Obbligo di utilizzo di "piattaforma evoluta"?

Per conto dell’ente per cui lavoriamo abbiamo sviluppato un portale che dematerializza l’intero procedimento amministrativo, dalla presentazione della richiesta, ai coinvolgimenti dei vari enti, richiesta pareri, richiesta integrazioni fino all’emissione e notifica dell’atto finale.
Un Comune si rifiuta di utilizzare la piattaforma ritenendo di aver assolto alla presentazione della propria richiesta attraverso l’invio di una PEC.
Nel CAD ci sono articoli/riferimenti per “costringere” il Comune ad utilizzare la nostra piattaforma?

Grazie,
Giorgio

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Non credo. In genere tra PA si procede per accordi.
Ma come mai non la vogliono usare? Che ci guadagnano o ci perdono a usare la piattaforma?

Grazie per la risposta, peccato.
Noi abbiamo sempre seguito la logica di evitare di ridigitare informazioni lette da un pdf, ma farle inserire direttamente dal primo possessore del dato (in questo caso il Comune).
Inoltre “costringiamo” il richiedente a compilare informazioni indispensabili per istruire la pratica senza richiedere successive integrazioni.

Ecco le motivazioni addotte dal comune (che in alcune frasi risultano poco comprensibili…)
"Probabilmente il Codice dell’Amministrazione Digitale, da voi richiamato, in nessun articolo o comma prevede che le funzioni amministrative o di operatore siano demandate all’esterno dell’Ente responsabile del procedimento, ma bensì ha lo scopo di gestire le informazioni e di dare maggior valore aggiunto all’azienda che nel Vs. caso è l’Ente. I documenti sono letti dalle persone, le informazioni processate dal sistema, ma la digitalizzazione degli stessi è posto in capo all’azienda e quindi a Voi. Del resto che l’informazione non sia più cartacea, non significa che questo sia digitale ma è più semplicemente “elettronificata”. La lettera spedita dal Comune in PDF e firmata digitalmente non è un esempio di applicazione della normativa. A seguire ci sarà una processo aziendale (di Vostra competenza) che trasformai dati in informazioni digitali. "

Non credo possiate imporre un veicolo di trasmissione delle pratiche o un formato particolare, a meno di definire un accordo tra enti coinvolti o che vi sia una normativa che preveda un modello predeterminato di cooperazione applicativa interoperabile. A legislazione vigente l’uso della PEC per spedire documenti informatici firmati digitalmente è perfettamente legittimo. Incombe al Responsabile del procedimento amministrativo l’istruttoria in vista del provvedimento finale, inclusa l’acquisizione e collazione degli atti sequenziali prodromici all’adozione del provvedimento finale e la richiesta di integrazioni istruttorie, ma non significa avere tutto pronto…

Noi abbiamo sempre seguito la logica di evitare di ridigitare informazioni lette da un pdf, ma farle inserire direttamente dal primo possessore del dato (in questo caso il Comune).
Inoltre “costringiamo” il richiedente a compilare informazioni indispensabili per istruire la pratica senza richiedere successive integrazioni.

Ora ho capito. Bè, prova a vedere il vostro modo di procedere dal punto di vista del richiedente: se è un cittadino, scrivere una lettera o digitare dati in una maschera gli cambia poco. Sempre una volta digita.
Ma se lo chiedete a un Comune, gli state chiedendo di duplicare il lavoro. Ci hai pensato? Il funzionario del Comune che avvia la pratica dovrà compilare il vostro form per voi, IN PIU’ preparare una nota da inviare al PROPRIO sistema di protocollo. Se non lo facesse, cosa gli resterebbe in mano? Come potrebbe documentare nel proprio archivio l’attività svolta, il momento di invio, il contenuto, ecc? E l’invio alla firma, la protocollazione, la pubblicazione in amministrazione trasparente, tutte cose che in genere il sistema documentale gestisce in automatico, magari dovranno essere gestite manualmenteperchè si segue un processo diverso.
In pratica state sì eliminando il lavoro del vostro impiegato, ma caricandolo su di lui senza togliergli il suo: lui lavora il doppio, il vostro impiegato la metà. Chiaro che a queste condizioni la vostra richiesta non passa.
Ho visto cose di questo tipo funzionare solo quando l’ente che aveva predisposto il nuovo sistema era molto più forte politicamente e poteva ordinare per legge o regolamento gli altri di lavorare per lui. Ma anche così i malumori sono stati molti e ci sono poi state “ritorsioni” (rifiuti di collaborazione, irrigidimenti, dispettucci…) appena ce n’è stata l’occasione, perchè è un atteggiamento arrogante e non produttivo che tutti si “legano al dito”.
Per questo, come scriveva @Lazlu si deve puntare all’interoperabilità, perchè così veramente le informazioni informazioni sono digitate solo una volta e digitarle da me o da te non cambia nulla nè come fatica nè come valore legale nè come processo.

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Si, capisco. Inserire i dati 2 volte è assolutamente da evitare.
Però se è necessario compilare un modello simil “cartaceo” (previsto dalla norma), con tutte le informazioni necessarie e sufficienti a presentare la richiesta, perche non compilarlo sulla nostra piattaforma?
Anche io ho visto regione imporre il proprio sistema con malumori da parte di molti, soprattutto per la mancanza di integrazione con isistemi e il protocollo comunale. Con il sistema regionale interoperiamo, ma come interoperare con ogni singolo comune? Quanti dei loro sistemi forniscono l’interoperabilità stabilita dal dpr 160/2010? Come “aggiungere” all’XSD di comunicaente le informazioni obbligatorie per il tipo di procedimento specifico (sicuramente non inserite nel loro documentale)?
Mi ero immaginato un articolo del CAD che diceva “se esiste una piattoforma evoluta è obbligatorio usarla al posto della PEC…”

A parte queste “riflessioni” generali proveremo ad attivare un dialogo con il comune per capire se il problema è quello da te descritto (lavoro doppio del loro funzionario / mancanza di dati nel loro sistema) e come poter migliorare il flusso.
Grazie a tutti

Il PNRR potrebbe essere una buona occasione per intervenire sui rispettivi sistemi in modo che interagiscano.