ripropongo la richiesta relativa alla possibilita di chiedere e ottenere il Casellario Giudiziale in digitale,si puo’ richiedere se si come posso fare per ottenerlo o devo necessariamente recarmi al Palazzo di Giustizia?
Mi scuso con tutto il forum per aver chiesto nuovamente questa richiesta
Grazie
puoi prenotare il certificato presso questo link cliccando qui.
Il certificato può essere prenotato online, ma dovrà necessariamente essere ritirato presso l’ufficio del Tribunale di competenza del proprio circondario.
Puoi delegare anche altra persona al ritiro del certificato.
Caro Cristian ti ringrazio di avermi inoltrato il link per richiedere il Casellario Giudiziale online, ma scusami ma non sarebbe utile poter ricevere questo docuemnto direttamente online,a che se rve che io lo prenoti online se poi lo devo andare a ritirare di persona, non mi sembra un idea alquanto ottim,non sarebbe utile poterlo ricevere online e anche tradotto e certificato con postilla?
Dopo una vita trascorsa all’estero, in Paesi comodi, scomodi e in via di sviluppo, rientrato in Italia vedo a ogni istante situazioni dove sarebbero possibili semplificazioni, sforbiciate, velocizzazioni dei processi. In molti paesi non esiste la marca da bollo, ad esempio. La PEC e’ un’invenzione italiana senza equivalenti nel resto d’Europa, Europa che va benissimo avanti lo stesso. In Italia farsi da soli la dichiarazione dei redditi, non la precompilata, e’ difficilissimo e anche molti laureati in economia e commercio preferiscono rivolgersi al commercialista.
Riguardo il documento dal casellario, le regole sono quelle che sono e discutere se sarebbe possibile migliorarle e’ un discorso teorico. Oltre a quello che si puo’ fare in Italia occorre considerare che in tutti i contatti oltreconfine si riconoscono solo documenti cartacei. Che ti serve un documento del casellario di Como firmato digitalmente se a Lugano, a 20km, di lingua italiana, non ne possono verificare la validita’ perche’ mancano gli strumenti digitali e ogni paese decide per conto suo?
Un primissimo passo che e’ stato fatto e’ un quadro comune per i documenti standard delle pubbliche amministrazioni UE che possono venire rilasciati direttamente dagli uffici nella lingua desiderata. In questo modo si evitano apostille e riconoscimenti vari. Forse ti puo’ essere utile.
Caro Gianguido
ti ringrazio del tuo messaggio che condivido in ogni puntoi,a mio parere l’italia e molto indietro per quanto riguarda la digitalizzazione dei servizi e soprattutto dei documenti,servirebbe un po di buona volonta per migliorare tutti servizi relativi alla digitalizzazione.
Ci arriveremo ma sempre con grande ritardo, ti faccio un esempio:la settimana scorsa ho rinnovato la patente B per l’auto, per quale motivo devo ricevere la tessera plastificata quando sarebbe utile aver gia la possibilita di poter avere il docuemento in digitale.
E questo che mi rende deluso da questo paese l’italia che dovrebbe tassativamente accelerare per la digitalizzazione dei servizi.
Grazie del riscontro, ma l’Italia non e’ messa cosi’ male come si crede. Se hai un documento di accesso ai servizi digitali, in Italia CIE o SPID, in Europa le carte d’identita’ della maggior parte dei paesi, puoi farti un giro tra le varie amministrazioni digitali europee e confrontare come funzionano. Francia, Finlandia e Polonia non sono ancora integrate nel sistema. La Svezia tiene i propri servizi bloccati per gli stranieri e perfino per i propri cittadini all’estero.
Ci sono forse paesi dove c’e’ gia’ la patente elettronica?
La questione non riguarda solo la tessera come tale, ma l’intera filiera alla base, dai server centrali al training per gli agenti di polizia. Tra i tanti(ssimi) problemi c’e’ poi quello del riconoscimento internazionale. Oggi la tesserina di plastica puo’ venire usata in tutta Europa e probabilmente molti altri paesi. Ci sono regole internazionali a proposito. Per la app no.
Se dipendesse da me punterei su dichiarazione fiscale e servizi INPS. Ma qui il problema piu’ che la digitalizzazione, che, ammettiamolo, sta rapidamente procedendo, sono le leggi di riferimento che spesso sono di un’inutile complicazione all’ennesima potenza. I programmatori devono seguire le leggi esistenti e non possono cambiarle. C’e’ certamente ancora parecchio da fare nei Ministeri e al Parlamento.
Se vuoi divertirti cerca in rete informazioni su “Partita IVA RS376” e tutte le incongruenze e assurdita’ che ne conseguono. Al momento la toppa si chiama RS382, ma non e’ una soluzione definitiva.
