Il problema è che abbiamo una malintesa connotazione di “privacy” prezzemolitica e pervasiva a sproposito che ostacola tutto ed è fine a se stessa: un conto è dire che un funzionario non deve curiosare sui fatti altrui senza finalità istituzionali ed esigenze di servizio (sacrosanto: uno deve lavorare sulle sue pratiche, non impicciarsi di questioni senza costrutto come un tartufaio), un conto è irregimentare e ingessare tutto fino a bloccare di fatto o allungare enormemente la tempistica di un iter di acquisizione di dati e informazioni necessarie in sede endoprocedimentale (procedimenti anagrafici, tributari, edilizi, scolastici, sociali, di pubblica sicurezza, giudiziari e quant’altro). Se ci metto una settimana o un mese con 10 passaggi ad avere conferma di un dato che mi serve urgentemente e da cui dipende in senso dirimente l’esito di un procedimento, è meglio darsi all’ippica, altro che interoperabilità di cui demagogicamente troppo spesso si ciancia a vanvera in sede politica (l’acquisizione deve essere automatizzata e rapida e indolore, altrimenti non c’è nessun vantaggio rispetto alle lungaggini delle richieste-risposte Ente-Ente di stampo tradizionale) … Anche se non è ancora ben decollata in modo stabile e generalizzato per tutti i potenziali erogatori e fruitori legittimi, se hanno intenzione di appesantire p.es. la PDND con orpelli e barriere a livello procedurale, a mio avviso sarà destinata a fallire ancor prima di diventare “adulta”
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per me la spiegazione di questa vessazione resta molto semplice: commissioni a Poste Italiane + commissioni ai tabaccai. Fine. E credo che ai legislatori le file da entrambi le faccia qualche collaboratore.
Non che una PagoPA non avrebbe commissioni per l’utente, ma probabilmente non andrebbero più a beneficio di quei due soggetti quindi ci sarebbe un cambiamento di rendite.
E adesso a Poste Italiane hanno pure dato la gestione passaporto nei piccoli comuni…