5.4. Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)

Uso questa sezione anche se nel nuovo piano è stata rinominata.

Tra le direttrici principali elencate nel capitolo 5.4.1 “Scenario”, vengono citati al primo punto i bigdata (da utilizzare perché […]consentono di creare conoscenza per coloro che devono prendere decisioni e ridurre drasticamente i tempi di analisi[…]) e al quarto, intuisco, la business intelligence.
Questi due punti, ma l’intero capitolo a dir la verità, sono importanti perché consentono di applicare alla pubblica amministrazione il modello/concetto “data driven” e facilitano l’interpretazione e la lettura corretta dell’enorme mole di dati prodotti quotidianamente da un ente.

Pur sposando appieno questo concetto ho un dubbio: come raccordare la fruibilità dei dati con il diritto di accesso e la privacy?
Mi spiego; è ovvio che strumenti del genere sono/saranno in mano a chi ha potere decisionale all’interno dell’ente, difficilmente ad un operativo, perché sono di ausilio alle scelte decisionali operate al vertice (quindi non sto parlando di accesso civico generalizzato).
Estremizzando il discorso, se fossero in mano al Sindaco (perché figura che prende decisioni all’interno di un Comune), fino a che punto di dettaglio mostro i dati estratti? E’ opportuno ragionare esclusivamente per macro-aggregati? Sono queste domande inutili perché il Sindaco, nell’espletamento del suo mandato, ha il diritto di accedere a qualsiasi dato?

Più ci penso e più mi sorgono domande; per ora queste sono sufficienti.

Grazie