Elenco di basi di dati chiave: come mai non ci sono più i CAP?

In questo articolo si parla della possibilità di eliminare il CAP dai dati delle fatture.

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Trovo interessante quanto condiviso su questo tema. Posto che ho acquisito l’obiettivo di affrancarsi dal dato CAP:

  • in quanto reso disponibile da operatore privato
  • generato con ritardi rispetto alla generazione di nuovi indirizzi e numeri civici
  • dato non gestito secondo le logiche “open”
    credo che il percorso da seguire per il raggiungimento dell’obiettivo sia quello di:
  • verificare qual è il processo attraverso il quale dal territorio geografico si aggiorna l’anagrafe dei civici per via e località/comune (è il processo di urbanizzazione che è governato dai Comuni, credo…)
  • ipotizzo di disporre delle anagrafiche dei residenti complete di civico dal progetto dell’anagrafico nazionale, tramite le procedure di fruizione dei dati a livello di PA
  • capire come posso rendere disponibile l’informazione richiesta dagli operatori logistici di cui mi servo per utilizzare i servizi resi da loro (se mi richiedono il cap per recapitare un bene o un servizio che produco come lo metto a disposizione …(interoprabilità?))

Per inciso un fornitore di pubblici servizi ai residenti con fatturazione periodica ha da sempre il problema della certificazione dei dati di indirizzo di spedizione delle fatture…(.e cap o non cap i resi per mancato recapito sono punti aperti della gestione specifica…).

Se perseguibile,…fra quanto il beneficio?
Antonio

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Ogni tanto torno su questa conversazione, sperando in aggiornamenti…

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Secondo me il fatto di proporre la cancellazione del CAP è fuorviante. Quel dato oggi serve e in futuro servirà sempre anche solo per consentire una agevole integrazione tra basi dati vecchie e/o nuove. Mi sembra assurdo che quel dato si debba pagare, e mi sembrerebbe ancora più assurdo se la PA pagasse poste italiane per utilizzare quei dati.

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Però il problema a quel punto è mantenerlo aggiornato, visto che Poste varia arbitrariamente i CAP ogni 6 mesi.

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Sta di fatto che ad oggi… 2022 non esiste ancora un database con i CAP…
Siamo in italia… che vergogna

@MR2019 hai qualche informazione in merito? grazie

Provenendo da API per l'elenco dei comuni italiani - n°50 da lorenzo-battanello mi chiedo perché i CAP ufficiali in giro sono singoli per comuni quando quelli grandi ne hanno più di uno. A questo punto non capisco da dove i siti tipo openapi, tuttoitalia e i vari prendono questi dati.
Se volessi ottenere questo valore da openapi che lo ha, dovrei pagare €400.

Da perfetto ignorante della materia dopo avere letto tutti i messaggi mi sorge spontanea una considerazione ed una conseguente domanda.

  1. I CAP sono stati sviluppati da un’azienda privata con l’obiettivo di ottimizzare la propria logistica, si direbbe che non hanno una utilità se non per Poste in quanto sono legati alla loro logistica e svincolati da ogni altra considerazione.
  2. Penso che la PP.AA. sia solo pigra nell’adottare una soluzione propria diversa per la gestione degli indirizzi, poi ogni operatore postale la potrebbe rimappare sulla propria logistica.
  3. Ora che i servizi di notifica per raccomandata sono liberalizzati, perchè ogni operatore che non sia Poste dovrebbe avere un valore aggiunto nell’indicazione del CAP, dato che, con ogni probabilità, avrà una propria logistica organizzata differentemente ?

Infine, non sarà che basterebbe la geolocalizzazione dei civici a rendere inutile il CAP ?

Veramente il CAP è stato introdotto nel 1967 dal ministero delle Poste e Telecomunicazioni, ed è coerente con le raccomandazioni dell’Unione postale universale.
Almeno secondo wikipedia.
Il problema è che i CAP una volta assegnati non sono immutabili, cioè il CAP riferito ad un certa via/zona di una città negli anni può anche cambiare, e non solo per le grandi città capoluoghi di regione, succede anche nelle piccole città di provincia.
Quindi come dato di identificazione di una certa zona vale sono fino ad un certo punto.
I CAP sono stati introdotti dalle poste per sveltire il processo di instradamento della corrispondenza, a questo servono, non hanno a che fare con la geografia, ma con le strade, da un punto di vista logico di utilizzo servono per riunire più strade o zone o quartieri di una stessa città, in modo da facilitare l’opera di smistamento della corrispondenza.
Si potrebbero sostituire con geolocalizzazione, a patto di avere un sistema del catasto completamente informatizzato per tutto il territorio nazionale :), ma non avrebbe senso.
Bello a dirsi, un incubo a farsi, ed anche ad usarsi perché poi hai bisogno di un GPS con una risoluzione tale da poter distinguere un numero civico da un altro spesso distanti meno di 5 metri, da dare ad ogni postino per recapitare la busta al numero civico esatto.
E poi come destinatario delle buste che ci metti ? nome cognome e coordinate GPS ? con il non piccolo problema che basta confondere un 5 con un 6 me mandare una busta in un altra regione.
Tanto vale tenersi i CAP.

