Calcolo del codice fiscale con caratteri non latini

Buongiorno,
vorrei calcolare il codice fiscale per una persona con nome o cognome composto da caratteri non latini (es: Skłodowska).

Non ho trovato informazioni in merito: come devo gestirli?

  • Ignoro il carattere e quindi creo un CF che inizia con SKD.
  • Translittero il carattere e quindi creo un CF che inizia con SKL.
  • oppure c’è un altra modalità?

Avete qualche documentazione ufficiale da segnalare?

Tutti i passaporti esteri di paesi che adottano caratteri non latini riportano la traslitterazione in caratteri latini. Questo in virtu’ della Convenzione che ne regola l’uso.
Quindi e’ gia’ disponibile una versione ufficiale del nome in caratteri latini ed e’ quella che va usata.

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è che non mi torna nessuno degli approcci: ho provato a simulare con dei siti e a verificare sul sito dell’Agenzia delle Entrate usando la pagina “Verifica e corrispondenza tra il codice fiscale e i dati anagrafici di una persona fisica” ma falliscono tutti. Però non mi pare ci sia un calcolatore dell’Agenzia delle Entrate e quindi non riesco a capire quale sia l’algoritmo giusto.

Ho fatto le prove con il seguente personaggio fittizio:

Campo Valore
Nome Marie Salomea
Cognome Skłodowska
Sesso Femmina
Luogo di nascita Polonia (Z127)
Data di nascita 2000-11-07

Ottenendo:

Sito Valore calcolato Note
avvocatoandreani.it
codicefiscaleonline.com
codicefiscale.com
miocodicefiscale.com
SKDMSL00S47Z127M Credo ignori il carattere ł
codicefiscale.it SKLMSL00S47Z127J Credo faccia la traslitterazione ł=L

Deve usare il nome gia’ traslitterato come risulta dai documenti della persona rilasciati dallo stato di cittadinanza, non puo’ traslitterarli lei.
Peraltro, come penso gia’ sappia, il CF e’ quello rilasciato dall’Agenzia delle Entrare, non puo’ calcolarlo e presumere che sia corretto, soprattutto per i nati all’estero in quanto l’omocodia, in questi casi, e’ molto piu’ probabile.

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Quindi secondo lei l’unico calcolatore corretto è quello di codicefiscale.it che esegue la traslitterazione (gli altri non dichiarazione che il nome/cognome debbano essere già traslitterati).

Esiste un documento dove viene spiegato che va fatta la traslitterazione prima?

(sì, sì, sono conscio che potrebbero esserci problemi di omocodia, ma per quello che devo fare va bene questo “rischio”).

Non e’ quello che ho detto. Deve guardare il passaporto.

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C’è però un documento (legge, norma, regolamento, etc) che esplicita che il nome dev’essere traslitterato in un certo modo e non quello originale?

A me servirebbe andare alla fonte, altrimenti è tutto opinabile.

A questo punto non ho capito se lei ci e’ o ci fa.
In Italia, per i cittadini stranieri, non si procede a nessuna traslitterazione. Tutti hanno gia’ un nome in caratteri latini proprio per questo motivo.

(Nessun impiegato dell’anagrafe sarebbe in grado di translitterare un carattere cinese o giapponese.)

@dicaeffe La fonte e’ molto semplice. Gli standard ICAO sui passaporti MRP (vedi sotto), che seguono tutti, ma proprio tutti gli stati, Corea del Nord compresa.
Devono, altrimenti i passaporti non standard non vengono accettati dagli altri. Servirebbero come la tessera di iscrizione al Club di Topolino.
Secondo gli standard ICAO ogni pagina principale ha un formato standard. Il nome/ cognome del titolare e’ riportato in caratteri latini. Alla traslitterazione pensa lo stato di origine. Per tutti gli altri stati vale quello che e’ stato traslitterato.

OT Due aneddoti.
Quando in Libia c’era ancora Gheddafi il paese pretendeva la traslitterazione del nome del titolare del passaporto in caratteri arabi. Diverse questure italiane dovettero offrire il servizio, su una pagina interna, con un timbro apposito. Altrimenti, addio commesse nel paese.
In URSS i nomi russi sui passaporti erano traslitterati secondo la grafia francese, il presidente attuale si chiamerebbe Poutine. Dopo l’indipendenza della Russia due autorita’ potevano emettere passaporti per l’estero, il Min. Aff. Esteri e la Polizia. Quest’ultima aveva pero’ iniziato a usare la traslitterazione inglese. Con il risultato che personaggi dalle fedine penali pesantissime una volta entrati nelle black list di qualche ambasciata occidentale si facevano fare - legalmente - un nuovo passaporto con l’altra grafia. Gli USA capirono subito la cosa e i loro computer rilevarono entrambi i formati, i paesi europei no, aprendo porte che per molti sarebbero dovute restare chiuse.

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Si moderi per favore. Se vuole può anche smettere di rispondere ma non si permetta di offendere.

