Ci siamo arrovellati molto su questo punto.
La decisione di rendere IO disponibile prima di tutto come app è stata presa all’inizio del progetto dal team Digitale al tempo di Diego Piacentini - che, essendo stato per anni Senior Vice President di Amazon, ne capiva molto sia di web sia di come rendere una tecnologia consumer-friendly. Anche le persone di cui si era circondato erano tutte ben qualificate (informatici, project manager: si voleva dare un taglio alla tradizione di progetti di innovazione falliti perché guidati - con tutto il rispetto! - da giuristi e burocrati).
All’epoca, mi ricordo, ci avevano ragionato per mesi. Addirittura, la stampa riteneva il Team una perdita di tempo e di denaro, perché perdeva troppo tempo a pianificare bene e dopo un anno non si era ancora visto alcun risultato. Mentre invece sappiamo che decine di progetti precedenti (per dire, almeno due tentativi falliti di una CIE dal 2000) erano falliti perché, evidentemente, pianificati male.
Credo che sia troppo facile ora puntare il dito e dire che la decisione sia sbagliata senza sapere le tante considerazioni che saranno state fatte allora. Di solito le cose cambiano quando ci vengono dati tutti gli elementi e il contesto in cui una decisione è stata presa. Credo che abbiamo tutti fatto l’esperienza di una persona che non fa il nostro lavoro e mette in dubbio le nostre decisioni, mentre noi sappiamo MOLTE cose che chi critica non sa 
L’opinione che mi sono fatto è la seguente: si voleva creare qualcosa di disruptive, portando la PA direttamente nelle tasche dei cittadini. Più vicino di quanto fosse mai stata prima. Portarla “solo” su browser, si sarà pensato, avrebbe creato “solo” un duplicato di quelli che erano i (pochi) servizi già presenti sui siti web indipendenti delle PA. Non avrebbe aumentato la platea: le (pochissime, negli scorsi anni, e tuttora poche) persone che si sarebbero sedute davanti al desktop per interagire con la PA su browser sarebbero state esattamente le stesse che già lo facevano. A occhio, questo ragionamento ha senso: una app era ed è effettivamente una cesura rispetto al passato.
Siamo tutti d’accordo, però, che IO web sarebbe assolutamente necessaria; che una app non può, per i motivi che lei giustamente dice, neanche lontanamente garantire l’accessibilità alla PA che il “portale unico alla PA Italiana per tutti i cittadini” dovrebbe garantire; e, a mente fredda, sarebbe stato meglio, come minimo, progettare un portale web contemporaneamente (e non solo “in seguito”). Va bene il valore simbolico della app sullo smartphone, va bene la famosa storia di “Anna” su Medium (che comunque le consiglio di leggere @Alessio_Zamboni, se non l’ha già fatto), ma rimane il fatto che se un commercialista deve inviare alla PA documenti importanti non lo farà certo da smartphone.
Sono anche perfettamente d’accordo con lei sul fatto che le spiegazioni di questa scelta che si trovano ora sono del tutto insufficienti, e che ci sarebbe più utile, per capire meglio, ripercorrere il ragionamento fatto allora - ha ragione.