Problemi con lettere accentate nei nomi

Ancora una volta vi ringrazio per le vostre risposte, in effetti credo che oggi tornerò in Comune per cercare di risolvere il problema. Il fatto è che non ho capito, e per questo mi rimetto a chi tra voi ha tali competenze, se il sistema dell’anagrafe nazionale è stato pensato per accettare codici HTLM: se così fosse, potrei contestare il presunto malfunzionamento del sistema, chiedendo quantomeno la verifica con il codice corretto.

Il fatto è che se il DPR menzioni tali codici, sembrerebbe un indizio abbastanza evidente di quanto detto sopra, ma prima di rischiare discussioni, vi chiederei questo dettaglio.

Dopodiché se il problema dovesse persistere, avrebbe senso parlare di problema di sistema.

Ma, ripeto, ad ora, potremmo essere qui ad aspettare per un problema che potrebbe non esistere nemmeno…o sbaglio?

Grazie mille per tutto.

Mi rimetto anch’io a chi ne sa più di me e la invito in ogni caso a continuare a identificare e contattare, sempre con PEC o richiesta protocollata, tutte le autorità competenti - mi limito ad alcune osservazioni.

  1. Sarebbe davvero strano che ANPR (credo di quello si parli, l’anagrafe nazionale popolazione residente) non accettasse i caratteri UTF-8 (di questo si parla, più che di “input HTML”) se la tabella con questi caratteri è inclusa proprio nelle tabelle supplementari del sito ANPR, come discusso sopra.

  2. Al posto suo chiederei a un conoscente informatico anche di aiutarla a fare la seguente cosa: fare una domanda o aprire una segnalazione sulla pagina ANPR di GitHub, il repositori dove gli informatici sviluppano un progetto e segnalano problemi da risolvere. Lo farei solo con l’aiuto di un informatico e formulando molto bene la domanda (“è possibile inserire segni diacritici come á su ANPR?”), segnalando da un lato tutte e tre le fonti che supportano risposta affermativa, cioè tutti e tre i documenti discussi in questo thread con i relativi link (1. il DPR 396/2000, 2. La tabella caratteri diacritici codice 40 sul sito anpr, e 3. decreto 2 febbraio 2009 che è la fonte della tabella di cui al punto 2; riporterei la tabella sul sito e il decreto 2009 come due fonti separati e non come duplicazione, perché la presenza della tabella sul sito ANPR suggerisce che sia stata considerata nello sviluppo di ANPR); dall’altro quanto riportatole dall’addetta al servizio anagrafe (dato che non ha, mi pare, prove scritte, riportando data, sito, eccetera). Nella domanda chiederei anche che, se la risposta è affermativa, come si può “provare” o “dimostrare” che sia possibile, e quali potrebbero essere le ragioni pratiche delle difficoltà incontrate; se la risposta è negativa, esortando a risolvere il problema in quanto contrasta chiaramente con la normativa.

  3. Al di là di Stato Civile e Anagrafe, constato tristemente che lei e la sua famiglia potrebbero purtroppo incorrere di nuovo in problemi del genere senza avere alcuna colpa. Anche in futuro ci saranno funzionari di vario genere che, in un software o l’altro (scuola? Università? ACI?), non riusciranno a inserire la “á”. La situazione mi fa pensare a ingiustizie difficili da evitare anche con buona volontà, come, nel campo medico, i pazienti che hanno una malattia che si presenta in una forma estremamente rara, e viene quindi diagnosticata con un certo ritardo, cosa inevitabile per definizione anche con la massima buona volontà dei medici. Il paziente ha esattamente gli stessi diritti degli altri, ma subisce un’ingiustizia per colpa non sua. In ogni caso, non paragonerei un diritto a una malattia rara, e questo non mi pare un buon motivo per mollare.

