SPID per cittadino estero residente all'estero

Buongiorno,

Qui Simon, founder di Depop.

Ho una bella domanda per voi! Come alcuni di voi magari sanno gia, sono cittadino Britannico e vivo a Londra, e quindi non possiedo nessun documento Italiano, (non essendo cittadino Italiano appunto), se non il codice fiscale.

Ma ho alcune proprietà in Italia, ed ho anche dei veicoli per quando vengo in vacanza.

Sto cercando di ottenere lo SPID per pagare sui vari siti, ad esempio il comune di Milano o le poste, ma a quanto pare ci vuole un documento italiano.

Qualcuno sa come si fa?

Mi sembra una cosa complicatissima questa. Ma come fa un cittadino estero che decide di investire in questo paese se gli viene reso difficile anche accedere ai siti, che siano le poste, un comune o anche l’agenzia delle entrate?

Grazie.

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Lo spid è per i cittadini italiani


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Ciao Simon, mi sa che confondi SPID con PagoPA. SPID è per identificare le persone, PagoPA per pagare.
Se non sei italiano non puoi chiedere SPID, è come se da britannico volessi il passaporto italiano…
Per pagare invece c’è PagoPA, che chiede SPID quando a pagare sono gli italiani, un modo di identificazione equivalente quando pagano gli stranieri. Tipicamente, dovrebbe andare bene qualunque identità digitale europea tipo-EIDAS (anche se so di vari problemi dei cittadini tedeschi), mentre per chi non ha neppure questa identità ci si può identificare inserendo semplicemente una mail.
Comunque sì, concordo che se lo Stato italiano vuole incentivare ad effettuare i pagamenti dovuti, PagoPA non è la cosa più semplice, anzi.

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Ciao Elena,

Grazie mille per la tua risposta.

In realtà lo SPID funziona anche per cittadini stranieri residenti in Italia. Ma ahimè io non sono neanche quello. Sono un cittadino estero residente all’estero che ha delle proprietà ed un paio di veicoli in Italia.

Ci sono alcuni siti nei quali è necessario lo SPID, ad esempio quello dell’Agenzia Delle Entrate, quello del Comune di Milano, o le Poste per fare alcune cose (ad esempio le raccomandate online).

Ci sarà un modo per farlo? Oppure le persone come me sono bloccate dal avere rapporti con l’Italia?

Grazie
Ciao
Simon

Come detto dalla collega sopra, SPID a breve (… speriamo) dovrebbe essere collegato al nodo EIDAS; da quel momento si potrà utilizzare anche attraverso una identità digitale di uno stato comunitario. Per gli extracomunitari, come sarebbe il tuo caso, mi pare di capire, sinceramente non saprei.
Io mi rivolgerei direttamente all’ente interessato via mail, se puoi scrivendo alla PEC, in modo da ottenere una ricevuta, magari gestiscono in quel modo l’eccezione come la tua.
nella maggior parte dei casi le persone o sono italiane o hanno un documento di identità rilasciato dallo stato italiano.

Confermo e riassumo quanto detto sopra. SPID e CIE sono rilasciati anche a stranieri, ma questi devono avere residenza in Italia. EIDAS funziona solo per Stati membri UE, al momento quelli collegati sono una dozzina, e dopo Brexit non vale piu’ per UK. Inoltre EIDAS non e’ un sostituto diretto, ma le diverse amministrazioni devono installare separatamente la funzione. Il Comune di Milano al momento non lo offre, altri Comuni, non tantissimi, si.
Forse l’opzione piu’ pratica e’ quella di trovare un legale rappresentante in Italia che si occupi delle diverse questioni burocratiche, versamenti ecc.
Tieni inoltre presente che molte amministrazioni italiane non accettano email normale ma richiedono PEC, che al momento puo’ essere ottenuta solo in Italia o con documenti italiani, ed e’ a pagamento.
Oltre che augurarti “Good Luck!” vorrei chiederti di tenere informati i partecipanti al Forum del proseguimento della tua vicenda. Ha diversi aspetti di interesse per molti di noi.

