Seguendo le indicazioni del Piano in merito alla taglio del 50% della spesa corrente, si possono verificare situazioni paradossali legate alla attuale classificazione delle voci di bilancio dettata dal d.lgs. n.118/2011
Nello specifico, i servizi di sicurezza informatica sono inseriti dentro la voce “U.1.03.02.19.000 SERVIZI INFORMATICI E DI TELECOMUNICAZIONI” e quindi risultano spesa corrente per gli uffici ragioneria, bilancio e controllo di gestione di ogni ente.
Lo stesso problema si pone con i servizi cloud che non possono essere classificati come investimento come invece è l’acquisto del buon vecchio hardware… oggetto più comprensibile e tangibile per chi deve, per legge, inventariare.
Si potranno prevede nelle prossime versioni del Piano (o con le modifiche al CAD) forme di chiarimento e/o allineamento rispetto alle altre norme contabili, di bilancio e di inventariazione che ostacolano (bloccano?) oggi le soluzioni architetturali ICT più evolute?
In effetti questo è un aspetto parecchio ambiguo nel Piano Triennale. Come giustamente evidenzi le indicazioni in esso contenute spostano la spesa ICT da investimento a corrente (secondo la classificazione della 118). Ma hanno come obiettivo la riduzione della spesa corrente.
Com’è possibile ?
Immagino si pensi che eliminando le infrastrutture materiali (es. i datacenter negli enti, o passando dall’acquisto di licenze a sw erogati come servizi) il costo per la manutenzione di queste infrastrutture/software (che è spesa corrente) venga sostituito dal costo degli equivalenti servizi che si prevede essere più basso.
In ogni caso da i tagli del 50% da te citati sono già oggi esclusi quegli acquisti che vanno nella direzione indicata dal Piano Triennale.
Il problema è che, specialmente durante la fase di passaggio, i capitoli in spesa corrente andranno rivisti al rialzo e questo nelle PA è particolarmente complicato.
Sinceramente ho grossi dubbi sulla reale efficacia di questa azione che procede per generalizzazioni che spesso sul campo non hanno riscontri effettivi, specialmente se verrà applicata in modo rigido non differenziando le diverse situazioni di partenza in cui le PA si trovano. Altro rischio che vedo è quello di agevolare un modello neo-centralista che è agli esatti antipodi del modello cooperativo che l’ICT dovrebbe promuovere (oltre che contrario al titolo V della Costituzione che, piaccia o meno, ancora esiste)
il Piano precisa al capitolo undici che il risparmio di spesa corrente richiesto dalla Legge di Stabilità 2016 può essere in realtà considerato come una riqualificazione, in quanto dal perimetro soggetto a riduzione sono esclusi tutti gli acquisti eseguiti tramite CONSIP e gli altri soggetti aggregatori.
Ne consegue che se la spesa viene gestita tramite questi enti non solo non è necessario procedere ad alcuna riduzione ma in teoria è pure possibile eseguire un incremento.
Certo, il tema CAPEX/OPEX posto da @ggentili rimane e dovremo lavorare per una soluzione più solida.
Sì questo è chiaro al netto delle lunghe dissertazioni su cosa volesse dire CONSIP (ossia se fossero da includere le sole Convenzioni/Accordi quadro o anche gli acquisti eseguiti tramite MePA - che pure è di Consip).
Il problema, al di là dei tagli è però che se sposto tutto verso servizi (IaaS, SaaS ecc.) azzererò le spese di investimento portando tutto sui capitoli di spesa corrente. Se si conta che si dovrà incrementare notevolmente la connettività e che anche questa è spesa corrente, va da sè che si avrà un netto incremento delle spese correnti, non vedo come potrebbe essere diversamente.
Non so come funzioni nella PA centrale ma in quella locale questi capitoli sono soggetti a restrizioni notevoli e non solo nel settore ICT. Non sarà semplice, se non interviene qualche modifica normativa, riuscire a compiere questo passo.
Chiedo a @Simone_Piunno un chiarimento sulla frase sotto:
Si parla di Consip o altri soggetti aggregatori… bene, un acquisto fatto in convenzione Consip non rientra sicuramente nel perimetro soggetto a riduzione.
Mentre invece come dobbiamo considerare un acquisto di un bene ICT, di cui NOn vi è alcuna convenzione attiva, espletato sul portale MEPA di consip spa, magari tramita una RDO o una ODA?
Mepa fa parte del grande insieme dei “soggetti aggregatori”?
Per farla breve con un esempio: l’acquisto di generici apparati fatto con una procedura di richiesta di offerta (RDO) su MEPA, rientra nel perimetro soggetto a riduzione o no?
Un’altra domanda, che forse può sembrare stupida ma nella gestione di tutti i giorni di un Ente non lo è affatto: cosa è ICT e cosa no?
Uso un altro esempio per spiegarmi: ho in piedi un centralino voip asterisk che gestisco direttamente, senza il supporto di aziende esterne. Si parla quindi di telefonia, che anche se riconducibile al mondo ICT pur sempre telefonia resta.
Bene, le eventuali spese per l’acquisto di telefoni voip, gateway PRI e BRI le devo mettere nel grosso calderone delle spese ICT o no?
alla prima domanda ho già risposto in maniera affermativa qui
Sulla definizione esatta di cosa sia ICT e cosa no temo che non ci sia al momento una indicazione precisa. Penso però che si possa costruire sulla base dei codici SIOPE, mi informo.
Relativamente a Voip, gateway PRI e BRI sono certamente spese ICT tuttavia il comma 515 della legge di stabilità 2016 dice che il risparmio è al netto dei canoni per servizi di connettività.
dobbiamo quindi razionalizzare un qualcosa di astratto. Nemmeno il legislatore sa dove dobbiamo risparmiare. Ne prendiamo atto.
inoltre nel post che hai linkato leggo:
Dagli obiettivi di risparmio vanno escluse le spese effettuate non solo tramite Consip e altre centrali di committenza, ma anche tramite strumenti di acquisto e negoziazione di Consip e dei soggetti aggregatori (quindi MEPA e SINTEL)
che sarebbe la risposta alla mia domanda: mepa è considerato come consip o no?
Mi pare di capire che l’interpretazione verte sul SI, quindi le spese fatte via MEPA non rientrano nel perimetro da razionalizzare. Giusto?
Ma allora cosa dobbiamo razionalizzare di preciso? E’ dal 2016 (legge 208/2015) che siamo obbligati ad utilizzare consip e mepa per tutti gli acquisti di carattere informatico, di qualunque importo. Anche un mouse deve passare da Mepa.
Corteconti lo ha detto e ribadito: se per acquisti generici si è obbligati ad passare da Mepa solo per importi superiori a 1000 euro, così non è per gli acquisti di carattere informatico.