Usare ANPR per la mobilità elettorale dei votanti "fuori sede"

Votanti Fuori Sede

Per risolvere la problematica dei votanti cosiddetti “fuori sede”, cioè il cui comune di domicilio è differente dalla residenza (ad esempio studenti universitari) è possibile ricorrere alle moderne infrastrutture digitali del paese.

I servizi elettorali possono essere erogati al Domiciliato dal Comune di domicilio, richiedendone il servizio tramite un portale web del Ministero dell’interno.

Grazie alla diffusione dell’ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente) che sincronizza i sistemi informativi dei Comuni con il Ministero dell’Interno, è possibile effettuare un cambio di residenza in sole 24 ore.

Grazie alla CIE e alla diffusione di SPID, è possibile interagire con i cittadini online, avendo certa la loro identità.

Unendo questi due ingredienti, sarebbe possibile consentire ai cittadini di richiedere centralmente, con una unica piattaforma informatica presso il Ministero dell’Interno, la richiesta di votare presso l’indirizzo del domicilio.

Già perché il cambio di residenza, può essere anche implementato con un protocollo che ne garantisce la temporaneità ai fini dell’evento elettorale.

Interagendo con l’anagrafe della popolazione residente si sta de-facto interagendo anche con le “liste elettorali” dal punto di vista informatico, quindi di implementazione di processo-procedurale.

Sarebbe sufficiente che uno studente domiciliato a Milano per motivi di studio ma residente a Firenze, richiedesse sul suddetto portale di potere votare a Milano.

Questo porterebbe il Ministero dell’Interno a richiedere al Comune di Milano di inserire, tramite flusso telematico XML, il nominativo dello studente come se fosse un Trasferimento di Residenza, ma con un “Codice Servizio” e “Codice Operazione Richiesta” come specifici meta-dati che indicano che trattasi di cambio per finalità votazioni elettorali.

Orbene, il software gestionale dell’anagrafe popolazione residente di Milano che gestisce anche le liste elettorali, si troverà il nominativo dello studente Residente a Firenze fra la sua popolazione residente per il solo scopo elettorale, potendo offrire lui i servizi elettorali.

Le specifiche tecniche di ANPR sono consultabili all’indirizzo https://www.anpr.interno.it/portale/documentazione-tecnica mentre le specifiche operazioni di interconnessione e scambio dati fra comuni e ministerno dell’interno sono definite dalle “tabelle di servizio ANPR”.

Ecco, con un upgrade regolatorio del protocollo, aggiungendo un “Codice Operazione Richiesta” ad-hoc, sarebbe possibile realizzare il portale web per risolvere il problema dei votanti fuori sede.

Questo tipo di innovazione consentirebbe la mobilità elettorale del votante “fuori sede”.

Che ne dite?

Fabio

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Ciao Fabio,
quando dici che

Sarebbe sufficiente che uno studente domiciliato a Milano per motivi di studio ma residente a Firenze, richiedesse sul suddetto portale di potere votare a Milano.

per fare questo occorre innanzitutto una modifica normativa, visto che ad oggi il voto è strettamente collegato alla residenza; in secondo luogo, è necessario anche definire un termine entro il quale presentare l’eventuale richiesta, visto che - sempre in base alla normativa - le liste elettorali debbono essere definite entro un termine stabilito sempre dalla normativa (in modo da evitare “variazioni dell’ultimo secondo”…).

Può essere comunque un buono spunto di semplificazione!!

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Il legislatore è già al lavoro su questa soluzione. Partirà, però, quando tutti i comuni avranno aderito a ANPR.

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Ciao Paolo,

attualmente il legislatore sta proponendo un percorso molto rischioso, purtroppo figlio di una ideologia tecno-soluzionista, per introdurre sistemi di voto online per risolvere tutte queste problematiche.

Il Voto Online si presta a voto di scambio, accentra il potere di decisione elettorale nelle mani di pochi e per tali ragioni è stato abbandonato e/o vietato da tutte le grandi democrazie occidentali (Francia, Germania, Olanda, Norvegia), normalmente per motivazioni di rischio di cybersecurity insormontabili (su cui c’è consensus degli esperti di settore) sia per rischi di natura democratica.

