Linea guida PA: obbligatorio adeguamento?

Concordo @anto e @Sandro_Risuleo , nel post precedente ho proposto che AGID stili un elenco di ditte certificate per il rilascio di portali che rispecchiano le linee guida, e non solo per il layout del sito informativo “la facciata”, per quello è semplice, ma anche quello più importante che sta dietro e nessuno parla.

Volete provare! entrate in un sito a detta a norma linee guida Agid, al primo aspetto ok sembra tutto lineare… ma provate ad accedere all’Albo pretorio, Atti, Amministrazione trasparente, Open data, servizi al cittadino, sportelli edilizia, ecc… venite lanciati da un’altra parte. Non ci credete, fate un test e analizzate i siti a norma pubblicizzati qui https://designers.italia.it/progetti/siti-web-pa/#pubbliche-amministrazioni-locali, tutte le sezioni sono accessibili, usabili al 100%?

Nelle linee guida si parla da qualche parte di queste sezioni e di come esporle tramite web service? Non mi risulta! Che si fa, si da solo una tinteggiata e il resto non viene ristrutturato? :roll_eyes:

Fino ad allora come fa a sapere un Ente se a chi ci si affida ha fatto tutto in regola o no? Chi fa il capitolato in un Comune di poche anime senza competenze in materia? Chi valuta la bontà del prodotto? Ci affidiamo come al solito a pseudo consulenti? Esiste un prodotto portale PA che garantisce a 360° uniformità di layout, usabilità e accessibilità? :thinking:

Di soldi se ne sono buttati via abbastanza solo perché al grido se non ti metti a posto ti becchi una sanzione, regolando il tutto solo formalmente sulla carta e affidando a Ditte non all’altezza software, gestionali, DPS, Piani alfa e beta CIE, e non ultimo le Misure Minime di sicurezza e con l’elenco posso continuare. :expressionless:

Lo ripeto il tempo di mungere la PA è finito, chi è in grado con competenza, risorse e mezzi di fornire soluzioni alla PA venga selezionato e certificato, solo quando la PA saprà dove trovare soluzioni complete e valide si potranno pretendere sanzioni.

O ho capito male io e con il rendere “obbligatorio adeguamento”, si intende diamo per ora solo una tinteggiata al sito tanto il fruitore normale si ferma a cercare solo gli orari degli uffici.:wink:

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ma che stiamo parlando? Si prende il sito della PA ITALIANA e lo si fa strutturalmente identico, secondo design e tecnologia impiegata. Chi non riesce a riprodurre un lavoro a quell’altezza è fuori. Mi pare anche l’unico punto di riferimento che si puo’ adottare. Senza certificazioni di aziende o altro, mi pare anche troppa la burocrazia in questo Paese (aggiungere anche un altro albo per ovviare ad un problema di evidente soluzione è come mettere un peso ulteriore all’elefante). Nonché paradossale, visto che si parla di semplificazione della PA!

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come scrivo a monte, è abbastanza inutile anche presentarsi ad un PA (Comuni/ente locale) con tutte le intenzioni di migliorare sito e servizi al cittadino se a loro poco interessa venire incontro al cittadino in termini di servizi informatici ed informazione, OSSIA ammodernare almeno rendendolo responsive un sito istituzionale del 2000 (cose vere, mi sono sentire dire da piu’ di un amministratore: ‘‘Non ci interessa, non siamo obbligati, per noi è piu’ importante la fontana’’). Poi se non ci si fida della buona fede, giro a voi la prova empirica sul campo :slight_smile:

Appunto andiamo sul sito della PA ITALIANA lo facciamo strutturalmente identico poi clicchiamo su Registro trasparenza e … ops! :roll_eyes: sono finito su una sezione importantissima non ancora allineata :yum:

è perfettamente allineata, riduci la dimensione dei caratteri del browser (portala al 100 per 100). Almeno verifica meglio :slight_smile: Ps. E non lo dico perché lavoro per l’AGID, ma perché ti stai sbagliando. La cosa che non mi piace è un’altra semmai: fanno girare il tutto su due piattaforme diverse: una per il sito istituzionale (DRUPAL) e l’altra per il registro trasparenza ( Joomla). Personalmente avrei optato ad una migrazione anche di quest’ultimo su Drupal, per ragioni che non sto a spiegare qui e che non sono tema del topic.

Non intendo il resize ma l’ultima che hai detto, gira su una piattaforma diversa e il template non è stato ancora allineato alla versione del sito principale.
E’ questo che intendo quando dico che la maggior parte dei siti della PA ha rilanci ad altre piattaforme perchè dettate dai contenuti pubblicati automaticamente da gestionali che fanno parte del backoffice della PA e non essendoci linee guida a riguardo e una struttura unica atta a ricevere queste informazioni le PA rimangono in balia dei loro fornitori che attualmente dettano regole e standard.

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Su questo sono perfettamente d’accordo con te, nel senso almeno rendi la tecnologia omogenea (non so chi fornisca loro il servizio, in riferimento al portale registro trasparenza, ma certo andrebbe rivisto - ma questo e solo se si vuole fare i pignoli eh, ho visto molto molto di peggio dentro la PA. Poi puo’ anche essere che lo stiano aggiornando, ed abbiano già in programma una migrazione dello stesso a Drupal…). Onestamente non lo so.

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Quando dico che non ci sono le idee chiare!
Accessibilità e usabilità ai contenuti elettronici, significa forse dare una verniciata estetica al sito e adottare un CMS anziché un altro?
Stiamo fuori strada.
Ecco perché in rete esistono pseudo siti con le sembianze accessibili, che nei fatti riproducono ostacoli insormontabili in danno dei cittadini fruitori di servizi inadeguati, atti pubblicati in formato proprietario, siti pieni di icone e immagini senza testo alternativo, presenza di colori inadeguati per l’accessibilità, realizzazione di strutture semantiche informatiche che non rispecchiano il dettato normativo.
La maniglia anti-panico di una porta antincendio può essere aperta ache da un soggetto privo di arti superiori così come un sito è accessibile ed usabile quando è inteleggibile da tutti gli usufruitori indipendentemente dalle condizioni di alfabetizzazione informatica, dall’hardware e software utilizzato (rete inclusa), dalle condizioni di ipovedente e in ultimo con i device per i minorati della vista e problematiche più svariate di natura fisica.
Il semplice ritocco estetico e l’adozione di un determinato CMS purtroppo non sono sufficienti!!! La PA vende contenuti, non bruscolini.

Salve a tutti.
Intanto complimenti per il vostro lavoro.

In merito all’argomento ritengo utile segnalare che la situazione è molto più complessa di come appaia facendo facili moralismi e condannando questo o quello partendo dal presupposto che tutto il male penda da una parte sola, spero sia utile argomentarla.

