Comuni e Datacenter: un modello non sempre convincente

Da quello che pare emergere dal Piano Triennale le PAL ed in particolare i Comuni non vengono qualificati come adatti per poter mantenere una propria struttura di Datacenter. Al più sembra possano rientrare nel cd “Gruppo A” in ogni modo non in strutture di interesse nazionale.
E’ evidente che una discriminante di questo tipo è quanto mai grossolana e si dovrebbero introdurre criteri un po’ più oggettivi come banalmente quello della convenienza economica. Senza contare che di eccellenze esistono anche nei Comuni e che non possono essere azzerate con un colpo di spugna.
Anche dare per scontato che una soluzione cloud sia necessariamente più conveniente è una semplificazione non sempre pertinente.
In linea di principio sono d’accordo che un community cloud della PA possa essere una buona soluzione ma prima di migrarvi il datacenter dovranno essere garantite tutta una serie di cose che, vivendo nella PA, sono tutto meno che scontate. Convenienza economica a parità di prestazioni/affidabilità, tenendo conto anche della connettività per esempio, certezze su contratti e SLA veri, vera infrastruttura cloud con meccanismi di self provisioning legati a listini trasparenti (altrimenti si va verso veri e propri “espropri” di strutture da parte dei più grandi).
Insomma, attenzione alle generalizzazione e alle semplificazioni, si rischia di penalizzare anche chi ha sempre lavorato bene (e magari nel silenzio)

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Infatti alla fine si tratta di un esproprio legalizzato, indipendente dalla convenienza economica e funzionale. Definiti gli obiettivi, i risparmi vengono presunti non si sa bene come, a prescindere dalle situazioni di partenza. Unica certezza è che occorre migrare al cloud Telecom, utilizzando tecnologia HP, affittando e lievitando la spesa corrente, finora sempre penalizzata, buttando a mare gli investimenti in software, e in formazione del personale (niente paura, a listino vendono pure quella).Detto questo, la mole di lavoro aumenterà, visto che dovranno convivere più tecnologie, a meno di creare disservizi. Mi chiedo anche come Pa di 200 e passa postazioni possano essere gestite senza un datacenter in cloud per le funzioni basilari, tipo protezione da malware, aggiornamenti obbligatori e configurazioni, non dico in maniera efficiente ma accettabile. Ai redattori del documento dico che la moda del tutto sul cloud è passata da qualche anno, ora siamo sull’ hybrid cloud, chissà perché. Con cordialità.

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In effetti ho postato questo mio commento proprio per capire meglio il punto di vista di Agid. Il Piano Triennale è in realtà un buon documento che contiene principi e linee guida interessanti e in genere coerenti.
Ma questo specifico punto è talmente impreciso e incoerente rispetto al resto del documento che sembra quasi essere un refuso.

Che il silenzio del team Agid qui nel forum voglia dire qualcosa ?

P.S.
Comunque mi autodenuncio dicendo sin d’ora pubblicamente che migrerò ad una soluzione alternativa solo laddove si dimostrerà, numeri alla mano, la sua convenienza economica complessiva (il TCO) e ovviamente che il livello di servizio/prestazioni sia >= di quello attuale.

Con riferimento alla presunta limitazione per le PAL ed in particolare per i Comuni, si invita a leggere il Capitolo 3.1 “Data center e Cloud” con particolare riferimento agli obiettivi strategici e alla definizione di Polo Strategico Nazionale (PSN) che non esclude la possibilità per un Comune (ed in generale per una PAL) di diventare PSN.
Le azioni funzionali alla razionalizzazione dei Datacenter della PA prevedono tra l’altro la definizione di requisiti tecnici, economici ed organizzativi necessari alla qualificazione di una PA (nazionale e/o locale) a PSN.
AgID regolerà il rapporto tecnico ed il modello di servizio ed economico con i PSN attraverso un protocollo di adesione che, valutando la convenienza economica dell’eventuale piano di adeguamento, conterrà anche le azioni in capo alla PA candidata per il soddisfacimento dei requisiti previsti. Questa attività di verifica è a garanzia della convenienza economica per le amministrazioni “utenti” che attiveranno servizi erogati dai PSN.

Circa la convenienza economica e la disponibilità dei servizi sul cloud privato della PA (realizzato con il lotto 1 della Gara Consip SPC Cloud - http://www.cloudspc.it) , si ricorda che contrattualmente è prevista sia una revisione periodica dei prezzi sia la possibilità di attivare nuovi servizi coerenti con l’oggetto della fornitura, a fronte della richiesta della PA al Comitato di direzione tecnica, ad Agid o Consip.

Circa il presunto aumento di spesa, si segnala che l’azione di “censimento del patrimonio ICT della PA” è finalizzata proprio a conoscere la situazione reale, anche rispetto alla dimensione economica, dei datacenter di ciascuna PA.
I risultati di tale azione consentiranno la valutazione della convenienza economica e fattibilità tecnica propedeutica all’assegnazione della singola PA ai tre gruppi individuati dal Piano.

Tenendo presente che i principali studi di settore dimostrano un drastico abbattimento del “TCO/server” legato alle economie di scale realizzate in ambienti Cloud è evidente che il risparmio complessivo compensa lo sforzo di trasformazione dei datacenter per la PA del gruppo B.

Massimiliano Pucciarelli
Agenzia per l’Italia Digitale