Un mio conoscente giusto qualche giorno fa ha dato un nome ‘strano’ alla figlia (doppio, con prima parola “celtica” che finisce con TH e seconda parola non ho capito se finisce con Y o I).
Una scelta simile è inevitabile che creerà problemi alla figlia per tutta la sua vita. Errori di comprensione del nome, di trascrizione, prese in giro, un carattere al posto dell’altro, chi si scorderà la h finale (il classico “Debora o Deborah?”), chi si perderà lo spazio, chi penserà di avere a che fare con un uomo, chi crederà di parlare con uno straniero, il nome è lungo in caso di firma analogica, e chi più ne ha più ne metta, con le conseguenze facilmente immaginabili.
Al di là del fatto che nel rispetto della legge ognuno ha diritto di dare ai figli i nomi che vuole, mi chiedo: ma con tanti nomi che ci sono perchè un italiano deve complicare la vita a sè e ai figli? Potrei magari capire uno straniero che dà il nome dei nonni, della sua tradizione… ma un italiano boh.
Detto questo, che l’impiegata non sappia che basta googlare “combinazione tasti per carattere cancelletto” è veramente triste. Altro che il Syllabus serve…

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@Lazlu @Luca_Valerio vi ringrazio molto per i consigli: di fronte a quanto mi avete detto, ieri mattina mi sono recato in comune con l’idea di far verificare il codice che avevo fornito il giorno precedente, e comunque di puntare i piedi, in modo che il problema venisse risolto il prima possibile: incredibilmente la signora dell’anagrafe mi ha detto che il problema era piuttosto complesso, ma grazie all’intervento di tecnici “sistemisti”, l’errore di sistema era stato risolto.
Vero o falso, mi ha confermato che ora anagrafe è stato civile sono allineati: nei prossimi giorni mi recherò di nuovo da lei per ottenere là carta d’identità, sulla quale dovrei poter sincerarmi dell’esatta scrittura del nome.
Speriamo bene!

Vi ringrazio ancora una volta per tutto, spero che queste situazioni - che a mio avviso ledono i diritti dei cittadini, possano scomparire, nel corso degli anni.

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Ma tanto per capire, di che comune si tratta? Non tanto il nome, piu’ che altro la dimensione.
Si sa anche che software usano per l’anagrafe?

@Elena_S mah, in linea di principio posso anche capire certe riserve, le quali mi sembrano comunque fuori luogo:

  • in primis ritengo che un nome particolare, magari carico di un certo significato e di una certa storia, (non mi riferisco nello specifico a Niáll) costituisce un fascino ben differente da un nome comune o convenzionale (lo dico per esperienza diretta ed indiretta) portando ad un legame più profondo con il proprio nome, il quale diventa maggiormente un tratto distintivo ed identificativo.

  • inoltre, ritengo che “evitare problemi” sulla base di possibili e presunte incomprensioni ed incompetenze, costituisca un germe comportamentale (parlo sui grandi numeri dell’intera popolazione) il quale non solo accetta, ma addirittura fomenta certe situazioni di palese incompetenza.

  • infine, l’idea di autolimitare la propria libertà, sulla base di un presunto buonsenso, non rientra nel mio modo di approcciarmi al mondo: se mio figlio darà la colpa di eventuali problematiche al nome, piuttosto che all’incompetenza di certi funzionari, o di chi ha programmato certi sistemi, allora significa che avrò fallito come padre.

Per quanto concerne i nomi italiani, alcuni di essi sono sicuramente meravigliosi, ma se non piacciono, o non vengono ritenuti idonei, non vedo perché non ci si possa orientare altrove.

@frantheman il comune è di circa 8000 abitanti, ma la cosa più grave è che l’addetta dell’anagrafe, molto gentilmente, già il primo giorno aveva chiamato altri 4 comuni, compreso quello del capoluogo di provincia, e tutti ignoravano l’esistenza dei simboli diacritici, sostenendo che gli accenti non si potessero inserire.

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Complimenti per quel che sostanzialmente è un lieto fine!

Rimane qualche dubbio sulla “complessità del problema” e la necessità di ricorso a tecnici “sistemisti”: suona tutto come un modo per giustificare i problemi iniziali. A pensar male si fa peccato, ma…

Buongiorno Signor Luca, vorrei contattarla per poterle chiedere i passaggi effettuati al comune per la questione sopra citata. Ho chiamato mia figlia Chloé, ma all agenzia delle entrate l hanno registrata Chloe’ e ora al comune (dove io ho suggerito il codice per la trascrizione della É e sono riusciti ad inserirlo) non riescono a mandare avanti la pratica perché risulta già il codice fiscale assegnato, ma l agenzia delle entrate mi ha detto che il codice fiscale cmq non cambia e che il comune deve trascrivere il nome come lo chiedo io. Volevo quindi avere delle delucidazioni in merito. Magari posso contattarla in privato, se fosse così gentile da spiegarmi bene come fare. Grazie
@luca_raimondi

@Luca_Valerio

Buongiorno! Grazie per il messaggio…purtroppo ho avuto altri problemi, ma ad ora sembra che proceda tutto bene; l’unica curiosità riguarda il fatto che siano arrivati 2 tesserini sanitari per il bimbo, uno con l’accento è l’altro no…qualcuno sa per caso dove dovrei presentarmi per risolvere l’ambiguità?

