IT Wallet

Grazie Lorenzo speriamo Che Questa digitalizzazione arrivo Il prima possible,come mi.auguro per Il padsaporto,poterlo rinnovare online E in Digitale darebbe Il Massimo a livello di risparmio di tempo!!!

Mark my words: ci saranno ENORMI problemi a farlo partire perchè già adesso ci sono levate di scudi dai no vax (e chi li segue) che visto che si riusa la piattaforma green pass, sostengono che si vuole creare un sistema di controllo totalizzante ed antiliberale. Quindi aspettatevi articoli di giornale disinformanti, interrogazioni parlamentari, post deliranti sui social, disinformazione galoppante e boicottaggio attivo. Chi si occuperà di questo progetto sarà preso per sfinimento.

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A me l’unica cosa che rende perplesso è la volontà di imporre a tutti i costi la CIE come mezzo unico di autenticazione per l’accesso alla “nuova” app IO: già in questa sede su questo forum si vedono i tantissimi problemi di accesso (che sono molto più rari nello SPID, indubbiamente più semplice e veloce). Non ho mai capito perché non dotino ogni cittadino di un token hardware per il codice OTP o affine (tipo ex lettore bancoposta o token bancario).

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Perché quei Token costano ed hanno una durata limitata nel tempo solitamente 5 anni.
Per il resto sono d’accordo con te.
La CIE ha ancora fin troppi problemi, e costringe il cittadino ad comprarsi un lettore per desktop costo sui 35€ - 40€ o un telefono dotato di NFC compatibile con la CIE, molti degli smartphone più economici non hanno NFC, ed altri smarphone pur avendo NFC hanno seri problemi a riconosce la CIE.
Comunque per adesso lo SPID continua ad essere accettato per fortuna.

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Forse ho capito male io ma non mi semrbava che si riusasse la piattaforma del GreenPass, si usa solo un codice QR.

E sempre da quello che ho letto non tutti sono concordi ne ritenere che si userà un codice QR per la validazione.

La tempistica delineata dall’articolo vale per quel che vale :joy::joy:

Appena pubblicato sulla G.U.C.E. del 30/4/2024

Regolamento per l’istituzione del quadro europeo relativo a un’identità digitale

Siamo almeno in due a non averlo capito. E’ la tecnologia piu’ semplice, meno invasiva, piu’ universale e soprattutto piu’ sicura. Inoltre non dipende da uno smartphone con sistemi operativi chiusi (tutti e tre, l’Europa di propri non ne ha) e abbonamenti obbligatori. Oops, forse mi sono dato da solo la risposta…

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Ne esistono, a un costo intorno a 10EUR, con uno slot per ad. es. un token con chip e possiblita’ di cambiare la batteria. Raddoppiamo pure il costo e mettiamoci un sensore NFC. Avremmo uno scatolotto di dimensioni carta di credito con un piccolo visore, si avvicina la CIE o TS, sul visore appare il codice OTP. Fatto. Se dopo alcuni anni si esaurisce la batteria resta possibile cambiarla, a differenza delle microchiavette con batteria incorporata e inaccessibile. Ho usato per anni questo sistema per internet banking quando abitavo all’estero. Uno dei vantaggi rispetto alla microchiavetta era un visore molto piu’ grande e con ottimo contrasto, a prova di over 80.
Le stesse funzioni potrebbero venire gestite da una app su smartphone, per chi lo vuole fare. O su desktop, per chi lo vuole fare.
Ricordo un precedente. Quando ci fu il passaggio da Lira a Euro l’allora presidente del consiglio invio’ a tutti gli italiani un microcalcolatore di conversione. Quindi, dove sta il problema di fornire a ogni residente che lo richieda, magari a pagamento, questo micro hardware?
Ancora piu’ semplice sarebbe il calcolo OTP con seed, se solo ci comunicano di persona la chiave segreta. Esistono le raccomandate con ricevuta di ritorno, si potrebbe richiederlo in Comune. E’ tutto cosi’ dannatamente difficile per spingere verso smartphone & app?