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C’e’ un’altra scappatoia, se hai un paio di mesi di tempo. Vieni in Italia, fai la residenza presso una delle tue proprieta’, ricevi le credenziali digitali (la CIE vale dieci anni) e poi torni in UK. Demenziale, ma non impossibile. E’ il trucco suggerito anche a connazionali che non possono ricevere alcuni documenti dai Consolati e sono obbligati a rientrare in Italia per fare tutto di persona in Comune, dopo che si sono registrati come residenti, of course.

Io eviterei accuratamente di prendere la residenza, perchè potrebbero esserci conseguenze non volute tipo la necessità di presentare dichiarazioni fiscali.
Prendere un rappresentante in Italia non è giusto. Se non è residente, perchè deve sobbarcarsi quest’onere per essere in regola? E’ PAGOPA che deve metterlo in condizione di pagare senza impazzire!
A questo proposito chi ha la pazienza di leggermi sa da quanto tempo io dica che PagoPA doveva essere mirato agli stranieri quanto e più che agli italiani, perchè anche per noi che dobbiamo incassare soldi, farci pagare da uno straniero era complicatissimo! Quindi sono ben felice che i problemi finalmente vengano a galla.

Detto questo, se il problema è l’Agenzia delle Entrate, ci sono le istruzioni per pagare dall’estero qui Agenzia delle entrate-Riscossione - Pagamenti dall'estero Se sono altri enti, dipende come sono organizzati.
Il Ministero della Cultura ad es. permette il pagamento agli stranieri sia via EIDAS che senza, anche se (troppo) spesso ci sono intoppi.
Molti altri enti invece quando il debitore è all’estero forniscono (a richiesta) l’IBAN poi riconciliano manualmente, per cui se il loro portale PagoPA prevede esclusivamente SPID suggerisco di mandare una mail e chiederlo, probebilmente è la via più rapida. So che sarebbe vietato, ma quando la legge impone due obblighi in contrasto (non divulgare l’IBAN e farsi pagare dai contribuenti), l’ente sceglie quello che ha un senso in base ai principi di economicità, efficacia, efficienza.

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Visto che questa persona proviene da un pese fuori dalla UE, penso che sia anche difficile per lui prendere la residenza, visto che prima avrebbe bisogno di un permesso di soggiorno, visto e tutto il resto.

EDIT:
Qualche anno fa una persona Italiana, ma che ha una casa all’estero fuori UE, in cui passava alcuni mesi all’anno, mi aveva detto che loro si avvalevano di una agenzia, la stessa che gli affittava la casa nei periodi in cui loro non la usavano, come intermediario.
Non so se una simile cosa si possibile anche in Italia, certamente da noi come minimo servirebbe fare una delega specifica e limitata.
Comunque una soluzione ci deve essere visto che i cittadini Inglesi che hanno comprato casa in Italia sono tanti.

EDIT 2:
Comunque simonbeckerman indipendentemente dalla soluzione che deciderai di utilizzare accertati prima che sia perfettamente legale sia per la burocrazia Italiana che per quella Inglese.

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Ho avuto diverse residenze all’estero, UE ed extra-UE, e per quanto mi ricordo tutti i pagamenti verso le PA erano effettuati tramite cc bancario. Al momento non mi vengono in mente sistemi paralleli. Perche’ non lo si usi anche in Italia per me resta un mistero. Se uno mette in chiaro nella causale “Mario Rossi, cod. fisc RSS MRO ecc., imposta su redditi 2021” non dovrebbe essere sufficiente? Con tanta AI in giro non c’e’ un computer che riesca a leggere e organizzare queste causali?

@simonbeckerman hai provato a contattare l’ambasciata UK a Roma? Probabilmente hanno suggerimenti.