Cosa intente? A me risultano esserci molti nomi e cognomi di origine italiana con caratteri diacritici (accenti, dieresi ed altre forme) che non rientrano nei caratteri ASCII da A a Z.
Analogamente si aggiungono i cognomi di orgine non italiana che possono portare altre lettere (come la “L” barrata del mio esempio Skłodowska).
Tutte queste persone possono avere un CF: mi domando solo come possa essere calcolato perché non ho trovato linee guida e credo neanche lei visto che non me le ha fornite.

Forse non è chiaro il caso d’uso da cui sono partito: mi sto mettendo nei panni di un operatore che chiede al cliente di dettare il cognome, nome e CF. Poi l’operatore vuole verificare con un sofware se il codice fiscale inserito sia coerente con i dati anagrafici (come già detto, questo ovviamente non crea problemi con il tema degli omocodi poiché sto facendo un calcolo inverso e quindi prendo atto che il codice dettato sia omocodico).

La domanda è dove trovo scritto quale sia la forma del dato “nome” e “cognome” da usare. Posso fare la traslitterazione automaticamente, non c’è problema…ma vorrei sapere se è l’operazione giusta (in base ad una fonte attendibile). Basta cercare in questo forum per trovare persone che dicono che il loro nome/cognome si scrive in un modo, ma in un database è scritto in un modo e sull’atto di nascita in un altro. Alla luce di ciò, ricihedere quale sia la fonte della verità non mi sembra una domanda stupida.

Ed anche se lo fosse, il forum serve ad aiutare ed illuminare anche i più ignoranti.

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Lo standard ICAO 9303 sugli MRD (machine readable documents, a cui aderiscono passaporti e CIE) nella parte 3 descrive l’area VIS (quella visiva) e dice che

Latin-alphabet characters, i.e. A to Z and a to z, and Arabic numerals, i.e. 1234567890 shall be used to represent data in the VIZ. Diacritics are permitted. Latin-based national characters listed in Section 6.A “Transliteration of Multinational Latin-based Characters”, e.g. Þ and ẞ, may also be used in the VIZ without transliteration. When mandatory data elements are in a language that does not use the Latin alphabet, a transcription or transliteration shall also be provided.

Quindi sono anche ammessi alcuni caratteri senza che siano traslitterati.
Questo vuol dire che l’operatore si ritrova un nome con scritto ẞ e non penso si metta a verificare come traslitterare.

Non ho letto tutte le specifiche tecniche, quindi magari da qualche parte c’è una scappatoia. La mia speranza era che qualcuno conoscesse un caso reale analogo a quello ipotizzato nel post precedente per suggerirmi come fosse stato gestito.


p.s.: per area VIS si intende quella leggibile da essere umano, quindi la parte alta del documento escludendo la MRZ (machine readable zone) caratterizzata dai tipici caratteri riempitivi “<”.

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Ho avuto modo di vedere parecchi passaporti in lingue con caratteri latini extra 26 A-Z, e la forma usata era sempre traslitterata, ad es. Müller → MUELLER (OT: in Germania le discussioni vertono sul fatto che il titolo accademico “Dr.” diventa parte del cognome e questo sui documenti crea casini al’infinito, tipo “Fritz Dr” :smile: )

In Italia l’unico ente di riferimento e’, come sappiamo, l’Agenzia delle Entrate. Non ho idea se loro assegnino i C.F. nei casi qui discussi in base a una legge, un regolamento, o disposizioni interne. Occorre chiedere a loro. All’atto pratico un C.F. non puo’ comunque essere assegnato da un Comune. In mancanza di una traslitterazione sul passaporto spetta all’Agenzia delle Entrate decidere se Skłodowska diventa SKLODOWSKA, SKUODOWSKA o altro.

Non e’ nemmeno detto che tale documento o disposizione formale esistano. In Italia sono stati necessari piu’ di 40 anni per definire una legge, parziale, riguardo l’identita’ degli esuli giuliano-dalmati. Non per chissa’ quali sussidi, ma per una banalissima questione di sigle di provincia.

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@dicaeffe Per quanto riguarda un software di verifica, forse sarebbe opportuno mantenere flessibilita’ e accettare 1-2 caratteri di differenza. Chi si presenta a uno sportello deve peraltro dimostrare di avere effettivamente un certo codice mostrando Tessera Sanitaria o Carta d’Identita’.

Il sistema di codifica del C.F. è ancora oggi regolato, a quanto mi consta, dal D.M. Finanze 23/12/1976: Documentazione Economica e Finanziaria - Dettaglio Atto Normativo … il che comporta che tutti i caratteri debbano essere resi traslitterati (e suppongo che: 1) il dato di conversione dei segni non latini debba arrivare all’Agenzia delle Entrate già pronto e 2) i segni diacritici siano convertiti nei loro equivalenti non diacritici).

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Il passaporto contiene una rappresentazione univoca, scelta dallo stato che lo rilascia, del nome in caratteri latini.

