Trattamento IVA della prova gratuita

Questa è una domanda su cosa inviare a SDI in caso di prova gratuita di un prodotto SaaS.

Il nostro sistema è integrato con Stripe e generiamo fatture per SDI tramite OpenAPI. Ha funzionato perfettamente per due anni. Ma presto lanceremo un nuovo prodotto che avrà una prova gratuita, ad esempio il primo mese gratuito.

C’è un grande disaccordo tra i nostri commercialisti e le interpretazioni della legge che posso trovare online. La loro posizione è che una prova gratuita è un regalo su cui dobbiamo comunque pagare l’IVA, anche se fatturiamo zero euro. Questo è incoerente con ciò che trovo online. Ed anche assurdo, secondo me.

Sto cercando di ottenere più opinioni. Queste sono le opzioni/opinioni che riesco a trovare:

Opinione 1: una prova gratuita con lo scopo di promuovere un prodotto non è un evento imponibile, o addirittura un evento di fatturazione. Non è necessario inviare nulla a SDI per una fattura di prova gratuita, ma i registri devono essere conservati in caso di verifica (le fatture Stripe per zero euro esistono ancora).

Opinione 2: La fattura da zero euro dovrebbe comunque essere inviata a SDI, ma non dovrebbe essere aggiunta l’IVA, perché l’IVA viene sempre addebitata sull’importo effettivamente pagato, che in questo caso è pari a zero euro.

Opinione 3: Dobbiamo pagare l’IVA di tasca nostra se diamo agli utenti un primo mese gratuito. Se quel primo mese fosse stato pari a 0 invece di, ad esempio, 19,99, dovremmo pagare 19,99 x 0,22 = 4,39 euro di tasca nostra per l’IVA. E il modo per aggirare il problema è addebitare 0,01 euro per il primo mese, il che sarebbe ostile al cliente. Questa è la posizione dei nostri commercialisti.

Opinione 4: Una prova gratuita può essere vista come uno sconto del 100%, quindi questo è uno sconto, su cui dobbiamo comunque pagare l’IVA, anche se il cliente non paga nulla, perché è un regalo. Questa è la posizione dei nostri commercialisti.

Opinione 5: Una prova gratuita può essere vista come uno sconto del 100%, ma quando lo sconto viene fornito “at the time of supply” (il termine utilizzato nella legge UE sull’IVA), riduce semplicemente l’importo pagato e quindi la base IVA. I nostri commercialisti non sono d’accordo, ma questo è esattamente ciò che viene affermato negli esempi che ci inviano.

Mi piacerebbe sentire chiunque abbia esperienza in questo settore.

Grazie,

Per

Per fortuna proprio ieri Mario Draghi ha messo in chiaro sul Financial Times che con questo tipo di regole ci stiamo facendo del male da soli, molto peggio che con i dazi americani.
Sto provando dei server online (hosting) e per risolvere un problema simile alcuni fornitori offrono il primo mese a 1 EUR alle condizioni contratto annuale, 1. mese a 1 EUR, durante il 1. mese diritto di recesso fino al 29. giorno. Dal 30. giorno scatta il contratto regolare su base mensile e con preavviso di terminazione a 30gg.

Non riesco proprio a capire perché questo non sia semplicemente un campione gratuito. La legge è già consolidata, se ad esempio vengono regalati gratuitamente flaconi di profumo o caramelle o un CD di una band, si tratta semplicemente di promozione del prodotto con l’obiettivo di venderne di più.

Perché una prova gratuita (primo mese gratuito) non è semplicemente un campione gratuito?

Possiamo essere in milioni di persone d’accordo nel merito, ma se c’e’ una regola questa va rispettata e se la regola e’ incomprensibile o contraddittoria di solito non e’ il “potere” a sbrogliarla ma l’incombenza viene lasciata ai comuni cittadini. Che o si piegano, o arrivano dopo 10 anni in Corte costituzionale, o fanno la rivoluzione (con tutti gli svantaggi e i problemi che ne derivano).
Qualche mese fa un giornale pubblico’ la storia di un dipendente delle Belle Arti, non ricordo i dettagli, che dovette combattere sei mesi per avere dalla sua intendenza il permesso di pubblicare su una rivista specialistica foto fatte da lui pagando 4 EUR di marche da bollo. Aveva calcolato che il tempo perso da lui ed altri ammontava a qualche 10,000 EUR, ma questo non interessa a nessuno. Nello specifico il problema era che nessun dirigente voleva o poteva dargli l’autorizzazione necessaria.
Per questo ho suggerito una soluzione pragmatica e applicata da altri. Se uno e’ interessato a un prodotto sborsa volentieri 1 EUR per provarlo, voi fate una fattura regolare, e i commercialisti non devono scatenare una guerra civile.

Capisco il tuo punto di vista, grazie!

@PerHolmes interessati anche noi, se trovi una soluzione puoi postare? Grazie.

Non sono un commercialista, quindi prendete le mie parole cum grano salis, ma che io sappia le prestazioni di servizio gratuite per fini imprenditoriali non sono soggette a IVA (e in questo caso il fine imprenditoriale sarebbe quello di invogliare il cliente ad acquistare il servizio a pagamento).

Mi viene in mente ad esempio la risposta a interpello 237/2019 dell’A.d.E. nella quale si chiede se siano assoggettati a IVA dei corsi offerti gratuitamente agli studenti.

Quindi mi verrebbe da pensare che l’opinione 2 di @PerHolmes sia quella corretta. Invio di fattura da 0 € a SDI e IVA a 0.

Se così non fosse, comunque, l’opzione 3 (vendere a 0,01 € anziché darlo in omaggio) sarebbe palesemente un “trucco” per aggirare la legge.

Però ripeto, questa è la mia interpretazione e non sono un esperto in materia. Accolgo molto volentieri eventuali correzioni in merito.