Intanto per cominciare le situazioni sono molto diverse mentre per la natura stessa di questi standard internazionali si fa di tutta l’erba un fascio così come di tutta l’erba una fascio si fa delle soluzione proposte.

Prendendo le scuole per esempio, il personale interno non ha le competenze per programmare o la benché minima nozione di web design: a stento esistevano queste abilità nel momento delle assunzioni, faccio presente che la maggior parte del personale ha già vissuto 3 o 4 rivoluzioni essendo partito quando neanche c’erano i computer negli uffici (c’era penna e calamaio).

Dunque andrebbero inseriti nuovi profili specificamente selezionati tra persone estremamente competente, cosa che non è stata fatta.

Questo punto veniva prima degli altri.

Inoltre anche all’interno delle stesse scuole la situazione è diversificata, dato che una scuola superiore ad indirizzo scientifico ha personale docente in qualche maniere attinente alla materia (può capitare anche che insegnino materie di web design), mentre scuole primarie hanno personale totalmente estraneo a queste materie (totalmente estraneo assolutamente non per colpa loro).

Punto che fa capire che ci sono dei problemi di pianificazione di questo progetto, che avranno conseguenze negative se non vi si pone rimedio, essendo che è facile immaginare che ci troveremo scuole di serie A e scuole di serie B a seconda del tipo di indirizzo e di percorso di studi (oltre che del livello di cessione di competenze tramite privatizzazione come spiegherò dopo).

Basti pensare che le scuole inferiori non hanno assistenti tecnici poiché le tabelle risalgono a periodo in cui non era nemmeno previsto che scuole primarie o medie avessero computer, forse neanche esistevano i computer ai tempi di queste tabelle, mentre oggi ce ne sono centinaia in ogni e ordine e grado (lasciando fuori l’infanzia).

Queste tabelle non sono mai state cambiate, se non nel senso di tagliare la quantità di personale per risparmiare sui costi, con assurdità come la necessità di essere perito elettronico per un laboratorio informatico laddove un ingegnere informatico non ha i titoli di accesso (sempre per via del fatto che le tabelle risalgono a prima che esistessero le situazioni odierne).

Naturalmente essendo obbligatorio individuare dei responsabili, qualcuno è stato individuato.

Quel qualcuno, facilmente l’unica persona che non si è tirata indietro dallo spavento, fa quel che può (e chi pensa che sia retribuito per questi incarichi non ha proprio contezza di come funzionano le cose).

Gli vogliamo dare tutta la colpa? o vogliamo migliorarlo questo paese?

Ora voi immaginate se prendessimo un idraulico e gli facessimo fare il medico, ci stupiremmo se vanno male le cose? ce la prendiamo con l’idraulico? l’idraulico non ha avuto nemmeno scelta, lo hanno costretto a fare il medico senza avere le qualifiche necessarie.

C’è buon senso in questo? lo dico molto serenamente, partendo dal presupposto che parliamo di un percorso lungo, importante da fare, che va vissuto con una certa serenità senza dimenticare che certe cose in America le facevano 30 anni fa e ci hanno messo 10 anni a realizzarle.

Si può anche ridimensionare il dramma di non avere la responsività su smartphone se si comprende che averla non è detto che non abbia un costo per i cittadini come andrò a spiegare se mi si presta attenzione.

Le situazioni sono complesse, non è la prima volta che in questo paese si prendono normative e prassi che all’estero hanno funzionato, le si copia e incolla e qui non funzionano perché l’ambiente è diverso, la situazione di partenza è diversa, la mentalità organizzativa è diversa, le competenze, ecc… ecc…

Questo di voler riciclare personale considerando queste competenze qualcosa di insignificante è un punto che andrebbe risolto immediatamente, mentre non se ne parla neanche.

Le situazioni non sono tutte uguali.

Comuni e Amministrazioni hanno Uffici Tecnici e centinaia di dipendenti, le scuole hanno 6/7 amministrativi in tutto.

Il personale è ricilcato nell’innovazione, riciclato come programmatore e web master, sostanzialmente una cosa da tempo libero, poiché non è stato previsto un distacco o una riduzione del carico di lavoro ordinario, come se questi incarichi richiedessero l’impegno di 5 minuti e fossero di irrilevante importanza.

C’è buon senso in questo? c’è razionalità? c’è pensiero scientifico?

Domanda migliore: hanno fatto così in America a suo tempo?

Se le persone esterne sapessero lo sforzo che fanno le persone che lavorano, studiano a casa loro nel tempo libero, mettendo il massimo impegno nell’innovazione, sarebbero più tolleranti dei parziali insuccessi che senz’altro ci sono.

Personalmente sono amatore programmatore, conosco diversi linguaggi di programmazione e mi intendo di web design e mi rendo conto che le competenze richieste cominciano ad essere avanzate (complessivamente, tra standard di sicurezza, procedure e protocolli informatici).

Ho studiato anni per mia passione personale, so perfettamente che non si diventa competenti con qualche corsetto di 20 ore senza avere macinato anni facendo errori su applicazoni, siti internet, esperimenti, mentre il messaggio che passa dall’alto è che sia sufficiente fare qualche corsetto per convertire personale assunto per fare qualcosa a fare tutt’altro.

Ma il problema non è nemmeno questo, sono gli incastri dei precedenti anni, le dipendenze che esistono.

Se parliamo di sistema scolastico, il risultato più facile che verrà ottenuto sarà una maggior privatizzazione, non una incentivazione dell’open source e questo proprio da parte di quella scuole considerate più virtuose.

Rimanendo sul tema del topic (ma è più complessa la situazione) Il cittadino avrà la sua visualizzazione responsitiva e per niente gli verrà il dubbio di quanto venga versato a ditte private dall’amministrazione di turno, il quale importo, tutto insieme e in tutto il paese, fa una bella cifra.

La privatizzazione sarà incrementata poiché questa sola garantirà (anche se adesso magari non lo garantisce) il rispetto di certi standard, con sforzo zero e facendo fare bella figura ad enti che non hanno fatto altro che pagare per il risultato, mentre dall’altra parte personale non qualificato ce la metteva tutta e sbatteva la teste nei vari muri.

Quale lato è visibile di questa complessità da parte dell’esterno? è poi tanto diverso da chi non guarda la semantica, non sa come si attiva la console del browser ed esprime un giudizio con l’unico metro della vista umana e delle dimensioni del proprio schermo?

Allora sorge una domanda.

Non si spendeva meno ad assumere programmatori a livello nazionale che facessero programmi per tutti? magari in pianta stabile e con l’incarico di imprimere una forte spinta alla nascita di comunità open source a cui aggregarsi?

