Nel testo del piano - come probabilmente è ragionevole che sia - non mi sembra che siano dichiarate espressamente quali professionalità debbano essere coinvolte nel processo di cambiamento e di transizione al digitale.
Già su questo forum si è parlato un po’ del profilo che dovrebbe avere un buon responsabile della transizione al digitale (art. 17 del CAD), se debba essere un epserto di IT, un organizzatore IT-consapevole o cosa altro.
La mia preoccupazione - in parte maturata anche a seguito dell’inconto di presentazione del piano al quale ho assistito a Firenze un paio di settimane fa - è che si stia nuovamente affermando la convinzione che la nuova spinta verso la digitalizzazione del secondo decennio del millennio sia affare dei luminari dell’ICT, con un focus preponderante su strumenti ICT (macchine e sistemi) e connettività. Per dirla più cinematograficamente, “roba da nerd”. E’ una mia sensazione, niente di più, come è mia sensazione che siano gli altri profili a essersi tirati fuori dai giochi o addirittura a non essersi mai proposti.
Pensando all’imminente appuntamento col censimento ICT che riguarderà tutte le amministrazioni italiane, mi viene da chiedermi chi, all’interno di ogni amministrazione, AgID e il Team si attendano che risponda al questionario: senz’altro gli aspetti squisitamente tecnici richiedono la risposta di un tecnico dell’informatica. Tuttavia personalmente ritengo che il censimento, oltre che fornire un quadro complessivo della situazione ICT del paese, sia utile per ogni amminsitrazione per fare il punto degli strumenti a disposizione, del loro livello di utilizzazione, della loro rispondenza alle esigenze e in generale per acquisire consapevolezza. Così, affidare il trattamento del questionario/censimento all’ufficio IT di un’amministrazione, senza un coinvolgimento di altre figure, rischierebbe - nella mia opinione, si intende - di far perdere un’occasione per coinvolgere più professionalità nella gestione del cambiamento verso il digitale.
Non sono rari casi di sistemi digitali avanzati se non all’avanguardia che vengono utilizzati nella pratica ben al di sotto delle loro potenzialità, nè sono rari casi di sistemi o sistemini che proliferano nelle amministrazioni più articolate perché le singole unità organizzative le richiedono al settore IT per rispondere a esigenze particolari. Ecco, il censimento, se si risponde in modo condiviso all’interno di una singola amministrazione sarebbe una buona occasione per puntare l’attenzione su aspetti di questo tipo, un utile strumento per migliorare le singole organizzazioni.
E’ ancora opinione mia, ma penso condivisa piuttosto largamente, che il digitale sia primariamente un fatto di organizzazione, di cultura, di revisione di processi e abitudini, prima ancora che un fatto tecnico di programmazione e implementazione di sistemi. Del resto il digitale è entrato in molti aspetti della vita quotidiana, portando anche comodità e benefici alle quali difficilmente si rinuncerebbe e, sul lavoro, la scusa “è roba da informatici” ormai non regge più.