@Vanessa_Cremaschini
Buongiorno Vanessa: in effetti la prima volta mi avevano detto che l’apostrofo finale era un “piacere” che il comune poteva concedere al genitore, non potendo inserire il termine accentato.

Per quanto mi riguarda, io mi sono limitato a citare all’impiegato comunale il decreto citato in questa discussione, chiedendo se esso era una fake news, o no.
L’impiegata, non potendo smentire, ha dovuto ammettere la possibilità di inserire termini diacritici, e dunque inserire il nome come da noi indicato.

Spero di essere stato utile, buona giornata a tutti.

Mah. Io continuo a ritenere del tutto soprannaturale che un cittadino abbia un diritto formale (in questo caso: usare tutti i segni diacritici previsti nel decreto) e che un dipendente pubblico, solo perché non conosce bene una procedura, anziché informarsi con cura e calma su come si fa, si inventi di sana pianta che “non si può”; che il diritto non esiste. O addirittura la menzogna del “piacere” da “concedere”, che mi pare piuttosto disgustosa e riprovevole (perdonatemi, di solito non sono così estremista).

Io sono medico. Se mi arriva un paziente con una certa malattia e io non ricordo come si chiama il farmaco da prescrivere (magari è stato approvato dall’AIFA solo mesi prima!), non posso dire “ah, è incurabile, abbia pazienza e vada a casa”. Se lo faccio, mi metterebbero in galera e butterebbero via la chiave. E avrebbero ragione. E se non vale la scusa della pressione, dei ritmi, della mancanza di formazione, delle poche ore di sonno, non deve valere per nessuno.

Questo comunque e’ un problema molto serio che non e’ circoscritto solo ad ANPR ma a tutto il sistema complessivo di anagrafi comunali, di uffici di stato civile e dei relativi software.
Io temo che si stia sottovalutando.
Gli strumenti tecnici per risolverlo ci sono, ma purtroppo il solito approccio facilone e delle software house e dell’amministrazione centrale lo ricaccia sotto il tappeto.
Con grande ingenuità ai tempi del DOS si sotituiva un accento con un apostrofo e adesso ci stiamo portando dietro questo problema. Fantappie’ e Fantappiè sono due cognomi diversi, due persone diverse, c’e’ poco da fare.

@Luca_Valerio: io non sono tanto sicuro che sia solo ignoranza di una procedura. Che ANPR “regga” le lettere accentate e/o con segni diacritici e i caratteri speciali ok, ma ahinoi nelle anagrafi si usano i software locali che poi riversano il dato in ANPR. Difficoltà oggettive di codifica dei caratteri, charset, utf-8, ascii 7 bit, ascii 8 bit ecc. ci sono, la comunità informatica se ne occupa e ha trovato le soluzioni. Occorerebbe applicarle in questo contesto, cioe’ imporre a tutti i comuni di adeguare i propri sistemi e poi i propri modi di lavorare. Perche’ non penso che se l’ufficiale di stato civile o d’anagrafe avesse il vecchio registrone cartaceo farebbe tanti problemi a scrivere una é o una ç o altro…

Stamattina sono tornata al comune. In sintesi, noi abbiamo prima richiesto il codice fiscale all agenzia delle entrate (che l ha registrata con l apostrofo perché loro nn possono fare altro), poi è arrivato il certificato di nascita dell ospedale al mio comune e ho richiesto di scrivere Chloé, suggerendo alt+0201. Per lo stato civile è registrata correttamente, mentre l impiegata nn riesce a registrarla in anagrafe perché il sistema risponde che la bambina è già registrata con un altro nome e che se andasse avanti con la pratica, creerebbe un’altra persona con lo stesso codice fiscale. Quindi in questo caso di chi è il problema? Di ANPR? Del comune? Dell agenzia delle entrate?? Comunque siamo proprio nel terzo mondo. Tra l altro ho letto anche la circolare 34 del 2011 che dice esplicitamente che possono coesistere i due nomi, in forma originale e in forma trasportata e che adesso è possibile anche leggere le due forme sulla tessera sanitaria.