Diciamo che spendo 1000 euro, pago il programmatore per un programma, per il codice prodotto.

Quanto si spende nel suo complesso a prendere tutte le licenze per rispettare varie normative tecniche? se ogni singola amministrazione paga, sempre facendo l’esempio immaginario, 1000 per la licenza, quanto fa in tutto?

Moltiplichiamo per 10.000 o 20.000, 30.000 e chiediamoci ancora una volta se tutto il male viene dall’idraulico mandato a fare il medico.

A questo si aggiunga che i dati spesso sono chiusi dento questi software, difettano dalla possibilità di essere esportatì, importanti (lasciamo perdere il concetto di api per costruirci qualcosa), in modo che possano interagire tra programmi diversi o sia possibile costruire qualcosa autonomamente (il che violerebbe interoperabilità, ma se ne parla?).

Oggi abbiamo json o xml, ma è dagli anni 60 che mandiamo csv e txt di dati, come si spiega tecnicamente questa difficoltà insormontabile di fare dialogare le cose?

Tra l’altro le scuole, a differenza di Uffici che hanno siti che possono essere paragonati a meri blog, devono avere anche moduli specifici che fanno lavori specifici, non è solo una questione di pubblicare dei contenuti pubblici.

Le fa wordpress il calcolo delle pensioni? i registri dei voti? la contabilità?

I CMS open source rispettano l’accessibilità, ma arrivano anche, come diffusione nell’ottica di questo progetto, a distanza di anni dagli obblighi che le scuole avevano di dotarsi di siti, servizi, etc… arrivano tardi, arrivano quando si è incastrati in situazioni dove non è semplice usicre, per mancanza di tempo, mancanza di personale che riconverta tutto, stravolga tutto, ricominci tutto da zero.

E se dobbiamo fare tutto da zero, non appare chiaro che un qualche problema di progettazione e pianificazione c’è stato? o non se ne può parlare?

Sembra che ci si rivolga ad organizzazioni che aprono una attività domani e non ad organizzazioni incastrate in situazione che richiedono una lunga fase di riconversione e fasi di transizione su praticamente tutto perché un vero progetto 10/15/20 anni fa non c’è mai stato, si è andati per inerzia come una zattera nella marea dei cambiamenti internazionali.

Questo è uno dei motivi per cui alcuni CMS non open source hanno preso piede anche se non rispettano le norme di cui parliamo (e il personale non se ne è accorto, dato che valuta le cose guardando il proprio schermo invece di usare console, debug, vedere la semantica, fare il resize dello screen per controllare la responsività, ecc… )

Tuttavia avevano servizi specifici pensati per l’ambiente il che è pur sempre un punto a favore.

Questo è colpa dell’idraulico messo a fare il medico o la pianificazione negli utlimi 10 o 20 anni ha lasciato a desiderare altrove?

Se ci si trova incastrati in scelte sbagliate, incastrati in situazioni di dipendenze con strutture obsolete, incastrati con programmi che non comunicano tra loro, si può veramente ricominciare da zero come se niente fosse?

Purtroppo no, si rassegni chi pensa diversamente.

Anche quando i problemi si vedono e si conoscono, ci sono incastri che sono un problema grosso da affrontare e non è un CSS responsitivo che ti aiuta.

Non si sa se la struttura verrà aggiornata o non aggiornata da parte di chi l’ha prodotta, il che costringe e fare una valutazione se temporeggiare o lanciarsi in drastiche transizioni verso altro di cui si sa ancora meno (perché adesso c’è un progetto e tra 3 anni? tra 5?),

Pensiamo veramente che il problema sia di non riuscire ad installare un CMS come wordpress con un template responsitivo dentro un server? si pensa male se si pensa questo.

E se si pensa male, senza vederli chiari i problemi, non miglioreranno le cose.

Il problema sono gli incastri e le situazioni che tra l’altro differiscono da posto a posto, nel caso delle scuole, la situazione ha origine dal fatto che quando hanno dato l’autonomia alle scuole 20 anni fa ognuna è andata in una direzione diversa, sostanzialmente incoraggiata ad arrangiarsi (che ha significato nella maggior parte dei casi privatizzarsi a livello di software e di dipendenze dato che non sono stati più prodotti software statali).

Sono molto complesse le cose e penso che l’equivoco di fondo sia nel non poter capire quanto è rilevante l’incremento della privatizzazione in relazione all’incremento della complessità richiesta negli anni.

Oppure rilevare statisticamente quante amministrazioni a norma abbiano delegato ed esternalizzato competenze.

Se essere virtuosi è quello, non mi pare ci voglia poi molto.

A che prezzo sarà il tempo a dirlo.

Premesso che non ho capito dove Lei vuole arrivare con il suo intervento, ma ad esempio:

Quello che Lei chiede è assurdo, ma Lei si immagina che vuol dire se lo Stato italiano assumere programmatori al livello centrale per seguire tutti i siti della Pa (di qualsiasi livello e funzione). Premesso che è praticamente impossibile fare copia ed incolla di un sito o un app per rendere FRUIBILE un codice generale per le esigenze particolari/specifiche. La ragione è semplice: ogni sito/app è un lavoro a se, mano al codice e ai contenuti la si deve metterla sempre. Ogni ‘lavoro/prodotto informatico’ in tal senso è unico.

Infatti non è questo il problema. Installare un cms è relativamente semplice, qui si chiede altro: mettere mano al codice (le linee guida AGID sono dei ‘mattoni’ di codice che ti servono per costruire l’interfaccia front-end. Esattamente come un muratore partendo dalla materia prima fa il cemento e poi tirà su la casa piano piano).

Anche qui -visto che non amo dire la mia senza cognizioni di causa- Le posso dire -sempre per la mia esperienza personale- che ci sono scuole che preferiscono pagare il personale interno per adeguare il proprio sito alle normative (salvo poi postare nei forum per sviluppatori richieste di aiuto ridicole perché non hanno le basi NEPPURE MININE per scrivere codice, e spesso neppure sanno come installare WP, e mi fermo qui). Ognuno faccia il suo lavoro, limitandosi a quello che sa fare. In molte delle scuole dai lei citate questo compito viene delegato al personale interno senza o con pochissima conoscenza -che in molti casi viene retribuito- ed il risultato di tutto questo è ben evidente, purtroppo. Un po’ come dire che domani io mi presento come insegnante di FISICA ed vengo chiamato per fare lezioni retribuite in una scuola pubblica, quando sono un imbianchino.

Concluso dicendole che ognuno faccia il proprio lavoro -e che qui si parla sempre di scuola pubblica- sovvenzionata dalla cassa comune. E’ lo stesso discorso valido per tutto il topic, valido per tutta la PA, senza norme certe univoche per tutta la PA e controlli su come vengono spesi questi soldi pubblici (dei cittadini), qui siamo dentro una giungla di inefficienza e sperperi (perché questa è la realtà).

