Comunicare la PEC per ricevere comunque carta

Buondì a tutti.
Come saprete, l’agenzia delle entrate offre da tempo un servizio con il quale i cittadini possono comunicare l’indirizzo pec sul quale ricevere gli atti tributari. Pur non essendo comunicazioni che ricevo abitualmente, ho comunicato il mio indirizzo più di un anno fa e la casella è tuttora funzionante.

Oggi il postino mi ha portato bell’atto cartaceo. Sono un obbligato in solido, ma dal momento che non spetta a me il versamento del tributo “principale” ci dovrei rimettere solo 26,25€ di spese di notifica (tributo 806T).
Temo non ci siano gli estremi per ricorrere per le spese di notifica, poiché la formulazione dell’art 7-quater, comma 6 del d.lgs. 193/2016 sembra prevedere la facoltà, invece dell’obbligo, per l’Amministrazione di usare la posta certificata.

Orbene, ha senso chiedere ai cittadini un domicilio digitale se poi è la stessa PA a infischiarsene (e soprattutto, a poterlo fare in punta di diritto) e a continuare a mandare costose cartacce?

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Se non è un soggetto iscritto al Registro delle Imprese o ad un Ordine/collegio professionale non è ancora del tutto operativa l’utilizzabilità dei domicili digitali per i privati e il correlato l’indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche (INAD). Per inciso la legge attualmente vigente consente agli Enti impositori di notificare atti tributari in una pluralità di modi, senza necessariamente imporre la modalità digitale, pertanto non sussiste in capo al contribuente un diritto soggettivo all’uso della PEC per questi atti. Quando, a regime, decollerà la piattaforma digitale delle notifiche di atti della P.A. sarà più probabile un incremento nell’uso della telematica.

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La ringrazio.
Per quanto la sostanza della replica resti immutata, vorrei evidenziare punto: l’atto è proveniente dall’agenzia delle entrate stessa, ovvero da un ente al quale il cittadino (non soggetto ad obblighi di iscrizione agli indici pubblici) può, di propria iniziativa, comunicare direttamente l’indirizzo al quale intende ricevere le notifiche digitale.

È di assai poca utilità offrire ex-lege questa opzione ai cittadini, se poi l’ente (Agenzia delle Entrate in questo caso) si limita a implementare la procedura telematica di comunicazione degli indirizzi, ignorandoli nel momento in cui potrebbero essere utilizzati.

Non metto in dubbio che l’operato dell’Ente sia formalmente ineccepibile; desidero tuttavia evidenziare come questo modo di procedere (raccogliere l’indirizzo perché obbligati a farlo e poi ignorarlo) denoti un certo “gattopardismo” rispetto all’intento della digitalizzazione.

Aggiungo un dettaglio: il ricorso contro l’atto in questione, notificato per via cartacea, deve essere presentato obbligatoriamente via pec. Questo è abbastanza ridicolo.

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Non che risolva il problema, ma va anche segnalato quanto i procedimenti tributari siano spesso oggetto di lite.
Il connubio fra la mancanza di prassi consolidate dopo l’avvio della transizione al digitale e la naturale propensione alla contestazione anche in sede giudiziaria da parte del contribuente tende a consigliare anche le amministrazioni ad affidarsi ai consolidati metodi tradizionali. E anche in questo modo non tutto è rose e fiori, si veda a mo’ di esempio questo caso:
https://www.altalex.com/documents/news/2020/05/12/avviso-di-accertamento-firmato-digitalmente-nullo-se-notificato-in-modo-cartaceo

ps: come fattore dell’attuale incertezza si può aggiungere anche l’ancora incompleta assimilazione delle sfumature del mondo digitale da parte degli organi giudiziari.

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Considera che per anni ci sono state sentenze astruse di alcune CTP e CTR che hanno pronunciato asserendo che la firma figitale BES-PaDES PDF-embedded non fosse equivalente alla firma digitale CaDES .p7m, quando il regolamento UE eIDAS è assolutamente chiaro (e infatti le SS.UU. della Cassazione hanno sgombrato nel 2018 il campo sulla validità di atti .pdf firmati digitalmente) … purtroppo la normativa è fatta spesso coi piedi e si presta ad interpretazioni lunari di certa giustizia tributaria poco avveduta…

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sono pienamente d’accordo