Provo a mettere un po’ di “sale” sulla discussione…
Domanda: possiamo essere piu’ precisi? Di quali “software” o “servizi” parliamo? Chi e’ il “target” di queste linee guida?
Siamo sicuri di voler fornire delle linee guida ad oltre 8000 persone (almeno tanti quanti sono i Comuni in Italia) che dovranno farsi carico di “capire che esistono” (1), “leggerle” (2), “decidere di attuarle” (3), “attuarle” (4), “sperare di averlo fatto in modo giusto” (5) ?
Non sono un esperto di “burocrazia tecnologica moderna” ma… mi pareva di aver capito che l’input che arriva dal “centro” e’ tutto diverso: in periferia NON si compra piu’ nulla (in linea di principio), se non quello che e’ deciso dal centro. Alias: tenderei a sistemare le cose “dal centro”, e non dalla periferia.
Le linee guida, quindi, servirebbero per CONSIP, per AdE, per INPS, per MEF. Servirebbero anche per le Regioni ma… questi Enti (purtroppo) ormai sono dei “molossi” (parlo delle Regioni) talmente forti e possenti che… neanche piu’ il centro riesce a… rimetterli in riga.
In questo senso, forse la mia e’ una visione pessimistica ma… (quelli che seguono sono solo i primi “esempi” che mi vengono in mente):
- Regioni: se penso che le società “in-house” di molte Regioni (a partire dalla mia - l’Abruzzo) sono semplicemente dei contenitori che hanno una funzione “sociale” (attraverso un consistente numero di dipendenti e collaboratori a vario titolo) o semplicemente “economica” (attraverso la gestione --in passato molto piu’ che ora-- di un budget considerevole --milioni di euro/anno-- speso al 99,99% in acquisto di hardware o servizi ad esso strettamente correlati --ossia: con ZERO impatto a livello locale, se non in termini di “margini di vendita del rivenditore locale”–);
- CONSIP: se guardo all’uso che viene fatto della tecnologia in uno strumento web come Acquisti in Rete utilizzato dalle PA (per cercare quello di cui hanno bisogno) o dalle aziende (per “promuovere” i propri prodotti/servizi - MePA), scopro lacune ai limiti dell’incredibile. Non pretendo che vengano esposti web-services (che non ci sono), ma rendere agevole la “ricerca” di prodotti a quei pochi funzionari pubblici che, armati di santa pazienza, decidono di “cercare” qualcosa… sarebbe utile (No! La ricerca per “descrizione”, nella realta’, è inutilizzabile.). In un caso (che conosco direttamente), la ricerca viene effettuata unicamente per “codice prodotto” ([sarcasmo=on] …che, come noto, e’ una informazioni che e’ normale che sia nota PRIMA di avviare la ricerca. Giusto? [sarcasmo=off])
Per dirla in termini comprensibili a chi non conosce lo strumento di cui parlo: è come se lo sviluppo di un portale web con target da qualche milione di utenti, fra PA e aziende, venisse affidato ad uno stagista… a cui viene detto di sviluppare la soluzione con OpenCMS (che lui non conosce, e deve studiare), e un qualche backend Java. Nulla di piu’. E lo svlluppo registrato da quando e’ nato il portale, ad oggi… e’ praticamente trascurabile (in termini pratici; il layout del frontend è stato “riverniciato” piu’ volte. Ma il backend… e’ quello).
- AdE: la fatturazione elettronica è emblematica. Il non essere stati in grado di rilasciare un “tool”, una “libreria”, un “framework”, una QUALSIASI_COSA in un QUALSIASI_LINGUAGGIO che potesse aiutare un qualunque sviluppatore freelancer e/o una qualunque software-house di questo Paese a diramarsi nel mare-magnum di SDICOOP… la dice lunga.
Qui, penso che sia andata cosi’: un qualche super-tecnico-senior, che in SOGEI ha passato gli ultimi 15 anni a lavorare con XML e SOAP (nelle implementazioni di IBM), ha pensato: “Cavolo! Ti do le specifiche WSDL, ti do gli XSD, ti do i riferimenti ai WebServices… Cosa vuoi di piu’?”. Non lo dico (io) con cattiveria. E’ semplicemente che la persona di cui sopra ignora il funzionamento del 90% del web moderno. E’ convinto che negli ambienti enterprise, oggi, nel 2019, si utilizzino i framework JAVA con base XML e SOAP. Se gli parli di NodeJS lui ride. Se gli parli delle architetture a container, lui non ti segue. Se gli parli delle API di AWS, di S3 e delle tendenze recenti al “serverless computing”, lui pensa (“Umh… ca%%ate. Il mondo enterprise e’ JAVA + XML”).