Ps. Ho visto siti di scuola private fatti molto meglio di gran parte dei siti di molte scuole pubbliche (e questo la dice lunga, e non credo minimamente che una scuola privata abbia docenti piu’ preparati di quelli di una scuola pubblica, semplicemente le cose vengono gestite e organizzate diversamente, con piu’ serietà e rigore).

Personalmente ho parecchie competenze, ho fatto decine e decine di piccoli programmi alcuni dei quali si sono diffusi nel paese 15 anni fa, ho conoscenza buona di web design (e non intendo certo gestire un CMS già fatto che è una barzelletta per me, intendo saper fare un sito o pagine web da un editor txt come si faceva prima del copia e incolla e dell’embed di tonnellate di librerie che nemmeno si è tenuti a conoscere come funzionano che è quello che si fa oggi), conosco asp, php, js, visual basic e so programmare con google app script.

Rimango un amatore, perché un professionista non solo ha una certa esperienza su progetti grossi, ma soprattutto non lavora da solo, che è come si facevano giochi in cantina nel 1980, oggi si è dentro team grossi dove si lavora in gruppo e su pezzi separati (che siano corporazioni o che siano comunità open source).

Tutto imparato per mia passione, perché nessuno di noi è stato assunto per conoscere la minima cosa di programmazione (o mi spieghi lei, se è tanto facile, cosa diavolo studia un giovane a fare 8 anni ingegneria se gli bastava un corsetto di 20 ore di aggiornamento svolto a 50/60 anni di età).

Le dco che le situazioni sono complesse e si riassumono in questo schema:

Scuole che sono privatizzate in tutti i servizi e che possono avere un CMS che non fa null’altro che mostrare dei contenuti poiché ai programmi veri che gestiscono la scuola ci si arriva tramite link, trattasi tutti di programmi di software privato (dunque chi è attento alla duplicità della prospettiva di questa dinamica comprenderà che è ben difficile sostenere una contrapposizione tra privato e pubblico in questo caso specifico, quando, a ben vedere, si tratta di una sorta di “partita di giro”, in altre parole di un debito pubblico che è si contratto e poi è girato al privato , che dunque non ha molte ragioni di lamentarsi di questo specifico debito, non lo dico come critica, lo dico perché il manicheismo non è una prospettiva di analisi molto efficiente solitamente).

Per queste è più facile adattarsi agli standard dato che possono appoggiarsi a CMS generici che sostanzialmente già vi si adattano, dato che questi standard non ce li siamo certo inventati in Italia, sono gli standard internazionali del WW3 et similia, con kit analoghi a quelli del google kit for developer liberamente scaricabili da internet e altri sui generis (e si tenga conto delle mode che ci sono in questo ambiente, visto che 10 anni fa il mantra era l’xml laddove ora è aborrito, salvo da noi che lo prediligiamo al json nella trasmissione di open data, o 10 anni fa si era pieni di browser che bloccavano javascript rendendolo zero accessibile e zero compatibile, cosa drasticamente cambiata perché google si è inventata una mail che utilizza una ripescata tecnologia ajax e che in generale ha fatto tendenza nello sdoganare, in questa fase perché tra 5 anni magari sarà l’opposto di nuovo, un uso massivo di javascript e client side scripting nel servizi web).

Scuole che non sono privatizzate nei servizi e che, sbagliando o non sbagliando (probabilmente sbagliando, però anche spendendo moto meno delle altre), sono andate su CMS che facevano qualcosa a livello di gestione dei servizi scolastici (dunque non solo un contenitore di mere pagine web).

Queste dipendono dal gestore di CMS per la parte esterna, di cosa le incolpa?

Ha idea di quanto sia complesso costruire un CMS? nessuno lo ha fatto internamente, sarebbe una cosa nel 2018 assurda.

La creazione di un CMS è qualcosa che si studia nei corsi di php, come esercizio, parliamo di migliaia di righe di codice, lavoro di anni, perché una persona lo dovrebbe fare se sono già fatti?

Dipende come è fatto questo CMS (che non ha fatto certo la scuola), non è che si può aggiornare un CSS di un sito se la struttura esterna non è semanticamente predisposto alla responsività o questo tipo di cose.

Dipende da come è generato il codice html dal lato server, visto che i CMS usano una tecnica di server scripting e si tratta di scrivere le classi del CSS da codice, sostanzialmente è impossibile una modifica da parte della scuola.

E’ un lato che non è accessibile alla scuola, nemmeno sarebbe legale visto che il prodotto è proprietario, lo è teoricamente in un CMS open source, dove è in ogni modo ridicolo, oltre che teoricamente senza senso, pensare di fare pesanti override alla struttura (dato che diventerebbero incompatibili con aggiornamenti).

Ma non solo, queste ultime scuole, a questo punto, devono anche loro privatizzarsi in tutti gli altri servizi se vogliono cambiare, cioè diventare come le scuole del primo punto e dunque necessitare esclusivamente di un CMS generico a cui copia e incollare un template predisposto su queste guide (e mi risulta che di template ce ne siano un paio per wordpress, drupal e joomla) ovvero pagare il template da un privato (e ce ne sono un paio che ho visto che sono venduti a prezzi irrisori tutto sommato che sono decisamente notevoli come impatto e come corrispondenza agli standard del topic).

Adattarsi a queste linee guida è tutt’altro che difficile di per sé, poiché la scuola non crea veramente nulla, deve solo integrare template che vi corrispondono in wordpress, sono le dipendenze con la gestione degli altri servizi il problema. che è il motivo per cui non tutte le scuole hanno wordpress o joomla (che è probabilmente un errore, ma qui parliamo anche di cose che oggi si sanno e 10 anni fa nessuno ha detto).

Ora, lei dalla sua prospettiva vede solo questo pezzo, se le scuole hanno il template a norma, non vede il resto.

Le scuole che lo hanno potuto collegare non hanno dovuto faticare molto, questo è quello che vede l’esterno, come le ho spiegato, però internamente, dove non si vede dall’esterno, sono privatizzate da anni, da un decennio e tutte insieme, in tutta Italia, è una cosa che ha avuto un costo.
Ripeto, sono state virtuose? è questione di prospettiva.

Altre scuole hanno sperato che arrivassero soluzioni statali, hanno cercato di fare come potevano e hanno sbagliato (cosa che si scopre oggi, non ieri e non si sa domani).

A loro modo, nella loro prospettiva, può essere difficile da comprendere, sono state virtuose anche queste o ritenevano di esserlo.

