Noipa categorizza lo smartworking come assenza. Non si tratta di un’assenza ma una modalità di lavoro. Questa scorretta definizione dello smartworking rischia di alimentare inutili discussioni a tutti i livelli tra gli stakeholder della PA, a partire dai cittadini. Si dovrebbe trovare al più presto un’altra modalità di tracciamento all’interno di Noipa per le prestazioni lavorative svolte secondo questa modalità,
Anche altri software di rilevazione presenze per Enti pubblici considerano i periodi di smartworking come “giornate di assenza”, non intese come astensione dal lavoro, ma come assenza dall’ufficio optando per altro luogo di lavoro (cosa che peraltro corrisponde a verità); ciò, ferme le caratteristiche peculiari della tipologia di lavoro, non dovrebbe avere particolari implicazioni (del resto nei ‘tassi di assenza’ sono comprese assenze dal servizio più che legittime, es. ferie, permessi, malattia ecc…, che considerandole in senso negativo sarebbe pura demagogia).
Hai ragione! Ci sono anche le statistiche! Quindi, in fase di estrazione, occorre tener presente che non si tratta di assenza, e categorizzarle correttamente; un’aggiunta di lavoro, un’ulteriore possibilità di errore.
Dal punto di vista informatico, i dati hanno una semantica, che andrebbe “rispettata”, anche solo per ragioni tecniche.
Ma la questione non è solo informatica, ma politica (almeno a giudicare le intenzioni del governo), sindacale, e culturale. Girando per i social network, l’argomento smartworking, è uno dei più divisivi in tema di PA, ed alimentarlo introducendo categorizzazioni errate, non mi pare saggio.
Andrebbe segnalato al team che lavora su NoiPA, contattabile su facebook (cosa che trovo aberrante, ma è presidiatissimo a differenza di altri canali) o sul sito del progetto di migrazione al cloud https://www.cloudifynoipa.it/