In pratica il voto online esiste solo nella piccola Estonia che ha meno cittadini del Comune di Milano.

Stai facendo riferimento a questo tema, del Voto Online, per la mobilità elettorale dei fuori sede, o stai facendo riferimento a qualcos’altro?

Fabio

p.s. Ho scritto alcune note nel fare analisi tecnico-procedurale sul tema:

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A prescindere dalla “ideologia tecno-soluzionista” il legislatore non si muove per ideologia. Ho girato la tua proposta come possibile soluzione al problema dei fuori sede e sembra che la tendenza sia esattamente in quel senso.

D’altronde, per quanto si possa teorizzare per ideologia, le problematiche pratiche le risolvono i tecnici, non i tecnocrati.

E prima di varare una legge il legislatore (almeno l’attuale) prevede una serie di audizioni tecniche proprio per non incorrere nella scrittura di leggi che rincorrano ideologie o, peggio, facciano correre il rischio di alterazioni della democrazia.

Nelle commissioni, inoltre, la rappresentanza è ad ampio spettro ed il buon senso viene sempre apprezzato e utilizzato.

La risposta precedente continua a valere, il voto fuori sede sarà realizzato quando tutti i comuni avranno aderito a ANPR per non incorrere in una democrazia a macchia di leopardo.

Continuo a seguire, il tema mi interessa.

Il punto saliente è che l’attuale legislatore, nello specifico l’operato dell’On. Brescia che dall’inizio legislatura ha promosso Voto Elettronico e Voto Online con convegni molto opinionated (cioè con voci esclusivamente a favore, prive di contraddittorio e/o di audizioni in commissioni con opinioni differenti di società civile e accademia) sul tema, ha ottenuto 1M di euro per sperimentare il medesimo con lo scopo dichiarato di volere risolvere il Voto dei “fuori sede” e il Voto “estero” .

Da lì la proposta e lo stimolo ad usare tecnologie correnti parte della digitalizzazione del paese (vedasi ANPR e upgrade di SIS presso Ministero Interno) per risolvere tali problemi, senza introdurre il pericoloso Voto Online e Voto Elettronico, che purtroppo è la proposta del legislatore operata senza confronto con gli specialisti.

Allora il ragionamento è tornare con i piedi per terra, sfruttare le piattaforme digitali del paese per risolvere il problema specifico (vedasi “Voto Fuori Sede”), senza però dovere avventurarsi nel mondo del Voto Online e Voto Elettronico, terreno estremamente pericoloso, tanto per gli irrisolvibili problemi di cybersecurity, quanto per gli elevati rischi di incostituzionalità sollevati da molti giuristi.

Fabio

p.s. Per quanto attiene al Voto Estero, entro fine gennaio pubblichiamo un Tech Policy Paper, realizzato seguendo un criterio oggettivo di analisi geo-spaziale di tutto il database AIRE per affrontare il tema seguendo l’esperienza di successo Francese

“Da lì la proposta e lo stimolo ad usare tecnologie correnti parte della digitalizzazione del paese (vedasi ANPR e upgrade di SIS presso Ministero Interno) per risolvere tali problemi, senza introdurre il pericoloso Voto Online e Voto Elettronico, che purtroppo è la proposta del legislatore operata senza confronto con gli specialisti.”

Fabio, molto sinceramente, tu ti stai fasciando la testa prima di rompertela e, nonostante questo, ammetti che SENZA INTRODURRE il “pericoloso” Voto Online e Voto Elettronico il primo interesse del Legislatore è stato risolvere i problemi di ANPR e SIS, evidentemente propedeutici al successivo studio, prima che implementazione di quella “pericolosissima” novità che è il Voto Elettronico ed il Voto Online.

I tecnici la stanno studiando e, prima di implementarla, saranno valutati tutti i rischi e pericoli dai quali anche le Votazioni Offline non sono esenti.

Ma ci aggiorniamo quando finalmente cominceranno la sperimentazione reale, magari potresti scoprire belle novità…

Basti sapere che il legislatore ha dichiarato (e legiferato) di volere implementare il Voto Online, e lo ha fatto senza un processo di coinvolgimento partecipato degli stakeholder interessati, siano essi società civile e accademia, in ambiti tecnici e giuridici.