Il problema è capire perché alcune scuole non si adeguano ora che arriva più chiaramente la comprensione di dove si debba andare a parare e io le sto spiegando che è perché sono purtroppo incastrate in situazioni collaterali al sito che l’esterno vede.

Questa di word press non è tra l’altro l’unica soluzione perché verranno fuori altre soluzioni sempre private, con siti integrati a questi altri programmi che gestiscono i servizi scolastici (in assenza di programmi statali che non sono più stati mantenuti e aggiornati da una decina di anni) che è probabilmente la strada che percorreranno una buona percentuale di scuole.

La privatizzazione, come ho detto, è l’unica strada che rimane e che verrà percorsa in un modo o nell’altro.

Quindi non si dica, almeno, che l’obiettivo è la diffusione dell’open source, non lo si dica senza monitorare i dati effettivi della realtà del paese. Si snocciolino i dati che dimostrano se si sta andando realmente in quella direzione o si sta virando da tutt’altra.

L’obiettivo è, comprensibilmente, l’adeguamento agli standard internazionali, del resto siamo in Europa ed è più che giusto, ma torno a ripetere: ci si chieda anche come è stato fatto in America e in Europa a suo tempo, se è stato fatto come qui da noi, mandando normative e imposizioni a istituzioni che non hanno mai avuto in organico quei profili altamente qualificati che ci vorrebbero o sono state assunte persone qualificate nei posti chiave, ai sommi vertici tanto per cominciare.

Allora, visto che la strada è quella della privatizzazione, forse, il suggerimento di qualche utente che precedentemente sosteneva di dover stabilire anche regole per chi sviluppa per la scuola non è campato in aria.

Che senso ha che le regole siano mandate alle scuole (non mi riferisco a questa regola specifica, ma alla tendenza generale degli ultimi 10 anni) se di fatto non gli sono stati forniti gli strumenti per ottemperarvi? e la situazione reale è che gli strumenti li fornisce chi lavora nel settore?

C’è una certa illogicità che lei non vede e che vedrebbe saltando il fosso, intendo proprio che ci sono elementi surreali che si accumulano nel corso degli anni.

Regole che dovrebbe riguardare parecchie cose, tra cui anche l’interoperabilità, ovvero l’obbligo di produrre open data interscambiabili con qualsiasi cosa.

Mi permetta di dire qualcos’altro, senza nulla voler togliere a quel che dice su cui non è che voglio dissentire anche perché non conosco il caso specifico e non c’è dubbio che si potrebbe fare meglio e che si è liberi di pensare tutto il male possibile di quello che si vuole, che questo paese lo hanno privatizzato completamente proprio diffondendo quei presupposti che lei perora, con questi principi indimostrati di una malaffare esiziale ed endemico del modello di società precedente (sostanzialmente keynesiano, orientato a politiche sociali e ridistributive, che navigava al 2 posto in Europa come produzione e con il fiato sul collo delle Germania) rinunciando al “matrimonio” di Banca Nazionale e Stato nel 1981, e oggi si è seppelliti di debiti come non mai (laddove la Germania se l’è tenuto il sistema bancario pubblico nazionale con il quale si compra i suoi stessi titoli al tasso dell’1% di interessi).

Se il bene supremo fossero le privatizzazioni, se non avesse un costo che nel lungo periodo prima o poi emerge in una certa perdita di equilibri per tutti, mi permetta di dire che lo avremmo dovuto vedere perché è stato da allora privatizzato tutto, non è rimasto quasi più niente, e lo abbiamo fatto più di tutti gli altri paesi d’Europa e non mi pare proprio si viva nella bambagia o si sia nell’eden dell’efficienza. I conti non mi tornano con quanto si sostiene con questa vulgata che va avanti da 20 anni.

La situazione è purtroppo molto più complessa e non sarò certo io a dipanarla.
In ogni modo, mi trova d’accordo con la sua richiesta di adattamento alle regole, non pensi che non lo ritenga giusto.

Lei ha pienamente ragione a pretenderlo e noi dobbiamo darle il servizio che le spetta, non c’è dubbio su questo.

Si tratta di spiegare non tanto a lei, ma a chi sta lavorando al progetto di innovazione, se mai leggerà questi interventi, che non c’è solo il pezzo di iceberg che emerge dalle cresta del mare, è parecchio complesso l’intreccio e che sappia io, nessuno ne ha mai fatto menzione (intendo tra i vari organi che esistono e di cui ogni tanto leggo le analisi).

Il malessere generale di cui soffre il paese ha delle radici che vanno purtroppo molto indietro nella storia e che dubito fortemente avrò occasione di vedere risolte da qui alla mia, si spera tardiva, morte

Ognuno faccia il suo lavoro, limitandosi a quello che sa fare. In molte delle scuole dai lei citate questo compito viene delegato al personale interno senza o con pochissima conoscenza -che in molti casi viene retribuito-

[quote=“andylorenz, post:31, topic:2348”
Personalmente ho parecchie competence
[/quote]

Passo, da qui. Replichi un altro/a. Io non posso farcela fino a keynes.
Bandiera bianca. Grazie del suo intervento comunque. Adesso mi è chiarissimo perché gran parte (anche) delle scuole non riescono ad adeguarsi alla normativa. :raising_hand_man:

Attenzione perchè le scuole non sono tutte uguali. Ci sono delle situazioni di eccellenza che probabilmente sono poche ma che non vengono valorizzate. Manca una “guida”. Il problema sta nelle direzioni regionali che sono all’anno zero ma anche al MIUR che non riesce a svolgere quel ruolo di traino a cui dovrebbe dedicarsi. Spesso succede che il MIUR scarica a livello regionale delle cose da fare dimenticandosi che il livello regionale non è in grado di presidiare come dovrebbe.

Basta pensare a quello che hanno combinato con l’ultimo concorso per presidi che è stato oggetto di numerosi contenziosi al TAR e che il Consiglio di Stato ha dovuto in qualche modo sanare. Infatti hanno dovuto poi riportare al centro anche questo tentativo fallito di decentramento amministrativo.

Nel campo dei servizi digitali è ancora più evidente che è necessario un MIUR totalmente diverso da quello che è attualmente. Purtroppo ad oggi non sono stati in grado di fornire una sola identità digitale a ciascun docente: ad esempio io ne devo avere per forza uno per la posta elettronica, uno per alcuni servizi come le “istanze on line”, un terzo per poter accedere al mio cedolino. Naturalmente di SPID non se ne parla ancora!

Ovviamente potremmo sintetizzare il mio intervento con il concetto che se una scuola ha già wordpress non gli ci vuole tanto a cambiare template e mettersi a norma, sono 10 minuti di lavoro, una barzelletta, mentre se ha un altro sito con altro CSM che sfortunatamente non è del tutto a norma deve sostanzialmente rifare tutto il sito, parliamo di 4/5 anni di lavoro da rifare, da spostare altrove e non si fa certo come a copiare e incollare una cartella del desktop.