Semplicemente si sta seguendo la stessa direzione dell’industria informatica che sta andando verso la riduzione dell’hardware che dobbiamo tenere in tasca (meno card e più app, meno portafoglio gonfio e più smartphone, meno token-key e più authenticator su telefono, etc).

  • Il “pro” è che semplifichi l’esperienza utente (UX) perché le app funzionano più o meno nello stesso modo.
  • Il “contro” è che stai creando un single-point-of-failure (un unico punto critico).

A questo aggiungi che lo smartphone è meno costoso per l’erario visto che se lo paga il cittadino il quale tra l’altro può scegliere quale è più adatto ai suoi ulteriori bisogni e/o al suo budget personale (es. con i ricondizionati).

Concordo che si dovrebbe mantenere una linea legislativa che resta neutrale rispetto la tecnologia da usare, così da permettere alle migliori soluzioni di affermarsi. Però non possiamo pretendere che l’erario manutenga troppe soluzioni in parallelo: è un costo non indifferente mantenere in contemporanea app per tante versioni di Android, tante di iOS, tante versioni di card (CIE), tanti tipi di token-key, etc.
Ad un certo punto devi smettere di garantire il supporto (anche perché alcune versioni di sistemi operativi sono ormai troppo insicure per poter essere usate in contesti così delicati come quelli del wallet).

Negli USA, e non solo li’, quando furono introdotte carte di credito, carte di sconto ecc. uno status symbol era proprio avere il portafoglio gonfio di tessere di plastica colorate. Argomentare, allora, che la cosa non aveva senso e che molte soluzioni potevano avere forma virtuale sarebbe stato una battaglia contro i mulini a vento.

Da numerosi colleghi ero considerato “povero” perche’ mi bastavano un bancomat, una carta di credito aziendale, una personale e la tessera dell’autonoleggio. Ci giravo il mondo.

Piu’ il fatto che al momento la UE non controlla le tecnologie necessarie, e se continua cosi’ non le controllera’ ancora per qualche decennio

Concordo. Pero’ se io e lo stato ci mettiamo d’accordo che oltre ai dati anagrafici uso un PIN che conosco solo io e un seed di lunghezza adeguata comunicato di persona e non accessibile a terzi possiamo costruirci sopra un numero infinito di metodi di identificazione e validazione. Continuo ad avere l’impressione che si confidi nel potere taumaturgico della tecnologia, ovviamente spinto da chi la tecnologia la vende, per non risolvere altri aspetti della stessa questione, spesso immateriali. 27 legislazioni europee invece di una, amministrazioni che decidono in modo scoordinato, il non prevedere punti di contatto fisici per il pubblico e moltissime altre. Un esempio tra quelli spesso trattati in questo forum, perche’ la CIE che e’ solidissima come mezzo di identificazione non ha valore di firma? Manca una certificazione. Se il Ministero la richiede il problema e’ risolto. Ma non la richiede. Quanto dipende dalla tecnologia e quanto da lobby e manine varie?

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Ma c’e’ da qualche parte una spiegazione di cosa sia una patente, una tessera sanitaria o una carta d’identità solo digitale?

L’identità digitale si sa cosa sia, immaginarsi che vi si possano associare altre informazioni (da fonti piu’ o meno autorevoli) e condividerle in fase di autenticazione a un servizio online è abbastanza semplice. E anche immaginare che si controlli tutto da app IO.

Sulla patente digitale mi pare che ci sia molta più libertà di immaginazione…

E’ possibile usare una carta d’identita’ digitale per il login con CIE? Sarebbe un paradosso dovere usare una carta d’identita’ materiale per accedere a servizi digitali. E una nel wallet a sostituzione di una cartacea.

Se la carta diventa immateriale e’ possibile gestirla con un programma Linux, volentieri se open source, oppure si resta legati alla materialita’ di uno smartphone e alla prigionia di sistemi operativi proprietari, extraeuropei e commerciali?