Titillium typeface, perché?

La scelta del carattere tipografico è il frutto di tests quantificabili (su dispositivi con risoluzioni differenti, utenti di fasce di età rappresentative, ecc.) in merito alla leggibilità, tracking, kerning e leading? Se questi tests esistono inoltre, sarebbe possibile vederne i risultati online?

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Ciao, vedo questo post per caso, rispondo comunque.
La scelta è antecedente al mio arrivo nella PA, per cui non ho “vissuto” quel momento. Ti giro comunque un post Medium che potrebbe rispondere in parte alla tua domanda:

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Buongiorno,
ho trovato questo topic cercando su Google e mi ci aggancio :slight_smile: .
L’articolo indicato su Medium non mi sembra dia una risposta a @Francesco_Giudice riguardo test, leggibilità, accessibilità, ecc.
In particolare mi interesserebbe sapere se il font Titillium Web è stato considerato più accessibile di altri font, ad es. Ubuntu, in particolare per utenti con problemi di dislessia.

grazie!

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Scusate, qualcuno sa almeno a chi potersi rivolgere per chiedere informazioni in merito?
grazie

Vorrei segnalare che il font Titillium, per quanto estremamente valido, fra i suoi glifi non comprende quelli sempre più utilizzati da coloro che siano interessati e interessate a una comunicazione rispettosa della visibilità del genere femminile in caso di indeterminatezza del soggetto o di gruppi misti, nonché inclusiva di tutte le identità di genere, comprese quelle non binarie.

Questi due glifi, la schwa (“ǝ”) e la schwa lunga (“з”), sono stati utilizzati da varie pubblicazioni in stampa, nonché da numerosi siti web.

Nell’ottica di una futura integrazione nella comunicazione della PA di una comunicazione più rispettosa da tutte le identità non sarebbe difficile aggiungere a Titillium questi due glifi oltre, ovviamente, ai corrispettivi maiuscoli (“Ǝ” ed “З”).

Ulteriori informazioni sull’italiano inclusivo sono sul sito monografico dedicato: www.italianoinclusivo.it.

Aggiungere un glifo a un font male non fa.
Poi bisognerebbe fare una riflesione seria, extra informatica, sull’argomento, in cui la comunità accademica dei linguisti sia di supporto per un intervento normativo ufficiale.
Così è la giungla. Personalmente (tanto la questione mi sembra ancora a queste dimensioni), trovo molto meglio, se non si possono usare termini collettivi, escludere un genere piuttosto che utilizzare simboli extra-alfabetici

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Faccio anche una postilla.
In realtà poi la questione ha delle implicazioni implementative (informatiche) non da poco.
In altra sezione del forum si e’ dato conto delle difficoltà per gli uffici di anagrafe e stato civile di inserire segni diacritici (diciamo lettere accentate) nei nomi.
La comune esperienza ci consente di imbatterci in situazioni (messaggi email, pagine web ecc.) in cui compaiono caratteri astrusi al posto di comuni lettere accentate o simboli innocui d’uso comune. Colpa delle codifiche, delle decodifiche, dei 7 bit che sono diventati 8 col tempo, ascii, unicode ecc.

@Luca_Boschetto Una curiosità, invece: il carattere jolly inclusivo onnicompensivo come andrebbe letto? Non si corre il rischio di escludere veramente categorie particolari (tipo i non vedenti che usano sistemi di lettura automatica), nel giusto proposito di non urtare sensibilità che meritano di essere rispettate?

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Non conosco la risposta a questo, ma approfitto per esprimere il mio gusto personale.
Trovo che questo font sia meraviglioso, esteticamente adattabile a tutte le circostanze, non appesantisce, contiene il giusto equilibrio tra modernità, semplicità e leggibilità.
Vedo anche con piacere che lo si sta adottando a tutti i livelli della comunicazione di PA (congiuntamente con il resto delle linee guida).
Secondo me è stata fatta una mossa geniale.