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Per il problema del riconoscimento dei caratteri ci sono altre soluzioni come i plus code di Google che non cambiano e non sono legati a nessuna logistica di nessuna azienda privata.

Il quadro quindi è molto semplice:

  1. Il CAP è una informazione indispensabile per una serie di cose, ne è prova che la PA OBBLIGA cittadini e imprese a inserire questa informazione in vari casi (una per tutte: la fattura elettronica)
  2. Poste Italiane è “incaricata” di mantenere la tabella dei CAP, e lo fa in base ai propri comodi, con aggiornamenti periodici.
  3. Poste Italiane SAREBBE obbligata a condividere le variazioni, ma lo fa nel modo più ostico possibile (modifiche pubblicate come PDF non processabili in automatico, antiscrape sul sito, parti di aggiornamenti intenzionalmente mancanti, eccetera eccetera) per rendere di fatto IMPOSSIBILE a terzi la creazione e la manutenzione di questo database in modo automatico
  4. Poste Italiane VENDE l’uso di questo database a prezzi folli (migliaia di euro l’anno) e con condizioni di licenza indecenti (licenze separate a seconda dell’uso, fee annuale anche in assenza di aggiornamenti, …). Il tutto per una tabella con SEI COLONNE E DIECIMILA RECORD.
  5. DI fatto i più danneggiati da questa situazione sono gli operatori el settore Courer&Express, ossia i CONCORRENTI di Poste Italiane.
  6. AgID, OpenPA e compagnia bella stanno a guardare, perché nessuno è in grado di sfidare il potere politico di Poste Italiane e addirittura la tabella dei CAP che “doveva” essere parte del patrimonio di dati accessibili a tutti in Open Data fin dal lontano 2014 è … SPARITA dagli obiettivi.
  7. A fronte della domanda “perché?” veniamo anche presi in giro sentendoci raccontare che ma me mi forse… non è che servano proprio eh!
    Direi che non c’è altro da aggiungere se non cercare di capire se in sede europea esistono organismi che non hanno paura di disturbare Poste Italiane.
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Punto uno:
Ma il CAP è davvero indispensabile ?
Perché dubito che esistano due vien con lo stesso nome nella stessa città.
Oppure servo solo per confermare che il nome della città sia stato inserito correttamente ?

Lo è:

  1. Esistono casi di vie diverse con lo stesso nome (tipicamente a seguito della fusione di comuni)
  2. È richieste dalla PA in varie occasioni ed è presente in varie classificazioni “ufficiali”
  3. È imposto di fatto in qualsiasi interscambio nel settore CEP.
    Dirsi che “forse no, non è indispensabile”, lo ripeto, è una presa in giro, è un tentativo di negare un problema che non si vuole affrontare.
    Delle due l’una: o è una informazione privata di una azienda privata, e allora la PA NON PUÒ usarla né tantomeno pretendere che qualcuno la usi, o è un dato di interesse pubblico.
    L’unica alternativa civile a questa follia sarebbe PROIBIRE alla PA l’USO del CAP in qualsiasi atto ufficiale e dichiarare nulla qualsiasi richiesta della PA di compilare il CAP (e anzi togliere questo campo da qualsiasi form o tracciato dati usato dalla PA nel comunicare da/verso i cittadini e le imprese). Ma non è così e sappiamo che non lo sarà mai.
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Trovo assolutamente corretti e condivisibili gli argomenti di @Andrea_Cocito
Un dato pubblico gestito da privati non ha senso. Poi si accetta tutto quanto si basa su tecnologie private, da GoogleMaps ad Android/Apple per la telefonia mobile che a sua volta serve per l’identita’ digitale o per l’accesso a conti bancari. Gli ultimi 30 anni hanno sconquassato il panorama europeo, con una cessione quasi unilaterale di competenze e knowhow a poche multinazionali esterne al continente. Non solo per IT, e’ successo anche con l’energia.

Diciamo che anche la toponomastica andrebbe razionalizzata e riallineata con tutte le banche-dati pubbliche che fanno uso degli indirizzi di ubicazione degli immobili (es. CCIAA, catasto, anagrafe tributaria), perché sembrava che con ISTAT e ANPR diverse questioni fossero risolte, invece non è così…