Vorrei far notare che una malsana digitalizzazione crea più problemi di quanti ne risolve: un documento ufficiale fisico lo esibisce ad ogni richiesta legittima di un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, un documento virtuale non è affatto detto … In frontiera o all’estero, come indicato da @GiP , patente o carta di identità virtuale non sono accettate, gli autonoleggi vogliono il documento in originale, lo stesso vale per il notaio in occasione di un rogito notarile, in Italia è da escludere che la Forza pubblica durante un controllo di polizia accetti l’esibizione di un documento virtuale (finché non sarà parificato, quantomeno e il controllore non sia dotato di strumentazione apposita), un biglietto dell’autobus o del treno su app o nella memoria del cellulare potrebbero non essere disponibili a vista (problemi di rete, copertura o batteria), ecc… Ci sono molti casi in cui è prematura una transizione di questo genere, a mio avviso.
Segnalo che il problema dell’Italia sono gli italiani. Tipo il divieto di trasmettere i documenti contenenti dati supersensibili via mail deriva da altolà fatti dal Garante privacy su richiesta degli ordini professionali (avvocati ecc) che contestavano il fatto che atti personali dei professionisti potessero essere visti per caso dai collaboratori di studio che aprivano le pec.
Due PEC no? Una per lo studio e una personale.
Sinceramente, non mi farebbe molto piacere se dovessi affidare pratiche a un professionista e questo le gestisse tramite la sua PEC personale.
Per gli imprenditori individuali e i liberi professionisti esistono, p.es. per le notifiche di atti della P.A., i registri INI-PEC, in cui sono inclusi gli indirizzi di posta elettronica certificata comunicati per legge al Registro delle Imprese CCIAA e agli Ordini professionali. I privati e gli enti non obbligati alla PEC possono includere il proprio indirizzo PEC nel registro INAD. Niente vieta di avere e “pubblicizzare” due indirizzi (uno per ciascun registro). Solo per le notifiche tributarie c’è però una recente normativa speciale, che rende ora di fatto irrilevante INAD per imprenditori individuali e liberi professionisti (art. 60-ter DPR 600/73).
Grazie per l’informazione, ma posso chiederti ulteriori dettagli? Ho dovuto aprire una P IVA per potere tenere lezioni a contratto part-time e con il codice ATECO di docente non sono stato obbligato a richiedere anche la PEC. Vuol dire che ora ricado anch’io in questo obbligo? Non sono “libero professionista” in quanto non cerco attivamente incarichi, non ho uno studio, non sono iscritto a ordini professionali e gli introiti sono marginali. Se mi chiedono una consulenza devo rifiutare causa la complessita’ dei requisiti da rispettare? A non cambia nulla, mi sembrerebbe solo assurdo non potere fare quello che e’ lecito in tutto il mondo, senza PEC o altri formalismi.
Il vero game changer e’ stata la fatturazione elettronica obbligatoria. Se uno si attiene a quella e ci sono i riscontri dei trasferimenti bancari, cos’altro e’ necessario? Lo Stato sa gia’ tutto quello che deve sapere, il resto sono dettagli.
Io parlo di notifiche di qualunque atto relativo a imposte e tasse al contribuente per il quale sia prevista la conoscenza legale dello stesso (es. atto impositivo emesso dall’Agenzia delle Entrate, dai Comuni, dalle Unioni di Comuni, dalle Province, dalle Regioni). Per chi rientra nell’obbligo INIPEC in base all’art. 6-bis D.Lgs. 82/2005 (chi è iscritto al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio o chi è iscritto ad un Ordine professionale) la notifica telematica diretta dell’ufficio al contribuente può essere fatta per questi atti al domicilio digitale INIPEC, sia per ragioni professionali che personali, dal 30/04/2024. Prima dell’entrata in vigore del nuovo art. 60-ter l’interpretazione più in voga era che INIPEC si usasse per ragioni professionali e INAD per ragioni personali (anche se in molti casi coincidevano, dopo le linee guida AGID sull’implementazione dell’indice INAD). Non facendo il commercialista non posso dare suggerimenti su come operare, consiglio di rivolgersi ad un professionista di fiducia.
@Lazlu
Grazie, questione risolta. Non ho un’impresa con i relativi obblighi quindi questa disposizione non mi riguarda.
Diciamo che c’e’ una zona grigia che riguarda piccole partite IVA forfettarie, spesso costituite per potere ricevere legalmente piccoli compensi, che possono ritrovarsi ad adempiere gli obblighi di un’impresa maggiore con i relativi oneri.
E’ incredibile che di fronte a un mercato del lavoro totalmente stravolto gli ultimi decenni e una tendenza crescente verso flessibilita’, job-on-demand e simili la legislazione sia ancora focalizzata sul posto fisso con stipendio prevedibile (ad es il tanto discusso “Articolo 18”), contributi periodici ecc. E che nessun partito/ sindacato tematizzi la questione.