Da dirimere in seno all’AgID e Ministeri coinvolti, soprattutto per la circostanza di interesse (cliente PA) che prevede di fatto l’eliminazione di dati conservati. La proposta di un conservatore accreditato alternativo è (forse) utile per dare continuità e teoricamente “maggior” stabilità e sicurezza dei dati conservati; ben venga, ma nasconde nuovi rischi. Per evitare un mercato secondario di archivi e affidamenti, ma soprattutto a tutela di tutti i soggetti coinvolti, la fase di comunicazione dovrebbe in questi casi almeno prevedere l’avvalimento della Soprintendenza di riferimento, requisito necessario alla “migrazione” degli archivi di conservazione formati dal conservatore uscente ad altro soggetto che non potrà “validarli tout-court”, magari valutata rispetto a evidenze di precedenti azioni analoghe o piani di migrazione ad hoc, affinità tecnologiche e dopo aver compreso l’effettiva consistenza e correttezza dei fondi di archivio formati ed eventuali rettifiche da apportare in fase di riversamento (es. riclassificazione); diversamente sarà meglio procedere esclusivamente con la restituzione dati al cliente (soggetto produttore, PA), una semplice comunicazione alla Soprintendenza, la verifica e la riconservazione dei dati (e delle precedenti evidenze di conservazione) presso il fornitore subentrante.
Su restituzione/trasferimento dati conservati, cifrati, la verifica di “validazione” a valle del trasferimento, trova nella PA/Produttore l’unico soggetto in grado di confermare la bontà e completezza dei dati estratti dal sistema di conservazione uscente. Un chiarimento su questo passaggio, sui ruoli e le responsabilità richieste dai vari attori, sarebbe utile; meglio se uniforme alle altre azioni di archivio che comportano alterazione o distruzione dei dati conservati (es. Scarto, migrazione tra conservatori, conversione, ecc).