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Caro @frantheman : benissimo, certo; ma se il problema è di software, la sostanza non cambia. Se il problema è di software, lo si deve dire, e comunque non si deve assolutamente e in nessun caso dire anche solo indirettamente che non sono accettabili nei nomi i caratteri diacritici (perché mi pare di ricordare che proprio questo sia stato detto, molto esplicitamente e per tagliare corto, a @luca_raimondi a un certo punto della sua sventura), o, ipocritamente, “glielo facciamo come piacere a lei”, ma si dica: “Siamo costernati, ma per un problema relativo ai software non riusciamo a risolvere” e si faccia qualche tentativo di risolvere.
Peraltro pensavo anche al problema del recupero dei codici PIN/PUK della CIE. Sono due anni su questo Forum che rimango sbigottito alle numerosissime storie che vediamo nel thread di persone che allo sportello si sentono dire “Noi del Comune non possiamo darle la seconda parte dei codici, deve rifare la carta” quando questo è semplicemente falso (non è un’area grigia: è proprio una cosa falsa, non vera, che non può che derivare o dal non conoscere la regola o dalla malafede - se deriva da mancate strategie di comunicazione, benissimo, perdono al 100% l’impiegato allo sportello perché non è colpa sua, ma l’informazione detta così rimane formalmente falsa!).

Per tornare alla similitudine dei medici: se non posso prescrivere il farmaco perché non lo conosco, posso dire “Purtroppo il suo problema richiede il consulto di un collega, quindi la mando da questo mio collega cardiologo che conosce meglio il problema e i farmaci”. Oppure, se non ho il farmaco in ospedale: “Mi dispiace molto, ma nel nostro ospedale non l’abbiamo; anche se in teoria dovremmo avere tutti i farmaci del prontuario. Sono costernato, ma mi vedo costretto a chiedere di rivolgersi alla farmacia dell’ospedale vicino”. Ma, di nuovo, non posso dire che “la sua malattia è inguaribile, lei non può venire da me a chiedere di guarire la sua malattia”. C’è una enorme differenza!

e’ che le energie si dirottano su app e sistemi per cashback, lotterie e bonus vari e nessuno si occupa dei fondamenti - e’ tutto e’ un numero, di ANPR fa figo snocciolare il numero di comuni subentrati, della qualità del dato (i segni diacritici o la giusta alternanza di maiuscole e minuscole rientrano nella qualità) importa poco (vedi, scusate l’OT, il pasticciaccio di inventarsi un nuovo modo di scrivere i numeri civici quando esistono le regole ISTAT).

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La questione rasenta l assurdo. Siamo quasi allo scadere del primo e il responsabile dell anagrafe del comune, senza la mia autorizzazione, ha registrato mia figlia all anagrafe con apostrofo e invece allo stato civile con accento acuto. Nonostante nei giorni precedenti la sogei e anpr siano entrati in contatto con lui per aiutarli a risolvere il problema, il responsabile, convinto delle sue idee, non ha seguito le.istruzioni che anpr gli ha fornito e ha fatto di testa sua, dicendo che ha scritto alla.prefettura per sapere se effettivamente si puo procedere nel modo che suggeriva anpr. Premesso che adesso devono fare una modifica del nome, quando in realtà bastava fare quei semplici passaggi prima di registrarla, il responsabile, a mio avviso, non vuole ammettere di aver sbagliato e continua a non modificare il nome di mia figlia. Mi hanno addirittura contattato personalmente la sogei e anpr dicendomi chiaramente che questo responsabile del comune non vuole collaborare.
Vi cito di seguito la risposta esplicativa di anpr

Come noto il programma che gli Uffici Territoriali dell’Agenzia delle Entrate hanno a disposizione per l’emissione dei codici fiscali non permette l’acquisizione di caratteri diacritici previsti dal decreto Brunetta.

La registrazione degli stessi è invece prevista in ANPR che a sua volta è collegato ad Agenzia delle Entrate per l’emissione, la validazione e la variazione di dati anagrafici e codice fiscale.

