Ciao @Riccardo_Iaconelli ,
condivido una riflessione a valle di questo thread.
Faccio un minimo di contesto. Esistono discussioni pubblicamente accessibili (e indicizzate dai motori di ricerca) che pongono l’attenzione sulla gestione degli Open Data da parte della PA ben prima di questo forum. Cito almeno due esempi: la mailing-list di Spaghetti Open Data e quella di Opendata Sicilia, per dire due luoghi storici di riferimento. I vantaggi dei sistemi informali (pubblicamente visibili e accessibili) in cui si sono sviluppate quelle discussioni li conosco bene: rappresentano la storia dell’evoluzione del movimento Open Data italiano. Ora le cose sono cambiate e certe discussioni si fanno in altri posti. Questo forum - forum.italia.it - rispetto a quei luoghi ha una differenza sostanziale. È presidiato da un Dipartimento (e prima ancora dal Team per la Trasformazione Digitale) e questo presidio genera delle conseguenze: le discussioni che si fanno qui aumentano di legittimità e di rilevanza. Sono conversazioni che non sono più all’interno di silos separati tra loro, ma avvengono in una piazza dove si cerca in maniera esplicita la relazione tra le parti, innovando nella modalità di confronto costruttivo tra tutti quelli che ci scrivono. Una piazza voluta, probabilmente, come elemento per porre le basi di una nuova modalità di relazione tra cittadinanza e pubblica amministrazione. Questa piazza nasce dalle consuetudini e dalle pratiche del mondo legato all’openness. Almeno, questo è sempre stato il mio punto di vista, e credo pure quello di @aborruso e di tanti altri.
Sappiamo (e lo si dice da tempo in molti modi diversi) che serve fare cultura per risolvere le questioni aperte che ruotano attorno al mondo Open Data italiano. Gli strumenti non vengono capiti e non vengono usati senza la cultura e la consapevolezza necessari (penso alla PDND, l’ex DAF). Le norme sono strumenti (a volte pure qualcosa di più, se pensiamo al ‘code is law’ e al suo simmetrico ‘law is code’). Quello che fa da collante e da fattore abilitante è una cultura condivisa. E la cultura è un tema che tocca tutti, nessuno escluso. Ognuno nel proprio piccolo può fare qualcosa, ma si deve far carico del suo ruolo pro-attivo. Noi pazzi appassionati di openness ci siamo, ognuno con quello che riesce a fare e con il tempo che riesce a dedicare. Mi aspetterei lo stesso anche dal Dipartimento, in questo senso.
Riprendo il passaggio sul “bastone”:
con “bastone” non mi riferivo necessariamente a una sanzione, ma anche solo a una segnalazione, anche interna ma formale (ad es. una lettera del capo dipartimento), che alcune regole non vengono rispettate. Purtroppo siamo in grado di fare alcune regole, secondo i poteri a noi concessi dalla legge, ma non siamo in grado di alzare proprio cartellini, siano essi rossi, gialli o bianchi! Chi può alzare cartellini sono la politica (in parte) e gli organi di controllo, deputati a vigilare sull’osservanza delle norme.
Al netto del “bastone” che hai esplicitato (che prevede anche la fase di segnalazione formale, un passaggio anche utile in certi casi), esiste la carota ed ha ampi margini di manovra. Quale ‘carota’ può aiutarci a fare il Dipartimento?
Le licenze errate sui dati (licenze che sono in violazione di norme esistenti!) creano un danno sostanziale, collettivo. Quei dati licenziati in maniera sbagliata sono comunque parte di quel patrimonio informativo pubblico che dovrebbe essere valorizzato dal progetto PDND. Dovrete comunque affrontare questo problema nella fase di avvio della piattaforma. Se lo si affronta adesso, tutti assieme, si abilita maggiormente quel livello culturale che serve a dare un senso a tutto questo filone di attività, che rischia di rimanere vuoto e azzoppato alla radice. Se riprendo la prima sfida, al punto 3 trovo questo:
- Il patrimonio informativo pubblico e l’utilizzo e condivisione dei dati da parte delle amministrazioni e dei privati è valorizzato e incentivato.
Viene valorizzato il patrimonio di open data della Pubblica Amministrazione, per permettere efficienza e trasparenza nei servizi esistenti, sviluppare nuovi servizi, attrarre nuove realtà imprenditoriali. L’uso del patrimonio informativo pubblico viene usato anche per lo sviluppo e il monitoraggio di strategie e decisioni informate e mirate da parte della Pubblica Amministrazione.
Stiamo cercando di valorizzarlo quel patrimonio, partendo dalle basi. Siamo soli come società civile? Cosa può esserci di più evidente, in piena pandemia, di un’azione coordinata che aiuti a risolvere un dettaglio così importante come quello evidenziato da Andrea?
Riccardo, grazie comunque delle risposte che hai dato. La cosa più frustrante in assoluto, specie in un forum di questa natura, è porre domande e non ricevere alcuna risposta.
Matteo
ps - Se parliamo di leve, l’unica che trovo ricorrente e che ci ha aiutato in diverse occasioni è la maggior visibilità mediatica che possiamo dare a richieste come quella all’inizio di questo thread. Il supporto del famoso quarto potere grazie ad articoli come quelli di Riccardo Luna, dove è presente un link direttamente a questo thread.