Ho un e-commerce, i clienti inseriscono i dati di fatturazione e la fattura viene generata in automatico e inviata a SDI. Da questa automazione (necessaria perché i volumi sarebbero insostenibili se si facesse “a mano”) sorgono due domande:
Cosa fare se il cliente sbaglia codice fiscale? La fattura sarà rigettata da SDI perché il CF non è valido.
Ovviamente lo valido formalmente nella struttura, ma ad oggi non c’è un sistema efficace per validare che il CF esista davvero (so che l’AdE sta introducendo delle API per farlo, ma hanno dei limiti estremamente stringenti).
Devo inseguire il cliente e farmi dare i dati giusti? E se il cliente non mi risponde, che faccio?
Che fare se è il cliente a fornirmi dei dati sbagliati?
Ad esempio, un cliente presumibilmente italiano (dal nome) inserisce dei dati italiani, incluso magari il CF nel campo P. IVA, ma poi seleziona come paese il Belize. La fattura sarà emessa come estera e così non verserò l’IVA su quella transazione.
In caso di controlli, la responsabilità è mia o è colpa del cliente che mi ha fornito dei dati errati?
In altre parole, sono tenuto a controllare che i dati siano “credibili” quando emetto le fatture?
Punto 1: il C.F. non è necessario in fattura se già si inserisce una P. IVA, infatti è consigliabile inserire alternativamente solo P. IVA (se è un’impresa) o C.F. (in tutti gli altri casi). In caso di gruppo IVA è invece necessario inserire entrambi.
Grazie per la risposta. Purtroppo il 99% dei clienti è privato, quindi senza partita IVA ma solo CF.
L’esigenza di emettere fatture elettroniche anche per i privati nasce dal fatto che non esista un sistema ufficiale di API per emettere documenti commerciali (e no, non vogliamo usare sistemi “non ufficiali” di scraping o uso diretto degli endpoint del portale Fatture & Corrispettivi).
C’è un problema di fondo.
Gli e-commerce non sono obbligati a emettere un documento fiscale, a meno che non lo richieda espressamente il cliente.
La nebulosissima normativa, più volte pezzata in merito, prevede l’utilizzo del “registro dei corrispettivi” da compilarsi quotidianamente, a copertura dei movimenti del giorno precedente: in pratica, oggi è lunedì, io entro la mezzanotte tra martedì e mercoledì devo aver compilato i dati di lunedì appunto.
In caso di richiesta di fattura, è il cliente a lasciarti i dati: se la fattura è oggetto di scarto, non puoi inseguirli tutti. Quelle scartate per inadempienza dei dati del cliente è corretto che vadano nel cumulo del registro dei corrispettivi (che comunque, se ben ricordo, deve contenere tutto a prescindere, pure quello che è fatturato).
Credo che questo sia il metodo più efficace. Se ne parli con il tuo /la tua fiscalista dovrebbe saperne qualcosa di più.
Ti ringrazio Morris. Purtroppo il mio e-commerce vende servizi che rientrano nel comma 3, art. 7 del Regolamento UE n. 282/2011 e quindi, se ho capito bene, non rientra nei casi di esclusione dall’obbligo della certificazione dei corrispettivi