Queste normative arrivano a distanza di 3/4 anni dall’obbligo di avere un sito, non andrebbe dimenticato.

Se fosse stato imposto prima una stessa direzione ora non staremmo a parlare di eccellenze e di mele marce, ma come ho detto quello che è accaduto è che prima le scuole sono state liberate dal controllo centrale (poiché prima non avevano l’autonomia e sostanzialmente eseguivano solo gli ordini degli organi superiori) 20 anni fa, sono state incentivate a fare quello che volevano (nel senso che istruzioni chiare che non fossero generali non ne sono più arrivate, strumenti non ne sono arrivati e nel tempo sono spariti anche i programmi centrali tutti uguali che c’erano prima), salvo che negli ultimi 2 o 3 anni si è centralizzato di nuovo, rivoltando sostanzialmente la precedente decisione e ci si trova, come era lecito aspettarsi con 30.000 scuole in situazioni una diversa dall’altra.

Si tenga conto che ogni governo che arriva fa una riforma della scuola che è già tanto se non disfa completamente quella precedente (basti pensare che ai tempi miei c’era l’esame di riparazione, poi annullato, poi modificato, poi rimesso ancora una volta).

Ora, vede se le scuole entro il 31/03/2018 devono compilare la scheda dell’accessibilità, per come la vedo io, la dovrebbe compilare chi l’ha fatto il CMS del sito delle varie scuole, poichè avvalendosene si è delegato in qualche modo certe cose (funzionano così i contratti nel diritto privato e differenza giuridica tra pubblico e privato non esiste più).

Questo non perché magari non lo si sa compliare causa ignoranza che si presuppone, magari si sa perfettamente dove è accessibilie o no secondo gli standard internazionali qui riprodotti, ma mica dipende dalle scuole aggiornarlo o meno e nelle intenzioni di altri è fatica stare, nemmeno in tribunale sarebbe sostenibile che uno risponda delle intenzioni di un altro e qui invece è proprio quello che si chiede, di dichiararare le intenzioni che non si possono conoscere di altri.

Rfare tutto da zero, lei capirà che le scuole si prenderanno un po’ di tempo per capire se è proprio necessario nell’immediato (per chi sa l’italiano il concetto di linee guida non è che proprio sia la stessa cosa di una Legge Costituzionale) non essendo cosa che si fa in 10 minuti come per quelle che lei chiama eccellenti che hanno avuto questa fortuna di avere azzeccato dove collocarsi , ma piuttosto in mesi di lavoro (a meno che non si prenda un secondo sito e si rimandi al vecchio con un link, soluzione che forse è la migliore ed è quella che consiglierei io qualora si fosse in quella situazione - il mio è più un discorso generale).

C’è un pasticcio e una mancanza di buon senso, io direi proprio in questo tempo storico, che l’apparenza di ordine, controllo e scientificità nasconde, spiace che si derida Keyness laddove ci ha risanato dalle macerie della guerra a debito zero quando con questi modelli di oggi (che poi sono quelli di ieri dell’era post belle epoque che ci hanno catapultato nel 900 di guerre e disperazione, cosa non sostenuta da me, ma da Keyness stesso ) si è in crisi perenne, si è sepolti di debiti e si passa l’esistenza a soffrire senza nessuna ragione.

Sul suo concetto: certo che non sono tutte uguali le scuole.

Un liceo scientifico dove ho 20 ingegneri perché vi insegnano materie scientifiche o addirittura informatiche potrà essere coma una scuola elementare e infanzia dove ho delle persone con il diploma magistrale e dove non hanno mai messo in organico un assistente tecnico (in una scuola superiore ce ne sono 7 o 8) anche se ho 100 computer nel 2018? di che cosa ho parlato?

E allora la pianificazione non è tanto buona se non si tiene conto di questo.

Allo stesso tempo, mi perdoni, ma se si spendono 10.000 euro di formazione con la carta docente per istituto all’anno, se mi servono gli strumenti (e nel 2018 fanno tutto gli strumenti, non le persone, le quali hanno la loro collocazione subordinata, che piaccia o non piaccia, agli strumenti stessi), non è meglio comprare gli strumenti? magari anche in dollari e dall’America che ti vendono la tecnologia per un lancio di uno shuttle casalingo per 100 dollari di abbonamento, 7 volte di meno quel che costa la tecnologia da noi (dove bene o male ti rivendono quella o magari esternalizzano pezzi di informatizzazione come si fa con le fabbriche delocalizzate in romania)?

Logica imporrebbe che io prendessi prima gli strumenti e poi faccessi formazione sugli strumenti specifici.

Esistono talmente tante cose nel mondo da studiare che aver lasciato questa libertà di formazione nel mare magnum della conoscenza è dispersivo in una maniera surreale.

La formazione andava incanalata in un percorso specifico, con obiettivi specifici portati avanti un po’ alla volta, mentre oguno nei vari settori di vertice o decentrati che esistono ha le sue priorità e porta avanti i suoi progetti e un concetto di cosa sia prioritario e cosa secondario non pare formarsi né al vertice né tra la popolazione perché arrivano centinaia di cose tutte in una volta, si è sommersi dalle novità, arrivano a valangate.

Se ho classroom è i nutile che formo su moodle, per come la vedo io.

Lo dovrebbero capire le persone dove formarsi, però è proprio quella la differenza tra organizzazione e disorganizzazione.

Un programmatore sa meglio di me che l’utente viene guidato quando si fa una applicazione, il programmatore ha una certa diffidenza di lasciarlo libero di digitare quello che vuole (o non verrebbe chamato affettuosamente “utonto”).

Lo guida, per non dire lo forza, nella direzione che è l’obiettivo dell’applicazione e nonostante questo, l’utente riesce sempre a sorpenderti digitando dati errati in una maniera che non avevi preventivato.

Ci sono degli errori che sono di mettere il carro davanti ai buoi che sono tipici di questo paese.

E’ molto probabile che dipenda da una predominanza storica della cultura umanistica, se si interpreta correttamente Veblen e la sua Teoria della classe agiata (dove elabora la dicotomia tra cultura umanistica e cultura scientifica).

Cultura umanistica che però è andata perduta, generando il paradosso che non si è né carne né pesce, mentre almeno prima si era pur sempre qualcosa (sebbene qualcosa di inconciliabile con lo zeigest del tempo).

