Inutilità della firma elettronica con CIE

Analogamente ad altri utenti avendo la CIE ero certo di avere anche un strumento per la firma elettronica certificata se non che nel nostro paese c’è una confusione anche per quello che riguarda l’uso dell’informatica nelle pubbliche amministrazioni. La scelta di definire firme elettroniche di “qualità” diversa mi sembra una pura idiozia degna di un paese di Pulcinella che serve solo a consentire ad enti più o meno privati a lucrare sulla certificazione di firme elettroniche che hanno validità nel pubblico mentre quelle rilasciate dallo Stato sono più o meno spazzatura per le stesse amministrazioni statali.
In particolare, per alcune pratica non è possibile presentare il cartaceo all’amministrazione pubblica. Per i comuni per avviare un’attività bisogna irrevocabilmente avvalersi del portale “impresainungiorno,gov.it” .
Alla fine, dopo aver immesso tutti i documenti richiesti, quando si chiede di firmare elettronicamente …sorpresa la firma con la CIE non si può usare ma bisogna rivolgersi ad un altro ente privato, pagare o rivolgersi ad un professionista dotato di firma per questo sito per inviare la pratica.
Dalla lettura di alcune segnalazioni ho scoperto di non essere il primo a imbattersi in questo problema e mi chiedo cosa facciano le strutture preposte per risolvere il problema unificando la procedura di firma digitale. Ho letto che ci sono almeno due tipi fi firma digitale più o meno “forti”. Mi appare oscuro, se non per far lucrare qualcuno, il motivo per il quale mettendo su una struttura per la firma associata alla CIE non sia stato possibile fare in modo che la firma della CIE sia altrettanto sicura di quella di Unioncamere o di Aruba o di qualunque altra società privata che dovrebbe garantire la bontà della firma stessa. O lo stato è tanto imbelle che butta soldi per una tipo di firma che non serve neppure per le amministrazioni pubbliche? Avrei potuto capirlo se a non accettarle fosse stata una società privata non obbligata per legga ( ed anche questo sarebbe stato strano) Se il nostro paese è ai piedi di Pilato forse dipende anche dalla incongruenza con cui apparenti modernizzazione vengono fatte a “dazi di cane” come qualcuno a commentato i dazi di Trump.
Devo dire cha a maggior confusione sul sito in esame non è precisato se non in modo assai poco chiaro quale tipo di firma elettronica sia necessario se non con un’affermazione: "compatibile con I-SUAP”. Come dire: “non ti voglio far sapere prima quale devi usare”.
Poi UnionCamere che gestisce il sito offre la firma digitale compatibile a pagamento. Come dire “o mi dai il pizzo o ti arrangi”.
Mi rendo conto che questo è solo uno sfogo che non porta a nulla perché nessuno di quelli che dovrebbero affrontare il problema, se anche leggesse quello che ho scritto, essendo parte del gioco, non farebbe nulla per risolvere il problema visto che lamentele del genere sono state già postate… e non amo i complottisti. Ma la frustrazione di non avere alcuno strumento per far valere le proprie proteste rimane.
A ulteriore riprova di quanto ho scritto, il sito Unioncamere prevede che si possa avere una firma elettronica valida sul loro sito, identificandosi solo con SPID.
C’è da chiedersi se visto che la identificazione avvien con lo spid perchè non collegare la firma elettronica della CIE con lo SPID senza obbligare a pagare per una nuova firma?

I tre livelli sono definiti da normative europee. La questione sarebbe semmai se non fossero sufficienti due livelli: (1) firma copia-e-incolla pro-forma su documenti di scarsa rilevanza civile/ penale e (2) firma pienamente qualificata equivalente a una notarizzata.

Questa e’ l’implementazione italica delle norme europee. In altri Paesi UE c’e’ una sola firma, collegata al documento digitale, ed e’ garantita dallo Stato. Che ovviamente l’accetta verso se’ stesso, e l’accettano i privati. Per citare Ennio Flaiano “In Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco.” Questo spiega molte cose, e non solo in ambito IT.

All’atto pratico in molte situazioni purtroppo e’ cosi’.

Good question. I numerosi passaggi sono ridicoli. La CIE e’ un documento perfettamente qualificato. Non e’ possibile, solo in base ai dati e all’identificazione online CIE, ottenere un documento o una procedura piu’ sicure.

Ho visitato brevemente il sito Unioncamere. La c.d. “impresa in un giorno” evidentemente non comprende il tempo necessario per orientarsi sul sito e leggere le diverse disposizioni normative.

“Questa e’ l’implementazione italica delle norme europee. In altri Paesi UE c’e’ una sola firma, collegata al documento digitale, ed e’ garantita dallo Stato. Che ovviamente l’accetta verso se’ stesso, e l’accettano i privati. Per citare Ennio Flaiano “In Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco.” Questo spiega molte cose, e non solo in ambito IT.”

MI sa che a suggerire le norme sia stata l’Italia in modo da implementare meglio gli “arabeschi”.
Se altri paeso hanno firme elttroniche grantite dallo stato, vuoldire che si può fare, e mi sembra suggeire che in questo paese si volgia favorire il “pizzo di Stato” come una sublime presidente del Consiglio ha definito le tasse sugli scontrini.
Mi chiedo cosa si debba fare per ottenere un cambiamento nelle norme della IT Italiana.
Questo sito, apparentemente gestito da qualche amminstrazione governativa viene mai letto da qualcuno che ha un minimo di potere decisionale ed abbia un po’ di sale in zucca?