Avevo un inquilino con un contratto di affitto che e’ stato chiuso a Novembre dello scorso anno
L’inquilino ora e’ in carcere
L’appartamento e’ stato affittato ad un altro inquilino con regolare contratto.
L’inquilino precedente (ora in carcere) non sposta la residenza e quindi il nuovo inquilino non puo’ spostare la propria.
Il Comune dice che puo’ solo denunciare l’irreperibilita’ (che pero’ non corrisponderebbe al vero) e che non puo’ cambiare d’ufficio la residenza pur sapendo che la persona non ha piu’ contratto d’affitto e che, essendo in carcere, non e’ piu’ fisicamente presso l’abitazione e non ne avrebbe neppure il diritto.
Domanda : posso forzare il Comune invocando la legge 1228/54 Art. 5 per chiedere d’ufficio il cambio di residenza ?
L’articolo dice :
“L’ufficiale d’anagrafe che sia venuto a conoscenza di fatti che comportino la istituzione o la
mutazione di posizioni anagrafiche, per i quali non siano state rese le prescritte dichiarazioni, deve invitare gli interessati a renderle.
In caso di mancata dichiarazione, l’ufficiale di anagrafe provvede di ufficio, notificando all’interessato il
provvedimento stesso. Contro il provvedimento d’ufficio è ammesso ricorso al prefetto.”
Per Sua informazione. Questo e’ un Forum che riguarda l’informatica nella Pubblica Amministrazione, ma non la P.A. come tale. Per cui non e’ l’interlocutore piu’ adatto per il quesito posto.
Premesso questo, molti partecipanti lavorano presso Comuni, Enti, Amministrazioni ecc. e quindi possono essere informati sulla questione, conoscere le norme e darLe una risposta nel merito.
Credo che qui siamo tutti d’accordo che l’Amministrazione dovrebbe essere in grado non solo di applicare formalmente e alla lettera le norme esistenti ma anche sapere reagire in modo non burocratico a situazioni insolite e risolvere i problemi dei cittadini.
Le auguro che la Sua situazione venga risolta in tempi rapidi.
Grazie mille e chiedo scusa per aver occupato questo Forum erroneamente…
In effetti mi sembra di essere in un angolo…da piu’ di 6 mesi nulla si muove
e il Comune aspetta l’iniziativa del carcerato che naturalmente non da segno…
Ma figurati se il carcerato, che ha già il “problema” di essere in carcere, si preoccupa di dire all’anagrafe “non sono più residente lì”. E che deve fare? Una richiesta di cambio residenza online? Magari sul sito di ANPR?
Mandano in bestia queste situazioni. E sì che l’anagrafe DEVE “sbattere fuori dalla vecchia residenza” il carcerato quando si portano documenti che lo certificano, DEVE essere prevista una situzione di questo tipo, non credo sia la prima volta. Sembrano sempre tutti ottusi.
@fverzer Inizierei a fare un segnalazione scritta e formale al Servizio Demografico comunale (allegando tutta la documentazione, di cui si è in possesso, a conforto del mancanza di dimora abituale del soggetto nell’immobile) e attenderei la decisione dell’ufficio. A quanto mi consta non si può “forzare” nulla. È ragionevole supporre che la reazione “standard” (complice una normativa fin troppo tollerante verso abusivi e ‘latitanti’) sia l’inizio dell’iter per la dichiarazione di irreperibilità anagrafica che ha una durata di 12 mesi.
Esatto…l’unica cosa che mi dicono e’ che “potrebbero” aprire una situazione di irreperibilita’ (e 12 mesi di attesa), che pero’ non e’ vera. In un posto non piacevole ma e’ reperibilissimo…
E da 6 mesi nulla si muove…ogni volta dicono “…ora vediamo che fare…”…“…parliamo con la madre…”. E immaginate cosa succede con la TARI : la mandano lo stesso ma ai residenti che residenti non sono…e cosi si scatena il putiferio di chi la deve pagare…Viene da ridere ma cosi’ e’…
Se il Comune non e’ molto grande, ha provato a rivolgersi a un assessore o al sindaco? Il sindaco ha piu’ responsabilita’ ma anche piu’ poteri rispetto ai servizi dell’anagrafe. Oppure, se il sindaco non reagisce, potrebbe rivolgersi a un partito di opposizione, che porti la cosa in consiglio.