Il problema è che quando si progettano le piattaforme abilitanti ci si dimentica degli stranieri che hanno una correlazione col territorio italiano (il caso della proprietà degli immobili, per i quali peraltro dovresti comunque vederti attribuito un codice fiscale dall’Agenzia delle Entrate). Se non si ha un professionista stabilito in Italia che si può far carico degli adempimenti del caso (come fanno diversi stranieri non residenti), bisogna in qualche modo fare da sé. Da una banca estera è abbastanza improbabile pagare con PagoPa un avviso di pagamento, ma sul portale dell’Ente Creditore (EC), usando una carta di pagamento (carta di debito, credito o prepagata) dovrebbe essere possibile. Nel caso peggiore sarà possibile prendere contatti via email con l’ufficio dell’EC per ottenere l’IBAN su cui effettuare un bonifico bancario, inserendo una causale sensata e pertinente (e magari inviare all’EC copia della ricevuta, per facilitare il riscontro): se non ci sono alternative meglio pagare con un mezzo “improprio” rispetto che non pagare affatto.
Se viceversa si tratta solo di accedere all’area riservata di un sito istituzionale della Pubblica amministrazione in cui l’autenticazione è per legge ristretta a SPID, CIE, CNS si può prendere contatto con l’ufficio interessato per verificare che non ci siano alternative.

La legge impone il divieto di pubblicare l’IBAN, penso che sia stato stabilito questo divieto perchè altrimenti nessuno userebbe PagoPA, visto che domiciliazione e bonifico sono solitamente senza commissioni.
PagoPA a livello teorico ha molti vantaggi rispetto all’IBAN, a livello pratico sono molto lontani dal concretizzarsi (sia per il cittadino che per l’ente creditore, specie a causa di gente che vuole lucrarci sopra sia a livello di banche che di software house, ma anche a livello di PagoPA spa sorda alle esigenze di chi il sistema lo deve usare dietro le quinte e da anni suggerisce miglioramenti)

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Concordo che l’impossibilità di fornire SPID agli stranieri è un problema serio che dovrebbe essere risolto in tempi brevi.

Molti servizi sono rivolti a (o anche a) stranieri, e lo SPID è divenuto lo strumento per accedere a tali servizi.
Fornire un identità digitale NON significa fornire una cittadinanza o un permesso di soggiorno, ma permettere di autenticare velocemente chi usufruisce di servizi, cosa che è un vantaggio per tutte le amministrazioni.

Infatti:
L’AdE fornisce un codice fiscale anche ai cittadini stranieri NON residenti, proprio per permettere di poter godere di tale diritto (e per poter incassare eventuali balzelli), senza chiedere giustamente il motivo.

Per fare un esempio di problema creato dalla interpretazione di chi ha diritto allo SPID da parte del burocrate (cattivo burocrate, perchè la burocrazia potrebbe essere anche buona quando usata correttamente), un cittadino straniero non residente può, giustamente, investire in una azienda, o comprare una casa o semplicemente un’auto in Italia.

Si pensi semplicemente a come pagare il bollo dell’auto… prima si pagava con un bollettino postale, ora per pagarlo il sito dell’ACI chiede di accedere via SPID!
E vi garantisco che non c’e’ modo senza SPID.

Tra l’altro, se permettessimo di creare un ID digitale anche a chi all’estero sta semplicemente valutando di avere a che fare con l’Italia, si fornirebbe un servizio da paese avanzato e faciliteremmo il lavoro alle nostre istituzioni.
Per esempio, eventuali studenti stranieri che valutassero di iscriversi alle università italiane o anche semplicemente il lavoro delle forze dell’ordine italiane/ o enti preposti a gestire l’immigrazione regolare ed irregolare, che devono identificare eventuali migranti, avrebbero un chiaro beneficio.

Se permettessimo, come fa l’Estonia, di poter creare una ID digitale a tutti, indipendentemente se residenti o che si stiano scontrando con la burocrazia italiana, avremmo un grande vantaggio in termini di economici, aiutando le casse dello stato.
I dati sono il petrolio del ventunesimo secolo e noi stiamo dicendo che non lo vogliamo.