Personalmente sono per gli strumenti perché di ammalarmi a cercare di fare a mano le cose che fa una macchina non ne ho mica più voglia (che è quel che abbiamo fatto negli ultimi 20 anni), come non ho voglia di costruire programmi artigianali quando il tempo della loro obsolescenza raggiunge ormai il limite del tempo che impiego a finirli, io sono per delegare a professionisti se non si trova nell’open suorce qualcosa di concretamente utilizzabile, ma l’equivoco non sono mica io.

L’equivoco è non dirlo chiaro come stanno le cose.

E la soluzione (che non verrà trovata) sarebbe capire perché c’è questo equivoco.

La gente non ha capito la dimensione di questa onda teconologica e non l’ha compreso perché questo equivoco di fondo non lo permette.

Lo si dica chiaro, invece di girarci attorno con uno pseudo umanesimo che è semplicemente grottesco, che quel che sta arrivando non è l’essere tempo dell’uomo.

Seppellire le amministrazione di una tale mole di inizative di innovazione culturale, progettuale, idoelogica, scientifica, tecnologica, ha generato confusione.

A prendere le decisioni non si pensi che si è in tanti nel nostro ambiente, c’è tutta una catena di pochissimi che le prendono che parte da chissà dove e arriva ovunque.

Che va dall’altro al basso in pieno modello burocratico.

Chi prende le decisioni propende per dotarsi della strumentazione adeguata prima di lanciarsi in ulteriori progetti culturali che pur sono diffusi nel calderone delle 1000 priorità che paiono arrivare da tutti i fronti?

Grosso dilemma perché chi prende le decisioni sull’aspetto pratico ci è andato poco nella sua esistenza e a dire ad altri di fare e disfare non pare mai troppo complesso.

Mi capita a volte di immaginare di spiccare il volo dalla finestra e volteggiare come l’uomo ragno, ma se uscissi dalla dimensione onirica che hanno le idee e mi lanciassi veramente, temo proprio che mi schiaccerei al suolo.

E’ questo che va detto: solo la verità, mentre regna una ipocrisia di fondo che mi pare strano nessuno riveli.

Questa sorta di confusione ideologica, di male interpretazione di questo tempo, non so come chiamarla, forse non va vista come una colpa necessariamente, perché non dimentichiamoci che se i nostri giovani ingegneri vanno all’esterno a lavorare e nelle amministrazioni c’è gente di 50 anni ricilata nell’innovazione (che è un ossimoro per certi versi), trattasi di scelte che non partono da chi comincia ad accusare l’obsolescenza e ancora, per la centesima volta, è chiamato in prima linea a guidare l’ennesimo cambiamento (e diciamolo pure, quando di cambimenti se ne è visti tanti, un sillogismo logico impone di non concepirli neanche più tecnicamente come cambiamenti).

Non c’è stato un ricambio generazionale.

Tutti siamo stati giovani e al nostro tempo volavamo.

Lo si dica chiaro a chi è nella grande catena degli eventi quale è la dimensione in cui devono remare.

Il concetto delle privatizzazioni e delegazione di cui ho parlato, che non credo sia stato compreso, è un dei problemi, uno degli equivoci che non si è voluto dipanare.

Si è stati ambigui, lo si è stati fin dall’inizio.

Creando le condizioni perché avvenisse senza sostenerlo in una maniera meno equivoca.

Non è mai stato detto chiaro che quella era la direzione da prendere.

Chi l’ha capito meglio ha generato quelle eccellenze di cui parla, chi non l’ha capito non le ha generate.

Perchè nel caso della scuola con 20 ingengeri l’animatore digitale o il team dell’innovazione (che non è pagato affatto, nonostante voi continuate a dire che sono ritribuiti certi incarichi), è un gruppo con un minimo di competenza, magari con anche entusiasmo e passione per questo incarico, mentre nel secondo caso il team è scelto tirando i dadi, perché è un obbligo sostanzialmente, senza che nessuno abbia la minima idea di cosa fare e totalmente spaventato da queste normative che arrivano di cui conosce nulla.

Oltretutto, siccome questo team è importantissimo, andava chiarito fin da subito quale fosse l’importanza strategica e il progetto a cui avrebbero dovuto partecipare, mentre si è dovuto sceglierlo in fretta e furia, letteralmente n pochi minuti, senza capire se fosse l’ennesima cosa senza senso che ci è stata richiesta nei 500 anni recenti o cosa importantissima come invece si è rilevata.

Ma andrei oltre nell’analisi.

Queste normative cosa sono? perché mi pare ci sia un po’ di confusione anche su quello.

Sono l’adeguamento a standard internazionali che altri paesi hanno raggiunto da 20 anni e qui si chiede di recuperare in pochi mesi, addirittura in pochi giorni a volte (che è cosa che nemmeno chi l’ha emanate veramente si aspetta poiché è impossibile, si aspettano che ci si smuova e sicuramente le scuole riusciranno perché hanno sempre fatto bene dove altri hanno fallito, si pensi che quando hanno chuso alcuni uffici che avevano arretrati di 20 anni, le scuole lo hanno sanato tutto, da lì è derivato il vizio di scaricarci un po’ tutto, perché noi riusciamo dove gli altri continuamente falliscono).

Allora, non è che nuovo in questo paese fare delle normative che al lato pratico non si riescono a rispettare, è anzi quacosa di tutt’altro che insolito.

Sempre originato dal vizio di non collegare gli strumenti o l’organizzazione con l’impianto normativo, che è dramma tipico della mellassa umanistica (che qualcosa di buono ha di certo, del resto le scienza è una costola della filosofia, ma che purtroppo manitiene questa immotivata presunzione di superiorità del pensiero rispetto all’azione).

Il concetto è che non hanno costruito veramente qualcosa questa prima categoria di scuole alfa, l’artigianato del fai da te, dell’amatore (di cui io facevo parte) è finito da un pezzo, hanno saputo sbagliare meno di cosa dotarsi, perché non è facile neanche quello, ci vuole una certa competenza e hanno saputo organizzare sugli strumenti stessi di cui si sono dotati.

Allora, personalmente (che mi ritovo in scelte fatte a suo tempo, prima che arrivassi, che non sono state proprio azzeccatissime), cerco di far capire che non si può fare autonomamente questo processo, cerco di spiegare che quella è la differenza tra scuole eccellenti e scuole che non riescono e si incolpano ingiustamente (altro che farsi delle risate come si potrebbe pensare), e il fatto è che non è così semplice farlo capire perché non dovrei essere io a dirlo (che non conto nulla tra l’altro).

Andava detto chiaro dall’alto.