È una pessima idea “buttare sulla politica” una questione amministrativa che va affrontata in sede amministrativa e procedimentale, meglio parlarne con il Responsabile del Settore (che in un Comune piccolo potrebbe pure essere il Sindaco, ma in una diversa veste). Il problema è che in materia vige un buco normativo e una certa discrezionalità; l’art. 8 DPR 223/1989 è stato abrogato (prevedeva tra l’altro che in alcuni casi, tra cui per detenuti in attesa di giudizio, non si potesse far luogo a iscrizione anagrafica nel luogo in cui è ristretto il soggetto), l’Ufficiale d’Anagrafe che potrebbe effettuare una iscrizione d’ufficio nel Comune di detenzione ha comunque dei margini valutativi; se il detenuto è condannato definitivamente e quindi dovrà espiare una pena consistente in condizione di restrizione di libertà l’opportunità di azione dell’Ufficio si riespande, ma ci sono diverse variabili di mezzo (nella prassi che ho visto l’iscrizione d’ufficio viene adottata rarissimamente, perché porta con sé implicazioni non indifferenti).
Per la TARI è opportuno far presente all’Ufficio Tributi che si tratta di residenti ‘fantasma’ e che non c’è una reale coabitazione, potrebbe aiutare a smuovere la matassa ingarbugliata…
Sinceramente non vedo la questione come “buttare in politica” ma “cercare una soluzione”. Abbiamo capito che ci sono buchi normativi e che applicare alla lettera le regole esistenti porta a palesi ingiustizie nei confronti dei cittadini, in questo caso riconoscendo implicitamente piu’ diritti a chi ha infranto la legge (partiamo dal presupposto che i Tribunali abbiano deciso correttamente) rispetto al concittadino incensurato. In ultima analisi spetta alla politica intervenire. E i Sindaci hanno un certo potere discrezionale.
Nella mia piccola esperienza ho visto che se al potere e’ il blocco “A” serve di piu’ parlare con il blocco “B” e viceversa. Oppure con qualcuno bravo del blocco “A”.
Da alcuni anni e’ possibile iscrivere i casi dubbi, senzatetto ecc. in “Via della Casa Comunale, 1” o indirizzo simile, virtuale, definito per lo scopo.
In questo modo il cittadino incensurato vedrebbe riconosciuti i propri diritti, diritti che non verrebbero tolti a quello in carcere. Se questo comunque non ha una casa fisica, non ce l’ha. Una volta uscito puo’ ottenere documenti al nuovo indirizzo, anche ricevere posta, fino a che non avra’ una nuova casa vera - cosa che ci auguriamo tutti!
Questo caso mi fa venire in mente quello di Saman Abbas a Novellara. Tutte le autorita’ hanno agito secondo le regole, applicandole probabilmente con correttezza. “Non possiamo darti un duplicato dei documenti, vai da tuo padre e chiedigli di restituirti i tuoi.” Con i risultati ben conosciuti.
Alcuni anni fa una signora tedesca arrivo’ in Italia dalla Tunisia con la figlia su un barcone. Le autorita’ del suo paese rifiutavano di concedere i documenti di viaggio alla piccola senza il consenso paterno.
Quando la burocrazia si mette contro la realta’ delle cose vince quasi sempre. E il buonsenso perde quasi sempre.
Nel diritto anglosassone un giudice, di fronte a una situazione completamente nuova, puo’ decidere nel merito fino a che non sia approvata una legge che regoli la materia.
Nelle situazioni come quella di apertura del Thread io sarei per il “metodo Mattei”. Se solo un decisore, amministratore o politico volesse applicarlo.