Il RTD, prima di tutto deve essere un dirigente, almeno che non sia in un Ente privo di dirigenti, in quest’ultimo caso deve essere un responsabile di settore che svolge funzioni dirigenziali di cui all’art. 109 comma 2 del TUEL.
In secondo luogo, l’RTD sarebbe (non lo dico io, ma il Sen. Coppola, il relatore della legge che estese la figura dell’RTD a tutte le P.A.) l’evoluzione dell’altra figura, prevista dalla L. 39/93 (ora abrogata) del Responsabile dei Sistemi Informativi. Lo dimostra il fatto che le attribuzioni che l’art. 17 del CAD assegna a questa figura, sono per la maggior parte le tipiche attribuzioni del Responsabile dei Sistemi Informativi.
Pertanto il profilo dovrebbe essere quello di colui in grado di progettare/far evolvere/gestire un sistema informativo.
La legge non dice esplicitamente quali siano i titoli richiesti ma specifica chiaramente le competenze necessarie: “adeguate” competenze tecnologiche, di informatica giuridica (diritto dell’informatica) e capacità manageriali.
Da un dirigente ci si aspetta, di default, il possesso di qualità manageriali, mentre le prime due dovrebbero essere più semplicemente ad appannaggio di profili informatici (un informatico è a mio parere l’unico a possedere le “adeguate” competenze tecnologiche necessarie per gestire un sistema informatico complesso come quello di un ente pubblico, e per contro dovrebbe - e ahimè il condizionale qui è d’obbligo - possedere solide competenze di informatica giuridica che altro non è che la normativa del proprio settore).
Nella PA però, per diversi motivi, di informatici in posizioni dirigenziali ne vedo ben pochi…
Un’altra caratteristica fondamentale che, anche se non scritta, è richiesta all’RTD, è quella di avere una conoscenza trasversale dell’Ente in cui opera e una visione complessiva dell’organizzazione. Ciò presuppone che abbia una certa esperienza maturata “girando” fra i vari settori. La rotazione imposta ai dirigenti aiuta, ma anche in questo caso, l’informatico (se fa il suo lavoro) è forse quello che ha maggiore chances di raggiungerla, perchè giocoforza deve conoscere il funzionamento dei vari settori acquisito durante la loro informatizzazione.
Per un non informatico la formazione deve necessariamente prevedere un solido percorso per acquisire le adeguate competenze tecnologiche senza le quali (so già che molti non saranno d’accordo) è davvero difficile svolgere bene quel ruolo.
Ed è anche difficile ben afferrare le norme specifiche, che hanno un carattere spiccatamente tecnico.
Ho qualche dubbio che un qualche Master (ne ho visti anche di c.d. “Master brevi” di soli 3 giorni) se non almeno di secondo livello, possa risultare utile e comunque molto dipende dai contenuti.
Personalmente ho frequentato il Master in “formazione, gestione e conservazione degli archivi digitali” presso l’Università di Macerata (Direttore Prof. Pigliapoco) che, pur non essendo specificamente orientato alla formazione di un RTD, contiene molti elementi formativi utili ed abitua a quella trasversalità (ci sono archivisti, giuristi ed informativi) che per un RTD dovrebbe essere quasi un “credo”.