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Cari tutti,
vedo numerosi interventi e tante letture alla discussione. Si dice di tutto ed il contrario di tutto, generando anche qualche attrito personale. Penso non sia il caso. Tutti manifestano la propria opinione liberamente in funzione della propria esperienza. Io ho scritto qualcosa riguardo alla sanità dove le problematiche sono molto serie ma il problema è sempre lo stesso ovunque: la mancanza di standard ufficiali che normalizzino qualsiasi attività di sviluppo applicativi per la PA ovunque siano svolte. E’ vero che esistono le leggi ma pare che nessuno le osservi semplicemente perchè non ci sono reali sanzioni per gli inosservanti. Sono napoletano e a Napoli c’è un proverbio per tutto. Quello che meglio si adatta a questa situazione è: “Âmmo fatto primma ‘o scurriato* e ppo’ ‘a carrozza cu ‘o cavallo”. Ad litteram: ci siamo procurato prima la frusta e poi la carrozza con il cavallo; cioè stiamo badando prima alle minuzie ed alle cose collaterali e solo successivamente alle cose veramente importanti. Cosa voglio dire, normalizzare le attività è fondamentale perchè impone a tutti di operare allo stesso modo. Digitalizzare è una trasformazione epocale che vede l’utilizzo di W3C, SPC e in sanità anche un approccio logico-semantico (HL7, LOINC, ecc.). Come pensate di digitalizzare con un database relazionale ? per un piccolo sito si può anche fare ma a lungo andare (o se il sito è di media grandezza) come farete a gestire migliaia di tabelle? o a cambiare qualcosa senza alterare qualche relazione tra le migliaia di tabelle. Cosa voglio dire. Voglio dire che prima di tutto l’Agid dovrebbe dare informazioni chiare a tutti e pretendere una impostazione architetturale adeguata alle necessità (documentale) perchè prevista dalle leggi, altrimenti avremo sempre problemi. Poi, ma dopo che tutti si sono adeguati, si può pensare ai CED ed al resto. Ovviamente non vi sfugge che il tutto è un’operazione politica a livello degli organi centrali dello Stato per emanare disposizioni adeguate e comprensive di sanzioni e tempi di attuazione. Ciò detto, quello che mi sorprende è perchè Agid che è il moderatore del Forum non ci spiega come stanno le cose, invece di farci discutere a vuoto.
Giovanni Colonna

Sono d’accordo solo su questo :point_up_2:. Il resto è aria fritta. Ossia, dal mio punto di vista, è solo un problema tecnico di sviluppo che affronterà chi è chiamato ad eseguire (l’eventuale) lavoro commissionato.

Ps. Qui continuate a porre questioni di ordine tecnico/informativo. Quando il tema del topic è un altro. Tutti le altre questioni tecniche tra committente/commessa/esecutore sono da inserire nel capitolato dell’eventuale appalto che pone in essere l’Ente, non qui. Ma ho come l’impressione che non se ne esca, visto che leggo tra le righe che si chiede all’Agid di fare il lavoro materiale di sviluppo che spetta al personale interno di ogni singolo ente pubblico (e ove non c’è questo personale qualificato, a terzi, privati, non allo Stato che già di suo investe in risorse per far eseguire questo servizio e/o mantenere il personale in essere). Ecco perché -per come la vedo- si dovrebbe usare il pugno duro verso questi Enti (che pur ricevendo trasferimenti pubblici) sono lì a non fare, e sollevare solo questioni, perdendo tempo e non offrendo un servizio alla collettività. Il problema è sempre lo stesso: quando non si è responsabili dei soldi che ti arrivano e nessuno controlla, hai voglia di sperare che i soldi vengano spesi bene e che chi è impiegato nella PA faccia il suo lavoro! (sempre che lo si trovi al lavoro). Chiudo: Se questa logica fosse applicata alle aziende private (e per fortuna non la si applica, perché là non c’è ‘Pantalone’, ma ci si mette i soldi di tasca sudati giorno per giorno, dopo che si tolgono le tasse alte pagato allo Stato stesso per sovvenzionare le inefficienze sopra descritte) saremmo un popolo di barboni! Altro che Grecia!

Innovazione ne avevano già fatta 15/20 anni fa, abbastanze simile a questo progetto (che è notevole), poi il problema è stato che si è rimasti con strumenti vecchi perché non si è più fatto niente.

Ci vorrebbe una certa continuità anche perché la tecnologia diventa obsoleta molto presto.

Non è che possiamo fare ogni 20 anni un triennio di innovazione e poi non si rimane fermi.

Ho già detto quale è il problema, il problema è l’ambiguità di non dire che i soldi vanno spesi delegando ai professionisti certe cose (non dico tutte ovviamante, le cose più specialistiche).

Personalmente non farei neanche la formazione, spendi proprio tutto in strumenti e ti leggi la guida per conto tuo quando li hanno predisposti, se proprio la devi fare, la fai dopo aver preso gli strumenti ed esserti organizzato su questi (non su cose teoriche).

Poi si delega la responsabilità a questi. Sono già così tante cose come per esempio la sicurezza degli edifici, la valutazione dei rischi di incendio.

Nessuno la gestisce autonomanente anche se all’inizio ci provarono a farlo (motivo per cui ritengo che dopo una fase di transizione ci si renderà conto anche qui, del resto si assomigliano le situazioni e anche le sanzioni comminabili, che quella sarà la strada da prendere).

Questi che svolgono il servizio hanno certe certificazioni specifiche altrimenti non possono farlo.

E delegato l’aspetto tecnico, la responsabilità, tutto.

E’ una ambiguità che non verrà risolta.

Credo anche io che se non faranno ispezioni non cambierà molto, per meglio dire, ci saranno eccellenze, situazioni medie e situazione pessime.

Mi pare che già sia così in linea generale da sempre e queste situazioni acuiranno le differenze.

Risolvere l’ambiguità aiuterebbe, si tratterebbe di impegnare le spese specificamente in un punto o l’altro da pianificare.

Questo, per come la vedo io, dovrebbe essere un diritto anche dei lavoratori: avere gli strumenti adeguati per poter eseguire quei servizio che sono richiesti.

Ci hanno fatto fare manualmente, senza dotare i lavoratori dei giusti strumenti, delle cose che penso che in altri paesi non fanno da 100 anni.

E la cosa ironica è che magari la gente pensa che sei un imbecille e sia tutta colpa tua, mentre ti hanno mandato con la bicicletta ad una corsa contro una mercedes e hai fatto tutto quello che potevi.

Secondo me è uno dei motivi per cui c’è molto arretrato in certi settori (fortunatamente non il nostro dove credo siamo stati sempre abbastanza bravi) e non si è riusciti ad essere efficienti (immagino per esempio il settore giuridico dove notoriamente e storicamente c’è stata una certa inefficienza).

In realtà la questione dipende dalla prospettiva con cui la si guarda.

Però io vedo un punto comune che è la necessità di avere strumenti altamente professionali.