Cerchiamo di NON creare noi la burocrazia, cattiva che diciamo che blocca l’Italia, che non viene dalle leggi ma dalla cattiva interpretazione degli operatori.

Con cordialità.
Peppe

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Ciao Elena,
a me la domanda pare chiara ed il problema è lo SPID e non il PagoPA.
Secondo te ci sono servizi, diversi dal pagamento, a cui per accedere viene richiesto di fornire un documento di identità, italiano o straniero?
Se si, per quale motivo dovremmo impedire l’accesso a tali servizi in modalità on-line agli stranieri?
Grazie.
Con cordialità
Peppe.

PS: Inoltre, dovremmo pensare in maniera aperta al futuro.
Se in futuro volessi fornire nuovi servizi on-line agli stranieri, per esempio l’accesso a beni culturali particolari a persone identificate (o professionisti identificati), perchè dovrei creare un nuovo sistema?
O semplicemente, perchè non permettere ANCHE questa possibilità?

Nel leggere il Suo contributo volevo proprio citare questo esempio. La carta estone e’ di una semplicita’ disarmante, e funziona molto bene. Dai 55 gradi di latitudine Nord in su non sono proprio capaci nemmeno di immaginare arzigogoli bizantini, per cui le cose tendono a essere semplici.

A parte le questioni di una burocrazia nemica o amica, con questo ci scontriamo di continuo in Italia, vorrei citare un aspetto di SPID che probabilmente Lei non conosce ed ha complicato la questione di ordini di grandezza. I geni, e lo scrivo con ironia, che hanno pensato SPID (so chi sono, alcuni li ho conosciuti di persona, qui non faccio nomi) sono partiti dal presupposto che SPID dovesse essere gratuito, non dovesse costare nulla allo Stato, e fosse gestibile solo online. Sullo sfondo c’e’ l’enorme business dell’identita’ online con certificati, firme digitali ecc. Nove societa’ che gestiscono altri servizi hanno rapidamente sviluppato soluzioni SPID basate su app per smartphone di fatto collegate, all’inizio, solo a numeri italiani. La verifica di identita’ aveva luogo con scan di documenti, chiamate e messaggi, bonifici bancari simbolici e cose simili. Per i fornitori il problema era minimizzare i costi mantenendo un elevato livello di sicurezza. Quindi SIM straniere non riconosciute, documenti stranieri meno che meno ecc.
Dopo qualche anno societa’ come Poste o come Lepida hanno capito almeno parte del problema, cioe’ che occorreva definire punti di contatto FISICI con la popolazione. Quindi sportelli postali (Poste), sportelli comunali e farmacie (Lepida). Per gli altri fornitori sono ancora off-limits.
Dipendesse da me creerei subito una rete di supporto in Italia e all’estero collegata alle ambasciate, ai consoli onorari, a studi giuridici locali per il riconoscimento de visu delle identita’, ivi compresa la gestione del codice fiscale. In Italia una polemica costante e’ che i nostri giovani invece di lavorare stanno sdraiati sul divano. Allora mandiamoli all’estero, almeno chi sa l’inglese. New York, Sao Paulo, Berlino, Melbourne, presto forse addirittura Shanghai hanno popolazioni italiane superiori a quelle di parecchie nostre province, apriamo li’ gli sportelli. Mettiamo un fee simbolico, tra 50 e 100 USD e l’organizzazione si ripaga da sola, forse genera addirittura profitto.
No, le nostre autorita’ non ci arrivano. Non ci arrivano i fornitori di servizi SPID, potrebbero spingere in questa direzione e non lo fanno. Non ci arrivano i politici a iniziare da quelli che hanno inventato SPID.
Non so dove Lei risieda, c’e’ sempre l’alternativa della Carta d’Identita’ Elettronica rilasciata da tutte le Ambasciate italiane in UE e adesso anche in alcuni paesi extra-UE. Immaginiamoci le file quando inizieranno a New York e a Sao Paulo.