La corretta registrazione della bambina Chloè sarebbe potuta avvenire effettuando due semplici passaggi in ANPR come indicato dal personale Sogei che si è prontamente adoperato per prestare supporto.

Le operazioni potevano essere condotte in due modalità:

  1. Registrando la bambina con il diacritico senza validare il CF e successivamente procedendo con la funzione di risoluzione disallineamento dati con Agenzia Entrate presente in ANPR
    
  2. Registrando la bambina senza diacritico e successivamente effettuando una modifica del nome per inserirlo
    

Allo stato attuale la bambina risulta registrata senza diacritico.

E’ quindi sufficiente effettuare una modifica del nome sostituendo la e semplice con la è accentata.

Tale operazione è possibile effettuarla dal proprio gestionale o direttamente dalla web app di ANPR dove è presente anche il tastierino per i diacritici

Questa operazione modifica il nome anche in Agenzia Entrate.

Inoltre, in rete si trova anche il manuale della sogei con tutte le procedure del sistema e come risolvere i problemi. Si chiama “gestione scheda soggetto” della dottoressa Mariani. Ci sono tutte le procedure del comune.

Adesso Lunedi devo tornare in comune e se il responsabile non.cambia il.nome, perché ormai si è impuntato e non accetta di aver sbagliato, dovrò denunciarlo e ricorrere alle vie legali.

Uno scandalo. Sono così nervosa e avvilita da questo paese di incompetenti e arroganti che oltre a questo problema, ora sto anche trascurando mia figlia, che deve stare con la nonna mentre io vado in guerra al comune e soprattutto con tutto questo nervoso chissà quale latte marcio mangerà, visto che sto allattando e non fa bene questo nervosismo.

Sono perfettamente d’accordo. Non posso accusare nessuno perché non ho tutte le informazioni, ma sembra che questo dirigente non stia tentando il tutto per tutto per risolvere il problema, ma tentando il tutto per tutto per difendere la risposta iniziali (presa anche quella pigramente e senza informarsi e consultare chi di dovere). Farei intervenire un avvocato e un’associazione dei consumatori, ma sottolineare in tutte le comunicazione che lei ha delle prove piuttosto chiare che il problema era ed è tuttora risolvibile facilmente e rapidamente.

Signora, se vive in un piccolo comune molto banalmente le suggerisco di parlare con qualcuno sopra l’addetto dell’anagrafe. L’assessore, il sindaco, il segretario comunale… Gli mostra le carte con le risposte di ANPR e vedrà che la cosa si risolve. Altrimenti una bella interrogazione in consiglio comunale da parte della minoranza farà fare una figuraccia pubblica al suo comune, e per una cretinata simile certo non hanno voglia di finire sui giornali. Qualcuno prenderà per l’orecchio il dipendente anagrafe e voila.
Comunque resto dell’idea che fino a quando ci sono questi problemi qua, scegliere nomi strani per i figli è tafazziano.

Venerdi scorso abbiamo fatto una bella scenata in comune, entrando in ufficio del segretario e del sindaco, minacciando una bella denuncia e le vie legali. Ci hanno detto di attendere Lunedi. Finalmente lunedi siamo riusciti ad incontrare il responsabile dell anagrafe, visto che era sempre in smart working che, nonostante continuasse a sostenere le sue errate idee, ci ha fatto capire che le cose si sarebbero risolte e che stava aspettando la risposta della prefettura. Nel frattempo, mi ha contattato la società informatica sogei dicendomi che avevano parlato con la prefettura che avrebbe mandato una mail a quel responsabile dicendogli di modificare il nome in anagrafe. Abbiamo aspettato e in serata è arrivato il certificato di nascita con il nome corretto in anagrafe. Avrà probabilmente ricevuto una bella strigliata da tutti, avrà fatto la sua bella figuraccia e le vie legali poi spaventano sempre un po tutti. Cmq lui ha ammesso che in ufficio non era mai capitato un caso del genere e nn sapevano le procedure (non sapevano nemmeno i decreti prima che io glieli mandassi per, email). Credo che Chloé non sia davvero così strano e difficile, bisogna cominciare ad essere determinati e a far evolvere il nostro paese. Adesso il mio comune saprà inserire i caratteri diacritici. Grazie a tutti dei consigli💪

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Congratulazioni per il felice esito e grazie per averci fatto sapere come è andata.