Da un approccio così, sulla carta privo di partecipazione pubblica preventiva con attività a porte chiuse, difficilmente potrà uscire qualcosa di buono.

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Finalmente buone novità per quanto riguarda il voto elettronico.

Decreto 9 luglio 2021. Innovazione tecnologica e la transizione digitale, recante le modalità attuative di utilizzo del Fondo per la sperimentazione di modalità di voto e scrutinio elettronico per le elezioni politiche ed europee e per i referendum

Il decreto
Le linee guida

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Purtroppo la sperimentazione proposta si basa sul criterio, già sperimentato e comunque abbandonato da tutte le grandi democrazia di voto a distanza.

La visione di tecnosoluzionismo, che non guarda alla conoscenza ed esperienza già svoltasi all’estero in tutti i grandi paesi, sta portando l’Italia a disperdere energie intellettuali e fondi.

Il voto elettronico a distanza non è realtà in nessun paese, è già stato abbandonato ovunque sia stato sperimentato, fatta eccezione per la piccola Estonia (meno cittadini del comune di Milano) che lo ha adottato per rischi geopolitici di invasione russa.

Mi spiace prevedere, la necessità di effettuare un passo indietro, e avere disperso soldi ed energie in un progetto destinato al fallimento già dal suo concepimento.

Questo thread è inerente l’uso di ANPR per consentire la richiesta di voto fuori sede, non l’effettuazione di un voto elettivo segreto e libero a distanza, requisiti costituzionalmente fra loro non conciliabili con la tecnologia.

Fabio

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Onestamente non ci vedo niente di male a sperimentare.
Democrazie un po’ più grandi della piccola Estonia come la Svizzera e con una più consolidata forma di democrazia non solo rigidamente rappresentativa lo stanno facendo:

https://swissfederalism.ch/la-svizzera-verifichera-il-nuovo-sistema-di-voto-elettronico/

Poi si potrebbe parlare per secoli dei relativi problemi. C’è una conferenza scientifica che si tiene proprio ogni anno sull’argomento:

Una cosa penso che però sia abbastanza certa:
se ci sarà un momento nella storia in cui si vorrà aumentare la possibilità dei cittadini di esprimersi, anche attraverso una fase finale di voto, su diverse tematiche non lo si potrà che fare in versione digitale perché è impensabile istituire per questioni logistiche ed economiche i seggi oltre una certa frequenza (non sto parlando quindi in particolare soltanto del voto nelle elezioni).

  1. La Svizzera non pratica il voto elettronico a livello Federale, ma solo in alcuni Cantoni (Zurigo e Ginevra)

  2. La Svizzera ha misurato empiricamente che l’e-voting non aumenta la partecipazione elettorale:
    Does E-Voting matter for turnout, and to whom? - ScienceDirect

  3. La Svizzera ha abbandonato il sistema di e-voting federale in via definitiva nel 2019

  4. La Svizzera ha previsto, come restrizione ulteriore per l’uso dell’e-voting da parte di quei pochi Cantoni che vogliono usarlo, una commissione pubblica di valutazione e verifica. L’Italia si affida alle valutazioni Ministeriali e con impatto nazionale.

Ad oggi non risulta alcun esperimento di successo al mondo di voto a distanza, né di alcun beneficio da questo portato.

Oltre i fatti, il resto divengono opinioni politiche basate su convincimenti personali e/o ideologici.

Fabio

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Non è proprio così,
Infatti ci stanno lavorando ancora anche a livello di governo federale:
https://www.bk.admin.ch/bk/en/home/dokumentation/medienmitteilungen.msg-id-84337.html

Communuque, al di la di un ruolo che sicuramente dovra avere l’ANPR, tutto è politica perchè la politica riguada le scelte non ci muoviamo nel perimetro delle scienze esatte.

Limitare il numero di votazioni che si possono fare ad un preciso limite fisico-logistico è una posizione politica di per se.

