Scusate, ma in sintesi un dipendente A può lavorare utilizzando le credenziali spid di 2 livello del dipendente B, in un Comune dove lavoro avviene questo creando no pochi disagi, dove trovo riferimento normativo? Vi ringrazio
Accesso abusivo a sistema informatico, codice penale?
Furto di identità?
Calpestio del buon senso?
Forse pure falso ideologico?
Con l’aggravante dell’atto pubblico, per giunta
la certificazione dell’identità è ovviamente personale quindi non può essere scambiata con altri per definizione. Non si può seguire la “comodità”, meglio la logica.
Buongiorno a tutti,
mi sono trovato di recente in una discussione simile all’interno del mio ente.
Ricordiamo che SPID è l’acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale.
“Pubblico” significa che è un sistema pensato per la collettività, non per il singolo o per una categoria specifica. È un’infrastruttura pubblica che identifica i cittadini nel mondo digitale, ed è stata realizzata e finanziata con risorse pubbliche.
Rilasciare a un dipendente pubblico uno SPID “professionale” per finalità lavorative significa, di fatto, sostenere un doppio costo per la collettività. Mi chiedo cosa ne penserebbe la Corte dei Conti.
A mio avviso, lo SPID professionale ha senso nel mondo privato, dove può rappresentare un valore aggiunto per le imprese o i professionisti. Nel settore pubblico, invece, è come se un dipendente pretendesse di avere un documento d’identità professionale distinto dalla normale carta d’identità.
Consiglio di leggere il dibattito parlamentare che ha accompagnato l’approvazione di SPID: chiarisce bene la sua natura e finalità originarie.
E se pensiamo alla CIE, che esiste in un’unica forma e serve perfettamente allo scopo, forse chi propone di superare SPID non ha tutti i torti.
Meno costi, meno duplicazioni, meno polemiche inutili.
Forse sarebbe possibile una soluzione molto semplice, fermo restando che la si voglia implementare. Un ufficio della PA viene considerato “cittadino virtuale” e riceve la CIE per l’identificazione online. I dipendenti autorizzati ricevono le credenziali di accesso, mentre la CIE resta fisicamente nell’ufficio. Nessuna spesa per SPID. Niente niente poi potrebbero abilitarla anche per la firma digitale…
Buongiorno, il concetto di “ufficio di identificazione digitale” è svolto dai sistemi SPID e CIE, un po’ come nel mondo reale sono svolti dalla Carta di Identità e dal Passaporto. Questa metafora la potete trovare descritta nel libro “+Digitale - Corruzione +Democrazia” di Paolo Coppola al paragrafo 5.4.
Buon lavoro a tutti
Raffaele
Penso che se è il dirigente che è abilitato a operare su un certo servizio deve essere lui stesso a operare e non “passare” le sue credenziali a un suo collaboratore, a meno che possa delegare a qualcun’altro tale incombenza; in questo caso il delegato entra con il proprio SPID (credenziali) è opera a suo nome per delega del dirigente.
Bisogna dissuadere il comportamento dei dirigenti che non si “abbassano” a fare certe attività che la normativa vigente richiede da loro.
Il problema è che la normativa è fatta male e spesso assegna al dirigente adempimenti che non comportano responsabilità tali da richiedere il suo intervento, anzi.
Ad es. per inviare una scheda da mepa ad anac, sto impazzendo da un’ora per un clic. Perchè non potrebbe impazzirci un addetto qualunque?
La scheda può compilarla un addetto qualunque (punto istruttore abilitato), l’invio ad ANAC può farlo solo il responsabile, che si presume abbia controllato i dati inseriti prima della trasmissione. Magari potrebbero implementare un controllo preventivo un pochino più efficace, perché certi errori o omissioni di compilazione nelle schede ANAC sono segnalati solo quando si fa l’invio e il punto istruttore, con tutta la buona volontà che può metterci, non ha modo di verificare.
Francamente che il responsabile, quando è un dirigente, debba perdere tempo a inviare le schede all’ANAC è una perdita di tempo inutile. Nel 99,9999% dei casi, nel sottosoglia manco le guarda e semplicemente clicca l’invio.
Non vedo perchè nn può pensarci un addetto qualunque, se si tratta di comunicare l’acquisto di 300 euro di cancelleria!
Sul soprasoglia è giusto che ci siano più attenzione e controlli incrociati. Ma nel sottosoglia, visto che ANAC è la prima a disinteressarsene (è conclamato che una parte rilevantissima di cig simog non erano seguiti da schede di fase esecutiva, e non hanno mai mosso un dito verso gli inadempienti) non vedo perchè non lo possano fare anche altri.