E se la dichiarazione arriva tramite un modulo Google?

Speravo che non succedesse, che fosse solo un esempio esagerato e invece mi e’ capitato direttamente…

…e se la dichiarazione (sostitutiva di certificazione/atto notorio), quelle previste da DPR 445 e CAD, viaggia e arriva all’amministrazione tramite un modulo Google?

O meglio, se l’amministrazione (in questo caso una scuola) allestisce un modulo Google per raccogliere dichiarazioni sostitutive (per lo piu’ relative a minorenni, quindi prodotte da un maggiorenne che ne ha la responsabilità) liberametne acessibile tramite web?

Considerazioni?

Quando ci renderemo conto che occorre un percorso di accompagnamento verso la digitalizzazione che parta dall’ABC della correttezza amministrativa e documentale? Non c’e’ semplificazione che tenga se si ignorano le basi…

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concordo !!!1

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Lavoro da 33 anni in una scuola e conosco anche altre realtà scolastiche …vi assicuro che il sistema scolastico è molto lontano dalla consapevolezza di quanto sia importante iniziare questo percorso verso la digitalizzazione. Al Miur e negli Uffici Scolastici periferici (ex Provveditorati) la situazione non è migliore

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È ovvio che amministrativamente fa rabbrividire. Non c’è identificazione, non c’è sottoscrizione, non c’è certezza, non c’è conservazione, nulla di nulla. Mi si accapona la pelle.

Volendo però fare l’avvocato del diavolo dico: e quindi che è successo? È cascato il mondo? È arrivata la Procura e ha fatto arrestare tutti? O il procedimento è andato avanti lo stesso, la segreteria ha lavorato, i genitori non hanno battuto ciglio etc…
Dovremmo anche pensare al fatto che se il mondo non crolla per una dichiarazione non conforme, magari sono i ns processi amministrativi ad essere figli (schiavi) di un eccessivo “pensare burocratico”.

Certo, quando poi arrivano i contenziosi in un caso del genere son dolori, ma il ragionamento generale rimane.

Tu quale percorso immagini per quell’ufficio?
Dalla carta e i timbri dell’ufficio (o della segreteria didattica) a “tutto digitale” con file p7m, protocollo integrato, notifiche push sull’app ufficiale del ministero… in un solo elegantissimo balzo?

Te lo scrive uno che da quasi due anni lavora sull’unico software opensource pubblicato su developers italia che risolve esattamente quel problema :slight_smile: ma so che ci vorrà tempo.
Ci vorrà tempo prima che in tanti uffici sorga anche solo il dubbio che c’e’ la possibilità e l’utilità di fare un po’ meglio di così.

Pero’ anche a chi definisce cos’e’ la “correttezza amministrativa e documentale” dovrebbe venire il dubbio che non si può solo produrre milioni di pagine PDF con regole scritte benissimo ma distanti anni luce dal paese in cui si vogliono applicare. Serve anche tracciare un percorso, abbassare il livello, darsi obiettivi raggiungibili…che so, non passare più, aula per aula, a far firmare le circolari con la penna agli insegnanti?

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Comprendo il tenore degli ultimi due post. Non e’ mia intenzione fare l’ortodosso a prescindere o di accanirsi con chi e’ meno attrezzato. Non si tratta nemmeno di valutare l’impatto della modalità di formazione e presentazione individuata per il caso specifico (che, manco a dirlo, rientra nella caegoria “smanie per la pandemia”) e le sue eventuali conseguenze sul piano giuridico.

Si tratta piuttosto di mettere dei paletti che non andrebbero superati, proprio per principio. Se sdoganiamo la dichiarazione sosttituiva ex articoli 38 e 39 del dpr 445/2000 fatta attraverso uno strumento che non solo non consente alcun tpo di tracciamento (tranne che per gugol ovviamente, che non so solo sa chi ha scritto tutte quelle cose ma sa pure a cosa stava pensando mentre lo faceva, ca va sans dire) ma ti consente anche di assumere apparentemente l’identità di un altro, affermiamo un principio pericoloso.

Se poi la materia della dichiarazione è talmente leggera che puo’ essere trattata con leggerezza (cosa vuoi che succeda?), forse la vera “semplificazione” non sarebbe proprio non richiedere la dichiarazione piuttosto che affidarsi a strumenti del tutto inadeguati? L’unica conseguenza è appunto affermare un principio, creare un precedente.

Metodi alternativi? Si’, anche in assenza di un sistema evoluto per la presentazione di istanze e dichiarazioni (che, ahime’, non esiste). A partire dalla dchiarazione compilata a mano e a mano consegnata: meglio la carta che un digitale aprossimativo. Se vuoi evitare il contatto, vada al limite per l’email come da legge: dichiarazione firmata digitalmente per chi puo’ oppure immagine digitalizzata di dichiarazione compilata e mano e documento di identita’ (con qualsiasi smartphone si produce un pdf dignitoso). Al limite, se davvero raccogli dichiarazioni solo pro forma, ma proprio al limite, chiedi che ti mandino una mail con dichiarazione nel corpo del testo, possibilmente da una mail dichiarata alla scuola, tipo quella che hai dichiarato per l’iscrizione online (a meno di forzature del protocollo email che sono prerogativa di pochi, nel 95% per cento dei casi e’ autore del messaggio è chi ha accesso alla casella).

Soluzioni piu’ chic: inserire una sezione di messaggistica all’interno del registro elettronico. Al registro elettronico accede solo il genitore/tutore che ha ricevuto le credenziali di accesso di persona dalla scuola. Provenienza certa. Su integrita’ e immodificabilità ci pensiamo poi.

D’accordissimo che chi fa le regole e’ scollato dala realta’, ma qui si tratta proprio delle basi, della riconducibilità di un atto al suo autore.

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Io sono d’accordissimo con @frantheman : la forma è sostanza ed è rischiosissimo discostarsi dal modello legale (sostituzioni di persona, falsi ideologici e materiali, furto di identità, incertezze dichiarative, benefici resi o erogati sulla base del nulla ecc…). Pongo però una considerazione, in un’ottica c.d. de iure condendo (quello che avrebbe potuto essere se il legislatore, ed a cascata i regolatori, avesse stabilito diversamente): nessuno a livello centrale si pone il problema del perché si cercano sotterfugi o alternative ai meccanismi del CAD (identità digitale SPID-CIE-CNS, firme elettroniche avanzate e qualificate ecc…)? Non sarà forse perché il quadro regolatorio è troppo complesso per un comune cittadino (qualunque ruolo esso abbia, sia utente che lato ufficio)? Non sarebbe stato più semplice correlare sia identificazione sia sottoscrizione alla digitazione di due credenziali di autenticazione (es. PIN e password), con l’avvertenza bella in grande che qualunque uso non autorizzato sarebbe stato riconducibile al suo intestatario (così il soggetto presta molta più attenzione e diligenza), senza dover sottostare a sovrastrutture che probabilmente sono percepite lontane dal comune cittadino? In fondo non si è forse andati avanti per anni con autenticazioni presso siti pubblici con una semplice accoppiata user+password senza che vi fossero problemi insormontabili? Un cittadino normale poco tecnologico magari un cellulare nuovo, una PEC, una firma digitale non li ha…