In UE proprio per affrontare questo problema e’ stato definito il sistema eIDAS. Funziona piu’ o meno il 10%, paesi importanti come Francia e Polonia di fatto non ne fanno parte, ma e’ almeno un inizio. Tramite eIDAS con un documento d’identita’ di un paese UE si entra nei servizi di un qualsiasi altro paese. Incrociando tutte le dita possibili, toccando legni e ferri e con una scorta di amuleti, funziona.
Le autorita’ europee stanno facendo il possibile per la sua implementazione nel modo piu’ chiaro e diffuso possibile? No, adesso lavorano a un’altra sagace pensata - il wallet dei documenti elettronici.
Non e’ senza motivo che da alcuni anni a questa parte quando si citano i paesi che veramente contano, quelle che dovrebbero risolvere la crisi ucraina, le emissioni di gas serra e cosi’ via, mancano quelli europei. I destini del mondo dipendono da USA e Cina, poi India, Brasile e Russia, Giappone, Corea e Taiwan (microelettronica). Paesi del Golfo. Notato chi manca?
Mentre a Bruxelles spenderanno anni per definire come implementare M/F/D nel wallet di identita’, eventualmente aggiungendo qualche altra variante. Poi bisogna tenere conto della Polonia che vuole solo M/F e dell’Olanda che vedrebbe volentieri una mezza dozzina di valori.
Riguardo il nuovo sistema di identita’, cioe’ il come reinventare la ruota, la UE ha sviluppato in parallelo la normativa eIDAS, quella sui documenti di identificazione elettronici e quella sulle transazioni bancarie sicure in modo indipendente l’una dall’altra. Per entrare in un servizio statale posso usare la CIE, ma non funziona con servizi bancari che invece richiedono 2FA. Mentre i documenti europei sono compatibili per la parte visibile, non quella informatica.
Non siamo governati da degli Einstein?

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Buongiorno
Sono capitato in questo forum cercando su internet avendo lo stesso “problema”.
Mio suocero è cittadino spagnolo ed è Amministratore Unico dell’azienda per cui lavoro.
Ha il codice fiscale ma ovviamente non ha carta d’identità non ha tessera sanitaria nè passaporto italiano…
Siamo riusciti a fare la firma digitale con riconoscimento via webcam ma per lo SPID sembra che l’ostacolo sia appunto la mancanza dei documenti italiani…
Altro che paese da G7…
Qualcuno ha risolto in qualche maniera?

Salve Alessandro,
Ho letto qui il suo post, ed ho una situazione simile: dovrei far avere la firma digitale al mio responsabile, cittadino straniero e residente all’estero, ma con codice fiscale italiano perché ha la maggioranza in una Srl italiana aperta più di 5 anni fa. Grazie se mi fa sapere come ha fatto suo suocero per avere questa firma digitale. Saluti

Salve Bartolomeo
Per la firma digitale con Namirial abbiamo svolto il processo di riconoscimento tramite videochiamata e con una persona che parlasse un pò di spagnolo…ed ovviamente hanno registrato il numero di passaporto di mio suocero…e la cosa si è risolta…MA…adesso è uscito un altro problema (e ti preva???)…ossia che per autenticare il discorso del titolare effettivo, ci dava sempre l’errore quando lo mandavamo sul server dell’Agenzie dell’Entrate perchè quando firmava digitalmente un documento, veniva “firmato” col suo numero di passaporto spagnolo…mentre chi deve dimostrare di essere il titolare effettivo, deve “firmare” col suo codice fiscale!!! Tu dirai…e che ci vuole, basta aggiungerlo o aggiungere una voce? Magari! Un casino assurdo…deve tipo rifare la procedura ma ad un certo punto sono andato nel pallone più totale…poi ci lamentiamo perchè in questo paese è difficile fare impresa, sopratutto attirando persone dall’estero…un saluto…Alessandro.