersi a chi lo fa gia’. A Mountain View quasi certamente stanno gia’ lavorando su questo scenario.

Proprio oggi un articolo di Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera sostiene la stessa tesi. Indicando che lo stanno facendo da ora, senza aspettare 5-10 anni.

Da quel che ho letto, IT wallet dovrebbe essere dentro App Io, sviluppata e controllata da Pagopa, grazie anche ai fondi del PNRR, come dice anche l’articolo qui sotto:

non mi pare che i wallet di Apple e Google entrino in partita.

Ancora no, fino a che la soluzione e’ italiana. Il problema e’ quando la questione sara’ gestita dalla UE e dovra’ essere interoperabile. Guardando ai risultati eIDAS sono scettico che riescano a fare funzionare digital wallet. Da Bruxelles dovranno fare i prefissi 1-415, oppure 650, 408, 699. Per l’emergenza.

queste sono mere illazioni. Vedremo.

tolti gli aspetti soggettivi, resta una domanda che avevo posto e nessuno e’ in grado di rispondere, probabilmente nemmeno Ursula von der Leyen. Qual e’ il vantaggio economico del digital wallet? Che cosa non ci e’ possibile fare oggi e sara’ possibile domani proprio grazie a DW?

Patente digitale? Uno non vuole portare con se una tesserina di pochi grammi e preferisce una app? Va bene. Ma per tutti gli esempi mostrati nella descrizione ufficiale UE “Identita’ digitale europea” che ho linkato alcuni giorni fa dove sta il valore aggiunto? Iscriversi all’universita’? In quanti lo fanno da smartphone e in quanti da desktop? Documenti pdf e la foto jpg si possono gia’ inviare, non serve altro. E probabilmente la maggior parte degli interessati non cerca un ateneo su smartphone ma su un desktop. Se poi uno vuole caricare la sua laurea in pdf su smartphone e spedirla da li’, che lo faccia.

Dieci anni fa la UE era altrettanto entusiasta per eIDAS e adesso nessuno vuole piu’ sentirne parlare. Il numero dei partecipanti e’ bloccato a 13 gia’ da due anni. Cinque anni fa l’entusiasmo era per la PEC europea, che nel frattempo e’ sparita dall’orizzonte. Piu’ o meno nello stesso periodo ci raccontavano di continuo che tutto deve essere “smart”, da un anno non si sente piu’ menzionare questo aggettivo/avverbio. Perche’?

Di nuovo, esiste un calcolo costi-benefici sul digital wallet? Questo calcolo e’ positivo? Dimostrabile?

A questo tipo di domande si trova risposta grosso modo nell’impact assessment delle proposte della Commissione, nel caso in questione:

e i dettagli negli studi e valutazioni sottostanti:

Naturalmente i costi e i benefici di una iniziativa dipendono molto dall’orizzonte temporale. Noi tutti utilizziamo ancora ferrovie costruite più di un secolo fa, esistono ancora ponti dell’antica Roma che svolgono la loro funzione…

Inoltre, le modifiche apportate dai colegislatori Parlamento e Consiglio non sono necessariamente sottoposte a valutazione di impatto.

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Il problema è che non si capisce che cosa sia e come funzioni operativamente :sweat_smile: (parlo del IT wallet)

Da quando esistono smartphone e pdf, cioe’ da due decenni, e’ possibile scannerizzare un documento, firmarlo digitalmente e tenerlo in memoria. D’accordo, al momento non vale per la patente. Ma e’ un pezzo di plastica di pochi grammi, non e’ questa enorme scomodita’ portarla con se’, e in ogni caso e’ un falso problema. Non avrebbe piu’ senso invece che nel wallet investire a far si che si possa ottenere un passaporto in due settimane, come nel resto d’Europa?
La narrativa UE ci racconta che il wallet serve ad esempio per i diplomi. Cioe’ arriva un SMS con la proposta di un lavoro, due cliccate e invio le mie referenze. Alla UE sono informati che il lavoro manca e dove c’e’, vedi gli infermieri, ti assumono anche se non mandi il CV dal wallet?
Il wallet e’ uno dei tanti strumenti di distrazione di massa. Non sappiamo risolvere problemi contingenti, ce ne poniamo altri che crediamo di potere risolvere in futuro. Le societa’ di consulenza IT ci marciano alla grande.