Concordo che l’impossibilità di fornire SPID agli stranieri è un problema serio che dovrebbe essere risolto in tempi brevi.
Molti servizi sono rivolti a (o anche a) stranieri, e lo SPID è divenuto lo strumento per accedere a tali servizi.
Fornire un identità digitale NON significa fornire una cittadinanza o un permesso di soggiorno, ma permettere di autenticare velocemente chi usufruisce di servizi, cosa che è un vantaggio per tutte le amministrazioni.
Infatti:
L’AdE fornisce un codice fiscale anche ai cittadini stranieri NON residenti, proprio per permettere di poter godere di tale diritto (e per poter incassare eventuali balzelli), senza chiedere giustamente il motivo.
Per fare un esempio di problema creato dalla interpretazione di chi ha diritto allo SPID da parte del burocrate (cattivo burocrate, perchè la burocrazia potrebbe essere anche buona quando usata correttamente), un cittadino straniero non residente può, giustamente, investire in una azienda, o comprare una casa o semplicemente un’auto in Italia.
Si pensi semplicemente a come pagare il bollo dell’auto… prima si pagava con un bollettino postale, ora per pagarlo il sito dell’ACI chiede di accedere via SPID!
E vi garantisco che non c’e’ modo senza SPID.
Tra l’altro, se permettessimo di creare un ID digitale anche a chi all’estero sta semplicemente valutando di avere a che fare con l’Italia, si fornirebbe un servizio da paese avanzato e faciliteremmo il lavoro alle nostre istituzioni.
Per esempio, eventuali studenti stranieri che valutassero di iscriversi alle università italiane o anche semplicemente il lavoro delle forze dell’ordine italiane/ o enti preposti a gestire l’immigrazione regolare ed irregolare, che devono identificare eventuali migranti, avrebbero un chiaro beneficio.
Se permettessimo, come fa l’Estonia, di poter creare una ID digitale a tutti, indipendentemente se residenti o che si stiano scontrando con la burocrazia italiana, avremmo un grande vantaggio in termini di economici, aiutando le casse dello stato.
I dati sono il petrolio del ventunesimo secolo e noi stiamo dicendo che non lo vogliamo.
Cerchiamo di NON creare noi la burocrazia, cattiva che diciamo che blocca l’Italia, che non viene dalle leggi ma dalla cattiva interpretazione degli operatori.
Con cordialità.
Peppe