Ci sono casi che per abilitare un diritto di fatto si limita in parte la sicurezza. Il sistema di voto degli italiani all’estero è molto meno sicuro del voto che si esprime in Italia eppure si fanno votare lo stesso gli Italiani che vivovono all’estero perchè si dà una priorità ad un diritto piuttosto che ad un processo.
Potremmo magari dire anche qualcosa di simile nel sistema di voto per posta degli Stati Uniti.

Al di la di creare il sistema perfetto di voto elettronico, che magari non esiste, come non esiste il sistema perfetto di pagamento elettronico esente da truffe, l’ordine di priorità valoriale viene sempre bilanciato dai rischi che si corrono o che di volta in volta si cercano di minimizzare.

Pensa soltanto all’iniziativa dei cittadini europei, non mi sembra totalmente a prova di bomba come sistema in termini di sicurezza eppure è uno strumento che c’è, sicuramente molto più debole di un voto elettorale o di un voto deliberaitvo come può essere un referendum, ma comunque esiste senza che sia abbia in mano lo strumento pefetto.

Fare delle scelte, al di la delle soluzioni tecniche e dei relativi rischi, implica sempre un universo di possibilità politiche che si abilitano o si escudono all’interno di un ordine di priorità di valori trovando in questo il giusto equilibrio.

In Svizzera l’iniziativa rimane Cantonale e il Federale ne fa la supervisione, che è la differenza rispetto a quanto accadeva prima in cui il Cantonale faceva come gli pareva.

Il voto a distanza offre minori garanzie democratiche del voto in presenza.

Il voto elettronico offre minori garanzie democratiche del voto cartaceo.

Sia il voto a distanza che il voto elettronico offrono una minore partecipazione democratica e coinvolgimento del cittadino.

Da cui, circa il voto estero la soluzione più razionale è quella dei seggi esteri, è quella di aprire Seggi Esteri:

L’analisi di cui sopra dimostra come con Seggi in sole 45 città sia possibile coprire oltre l’85% degli aventi diritto nel raggio di 20km con bolle di densità >10.000 cittadini.
D’altronde quanto è stupido mandare 90.000 cartoline postali a Lugano o 300.000 a Monaco?

Le scente politiche devono essere fatte con criterio scientifico, basato sui dati, senza trascendere nelle ideologie.

In ultima istanza, per quanto riguarda le ECI (European Citizen Initiative), non parliamo di Voto Elettronico a Distanza di tipo Segreto perché elettivo, ma di voto palese consultivo, che non ha nessuna delle esigenze di garanzie di resilienza democratica delle forme di voto elettivo.

Il voto elettronico a distanza non segreto, per finalità consultive pubbliche o elettive private, può essere realizzato.

Il voto elettronico a distanza segreto, per finalità elettive pubbliche, no.

Fabio

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Nella prossima tappa della sperimentazione il limite è fissato anche per l’impiego di sistemi completamente verificabili in modo unitario al 30 per cento al massimo dell’elettorato cantonale e al 10 per cento al massimo dell’elettorato svizzero. I limiti sono periodicamente riesaminati sulla base degli sviluppi nel settore del voto elettronico.

Anche tu stai facendo politica nonostante parli di scienza:

l voto elettronico a distanza non segreto, per finalità consultive pubbliche o elettive private, può essere realizzato.

Questo implica, in qualsiasi proiezione futura, un’impossibilità di qualsiasi potere deliberativo al di fuori del contesto rappresentativo. Almeno che non riesci a trovare una soluzione che sia logisticamente sostenibile su un organizzazione fisica della votazione (con ovvi limiti che sicuramente tutti hanno presenti in termini di costi, tempi, sospensione dell’attività didattica etc…).

Onestamente la prospettiva di non poter esercitare mai un diritto futuro per limiti logistici mi fa rivalutare in ottica diversa un sistema di votazione elettronico non perfetto e soppesare i suoi limiti rispetto ai nuovi diritti politici che potrebbe abilitare.

Ovviamente a partità di diritti politici e civili abilitati non mi interessa se riduce soli i costi di un elezione.