Tanto per ribadire il punto principale: la morale principale della storia non deve essere

  • né che “non conviene rendersi la vita difficile con un nome difficile”, perché se la normativa prevede che si possano scegliere i caratteri diacritici deve essere possibile usare “à” esattamente con la stessa facilità con cui si usa “a”. Non ci possono essere diritti di serie A e diritti di serie B distinti sulla base della facilità di ottenerlo da parte dell’apparato amministrativo. Altrimenti cadiamo in un pericoloso slippery slope: un diritto B che c’è sulla carta come un diritto A, ma è più difficile a livello pratico da garantire rispetto al A cosicché i cittadini tendono ad accontentarsi dell’A quando avrebbero voluto il B, è un diritto che in realtà non c’è. Il che mette in discussione il senso stesso del garantire il diritto (a quel punto Costituzioni, leggi e regolamenti sono carta straccia, se le ragioni pratiche prevalgono su di esse). Non è solo una questione di principio.
  • né che “dobbiamo lottare per l’innovazione e insistere contro l’inerzia e le resistenze”. Anche questo per me non è il punto principale della questione. Chiaramente è vero: ma se fosse solo questa la particolarità della vicenda delle lettere accentate in anagrafe, allora sarebbe “solo” (con tutto il rispetto per l’odissea delle vicende che avete avuto) l’ennesimo esempio di un pattern che si vede quotidianamente (ogni innovazione incontra resistenze e bisogna spingere: vedi i thread sui dipendenti anagrafe che non sanno che si possono rigenerare PIN/PUK di CIE senza rifare la carta, vedi i dipendenti che, poveracci, ogni volta che si introduce un nuovo software comprensibilmente devono impararlo e magari all’inizio hanno nostalgia del software precedente che conoscevano bene, con buona pace dei cittadini che devono necessariamente aspettare più a lungo).

No. La cosa che non mi fa dormire di queste storie, lo ripeto, è un altro. L’autorità pubblica non è tenuta a risolvere tutto o a risolverlo in modo tempestivo. Forse vi stupirete a legger quel che scrivo, ma il dipendente pubblico è liberissimo di non essere in grado di risolvere un problema, liberissimo di non essere al corrente di tutta l’abnorme legislazione/regolamenti/istruzioni per i software, e addirittura libero di non risolvere un problema! Purtroppo succede.
Quello che però possiamo pretendere è che il dipendente dica la verità: che deve verificare presso le fonti istituzionali o altre autorità preposte quale sia la procedura o le regole che non conosce.
Quel che non deve succedere è che il dipendente pubblico menta, dicendo che un diritto non esiste o una procedura non è possibile senza aver provato che è così, perché non ha dato al cittadino il beneficio del dubbio e verificato presso le fonti apposite (una fonte di carta: non “mi ricordo che è così”).

Torno all’esempio della medicina, che conosco bene. A differenza di quanto molti credono, da medico io sono libero di non riuscire a curare un paziente (bisogna però dimostrare di aver fatto il possibile) e libero di non conoscere bene una questione (e allora dirò al paziente: mi spiace, ma non so come guarire la sua malattia: mi informo e riparliamone fra una settimana; oppure: mi spiace, la mando da un collega).
Ma se dico al paziente, in cattiva fede (perché non ho voglia di informarmi) o in buona fede (penso di aver ragione, ma non l’ho verificato! dalle fonti preposte), la sua malattia è inguaribile, quando non ho fonti forti a supportare l’affermazione, allora sto compiendo un atto eticamente (e credo, anche se non ne sono esperto, anche giuridicamente) catastrofico.

Se un cittadino arriva e dice “ho diritto a un drago d’argento del peso di una tonnellata” tu vai a cercare dove è scritto che è così o non è così e glielo provi. Se sputi sentenze andando a orecchio prima o poi sbaglierai.

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Ciao Luca,
Mi trovo di fronte allo stesso problema. Mio figlio h un nome irlandese con una lettera accentata (lui e’ nato in Irlanda e adesso ci siamo trasferiti in Italia per cui devo registrarlo qui) e il comune in cui mi sono trasferita mi dice che è un problema registrare il nome così. Volevo chiederti potresti dirmi il nome del tuo comune o se sai come hanno risolto di modo che eventualmente potrei dire al mio comune di contattare io tuo per farsi spiegare come hanno fatto. Grazie!