Non sono riusciti neanche a rendere fruibile uno straccio di visualizzatore XML per la fatturazione elettronica, che fosse utilizzabile BANALMENTE per l’utente medio (quello che c’é, per qualche misterioso motivo, è accessibile “solo” agli utenti del servizio F&C. Mi chiedo per quale motivo non sia linkato in Home-Page, ad accesso universale. Hanno forse paura del “carico”?)
- INPS e MEF: qui, in realtà vedo cose positive. Vedo i primi VERI segnali di innovazione sul versante IT, ormai gia’ “in produzione” da diversi anni (forse anche 10). Qui, il problema che vedo e’ di “fatica a seguire l’evoluzione tecnologica”. Mi rendo conto che non è certamente banale stare al passo con la tecnologia, specialmente se nei propri datacenter c’e’ un certo “carico” gestito da (costosi) sistemi “legacy”. Pero’, prima o poi, lo “svecchiamento tecnologico” ci deve pur essere. Vedo che lato “front-end” i passi avanti sono stati molti… Ma appena si varca la soglia dei “servizi” e si iniziano a toccare i backend, la sensazione di “ragnatele” e l’odore di “legacy” sono fortissimi. Soprattutto il profumo del moderno (responsive, interfacce web asincrone, utilizzo intensivo di framework javascript) è del tutto assente.
- …potrei continuare, ma mi fermo…
…ecco, se penso a questo, tenderei a dire che prima di pensare ad 8000 segretari comunali ed a qualche migliaio di altri funzionari pubblici, forse potremmo chiedere a questi signori qui sopra di… “seguire delle linee guida” (magari condivise fra loro).
Il problema è complesso e –come mi pare abbia più volte detto lo stesso Piacentini– è solo in parte “tecnico”. Anzi: personalmente credo che la complessità “tecnica” sia facilmente risolubile (un team come quello attuale, se venisse lasciato operare nel “contesto giusto”, potrebbe fare cose incredibil). Il fatto, però, che lo stesso TEAM non sia riuscito a lasciare un benché minimo “segnale” sul fronte Fatturazione Elettronica, la dice lunga (e… SI, il Framework in PHP l’ho scaricato, l’ho guardato, l’ho studiato e… ho capito che non mi serviva a nulla).
Insomma: fino a quando il TEAM è costretto a muoversi in una “piazza” dove tutte le vie d’uscita (verso il MEF/AdE/SOGEI, verso i principali ministeri, verso le software-house “commerciali”, verso altre “nicchie” di rilievo quali Atenei e Centri di Ricerca, e dulcis in fundo, verso il Garante) sono sbarrate da una porta con sorveglianza armata e di cui non si hanno le chiavi (si intravede --a volte-- solo il campanello), si fa fatica a credere che possa incidere seriamente sullo sviluppo ICT di questo Paese, nel prossimo futuro.
Non sto dicendo che non serve a niente. Dico solo che fra l’essere utili (1) e l’incidere seriamente nello sviluppo IT del Sistema Paese (2) ci passa una bella differenza. E finora… siamo in (1).
Quando metti attorno allo stesso tavolo (meglio: alla stessa mailing-list) un gruppetto di tecnici un po’ attempati (ma che sanno quello che dicono…) e magari gli metti vicino delle giovani teste pensanti (magari dei 25enni/30enni, che non hanno (ancora) problemi familiari e… possono dedicarsi anima e corpo… e giorno e notte… a “divertirsi” con queste cosette) ed aggiungi al tavolo qualche Dirigente Pubblico che ha chiaro in mente (in senso “positivo”) cosa sia la “Responsabilità Dirigenziale” quando si tratta di PRENDERE DECISIONI, la quantita’ di know-how che produci è incredibile. Su questo, non ci piove.
Come trasformare questo “know-how” (…che magari e’ anche “case-history” reale, provata e adottata con successo da qualcuno) in soluzioni che EFFETTIVAMENTE adotta qualcun altro, anche GRATUITAMENTE… è tutto un altro film. Ed a valle della mia esperienza diretta (ormai ultra ventennale), direi anche, purtroppo, impossibile. E l’impossibile NON deriva da aspetti tecnici.
In realta’, a pensarci bene, una volta un risultato e’ arrivato: nel 2009 ebbi la fortuna di partecipare ai Lavori del Tavolo Tecnico di Università Digitale, al DIT/MIUR. Fra gli altri, ne uscì fuori la verbalizzazione elettronica degli esami universitari, con tanto di regolamento MIUR e relativa “legge di attuazione”. All’inizio sembrava fantascienza. Dopo 18 mesi, era realta’. Da diversi anni, gli esami NON si registrano piu’ “su carta”. Il Libretto di carta, non esiste piu’ da tempo.
Mi fermo qua. Ho scritto fin troppo.
Saluti,
DV