The only characters allowed in the MRZ are a common set of characters (Figure 4) which can be used by all States.
National characters generally appear only in the computer-processing systems of the States in which they apply and are
not available globally. They shall not, therefore, appear in the MRZ.
Diacritical marks are not permitted in the MRZ. Even though they may be useful to distinguish names, the use of
diacritical marks in the MRZ would confuse machine-reading equipment, resulting in less accurate database searches
and slower clearance of travellers.
The number of character positions available for data in the MRZ is limited and varies according to the type of MRTD.
The length of the data elements inserted in the MRZ must conform to the size of the respective fields as specified in the
MRZ data element directory in the applicable Part 4 to 7 of Doc 9303.
In some instances, names in the MRZ may not appear in the same form as in the VIZ. In the VIZ, non-Latin and national
characters may be used to represent more accurately the data in the script of the issuing State or organization. Such
characters are not permitted in the MRZ.

Non ho offeso nessuno… continuo a chiedermelo sinceramente.
Un altro troll in Ignore…

Il passaporto contiene gia’ nella MRZ una rappresentazione del nome in caratteri latini ASCII (senza diacritici o altri caratteri latini permessi nella VIZ). Quello e’ sempre quello che fa fede per il rilascio del C.F. (specialmente se si tratta di stranieri).

Comunque a questo Link sono presenti le regole di traslitterazione per i caratteri diacritici adottate dall’agenzia delle entrate (spoiler: sono quelle ICAO).

ANPR consente la rappresentazione dei caratteri diacritici, ma memorizza anche la versione traslitterata che e’ stampata anche sul tesserino del C.F. insieme alla versione originale del nome (questo al fine di legare il C.F. anche al nome non translitterato).

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L’operatore medio non sa leggere la MRZ, per questo c’è la VIS, dove lei stesso cita che non è detto contenga i dati traslitterati.

E’ per questo che il codice fiscale non lo rilascia l’operatore medio, ma l’Agenzia delle Entrate.

La circolare del ministero dell’Interno è utile, ma parla del INA-SAIA che connette le anagrafi dei comuni e non sono sicuro che abbia impatti sull’anagrafe tributaria (da cui invece viene generato il CF) che comunque aveva già dovuto affrontare il problema prima del 2008.

Grazie del link. Leggendo il DM il titolo dell’articolo 1 mi aveva illuso di aver trovato finalmente la fonte. Peccato che in pratica non dettaglia quali siano i sistemi di “codificazione” ne fornisce riferimenti dove approfondire.

Art.1
Iscrizione all’anagrafe tributaria secondo sistemi di codificazione.

In vigore dal 13/01/1977
Le persone fisiche, le persone giuridiche e le societa’, associazioni ed
altre organizzazioni di persone o di beni prive di personalita’ giuridica
sono iscritte all’anagrafe tributaria secondo appositi sistemi di
codificazione.

Ho trovato l’audizione del 2016 del direttore dell’AdE ad una commissione parlamentare che dice:

l’assegnazione del codice fiscale ai cittadini stranieri presenta spesso delle criticità, legate alle caratteristiche dei sistemi anagrafici dei paesi di provenienza, a volte non facilmente riconducibili allo standard nazionale.
Al riguardo, bisogna chiarire che la vera criticità non è nella “costruzione” del codice fiscale per il suo attuale algoritmo di calcolo, ma nel fatto che non esistono regole standardizzate e comuni a tutti gli enti per ricondurre correttamente le anagrafiche degli stranieri alla struttura di quelle nazionali e per lo specifico trattamento e memorizzazione in banche dati in assenza di uno o più elementi.

Quindi, se non interpreto male, non esisteva una linea guida univoca ma ogni amministrazione trasmetteva i dati traslitterandoli in modi diversi. Infatti:

La mancanza di regole universalmente adottate porta al disallineamento dei dati, al non corretto/non univoco riconoscimento del soggetto, alla duplicazione di posizioni negli archivi con dati diversi ma riferiti alla stessa persona.

Nelle righe successive dice che l’ANPR sicuramente avrebbe introdotto un aiuto a ridurre queste casistiche e che era già stato adeguato il sistema informativo alla circolare n. 1/2008 del Ministero dell’Interno (citata da Ettore Mazza prima) e al decreto del 2 febbraio 2009 del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione; entrambi ispirati allo standard ICAO 9303 (citato da GiP).

Provando a fare una sintesi:

  • se non ho capito male, dagli anni '70 ai primi anni '10 non c’erano linee guida univoche su come gestire caratteri non latini. Questo ha creato situazioni per le quali non è possibile verificare automaticamente se il CF è coerente con i dati anagrafici.
  • l’introduzione dell’ANPR ha introdotto una standardizzazione (anche se a giudicare da alcuni post sul forum forse il problema persiste e ce lo trascineremo ancora un po’).
  • questo è uno dei motivi per cui hanno introdotto l’ANPR-id (che però chissà quanto tempo ci metterà a subentare in tutti i servizi della PA).

vi torna?