Le esigenze di potere deliberativo al di fuori del contesto rappresentativo, nella democrazia italiana si chiamano referendum, che:

  1. hanno voto palese e nessuno dei problemi del voto elettronico
  2. vengono risolte con la firma digitale (proprio di 3 giorni fa l’emendamento)

Da cui ne consegue che le esigenze di votazione consultiva, non solo richiede l’identificazione forte, ma addirittura la possibilità ex-post di validare chi ha espresso la propria preferenza.

Cioè le esigenze e requisiti del voto palese consultivo, sono diametralmente opposte a quelle elettivo, ed entrambe sono ben disciplinate.

Se ci fossero altre intenzioni di portare soluzioni di potere deliberativo al di fuori del contesto rappresentativo, avremmo assistito ad una ampia discussione costituzione e politica sul tema, che però non c’è, per cui non mi porrei il problema (divenendo appunto, un tema politico).

Fabio

Non c’è nel momento in cui mi dici che soltanto la deliberazione, come nel caso del referendum, che è palese solo nella raccolta firme, ma non ovviamente nel voto, può manifestarsi sono nei limiti logistici e dei costi che prevede l’attuale limite normativo.

Parlando di sperimentazione è ovvio che sono interessato alla possibilità che una tecnologia possa espandere l’esercizio dei miei diritti politici e civili oltre i limiti di scalabilità fisica.

Inoltre stai totalmente ignorando tutti gli istituti di democrazia diretta previsti nei vari enti locali.

Comuque affermare che è inutile portare avanti sperimentazioni e come decidere se è nato prima o l’uovo o la gallina.

Nuove soluzioni tecniche possono ampliare il perimetro politico.

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Interessante. Occhio pero’ a non votare troppo a distanza elettronico, ché rischia di diventare un televoto stile amicidimariadefilippi o xfactor, in cui il risultato finale è viziato da molti, troppi, fattori estranei.

Certo, bisogna dare spazio per approfondire i temi ed il voto spesso dovrebbe essere previsto soltanto come passo finale di un processo a cui si partecipa anche digitalmente (come del resto stiamo facendo su questo forum anche se non ha nessuna funzione ne consultiva ne deliberativa).

Del resto però bisogna dire che queste sono le ultime statistiche ISTAT per il 2020:

Nonostante la gente si informi molto poco alla fine sceglie comunque lo stesso i rappresentati.
In passato sono state sostenute battaglie per raggiungere il traguardo del suffragio universale giusto?
Non si dava il voto alle donne perché all’epoca si pensava che si potesse essere influenzati dai maschi di famiglia (padri, mariti, fratelli etc.).
Eppure oggi è qualcosa che ormai diamo per scontato in occidente.

E’ giusto non trasformare nuove occasioni di voto in semplici plebisciti, però è anche vero che sullo status quò non ci chiediamo mai quale sia la qualità del mandato rappresentativo e di come viene scelto.
E se il mandato stesso fosse diventato spesso un plebiscito di popolarità stile amicidimariedefilippi o xfactor? Cosa penseremo di fare? Di abolire il suffraggio universale?

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Qui si va davvvero nella discussione politica di alto livello: democraziona rappresentativa vs democrazia diretta, suffragio universale o ristretto…

Il motivo del non voto alle donne non so quale sia di preciso, sempre ritenuto che fosse un retaggio della tradizione del diritto romano per cui solo l’uonmo e’ un soggetto giuridico. Comunque, per esempio, influenzare un voto che si fa comodamente da casa è ben più facile: un po’ di sano marketing potrebbe spingere a fare una data scelta qualcuno che, se si trattasse di fare uno sforzo attivo, nemmeno sceglierebbe perche’ non gliene importa nulla o una scelta vale l’altra. E vale sia per una votazione del condominio, sia per una consultazione locale (preferisci il parcheggio multipiano a est o a ovest?) ecc.

Fai conto che un soggetto X che ha interesse a far prevalere la scelta Y organizzi una bellla cena o una serata in discoteca nella quale predispone tutte le facilitazioni per abilitare una fetta di aventi diritto al voto F che non ha interesse alcuno a votare. Nessuna imposizione, nessun voto di scambio, ma solo una scelta indotta da motivi irrilevanti. Poi certo, qualcuno verrebbe a dire che finché non paghi o obblighi con la forza tutti i sistemi per ottenere consenso sono validi… punti di vista!