Usare ANPR per la mobilità elettorale dei votanti "fuori sede"

Il Voto elettivo, in tutte le grandi democrazie occidentali, è un rituale, ha bisogno di aspettativa, di preparazione, di elaborazione e sopratutto di piena partecipazione dei cittadini.

Il Voto Elettronico per finalità elettive, in tutte le sue forme, esclude la partecipazione dei cittadini dal processo elettorale richiedendo d’affidarsi, ovvero di fidarsi dello stato, per lo scrutinio primario come per l’eventuale riconteggio.

Con il Voto Elettronico per finalità elettive non è più possibile riprodurre i processi di scrutinio con la piena partecipazione dei cittadini, che è ciò che assicura resilienza nella fase più delicata della democrazia, cioè la transizione di potere.

Ciò è quanto un piccolo gruppo di parlamentari in Italia sta cercando di introdurre, con la consapevolezza che non vi sarà aumento di partecipazione elettorale (quanto le scienze politiche hanno già osservato all’estero).

Fabio

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Questo lo puoi fare anche sulle normali elezioni. Puoi farlo anche sulla media del 30%/40% che si astiene alle elezioni. Con la differenza che lo fai in media per una delega totale di cinque anni qui devi fare lo sforzo simil-clienterale per ogni singola scelta.

Poi come ho ribadito sperimentare la tecnologia aprirebbe la possibilità anche a votazioni come elemento deliberativo all’interno di un processo partecipativo.
Ci sono diverse tecniche per limitare lo sperpero dei voti, come il voto quadratico o il ranking voting. Immagina un bilancio partecipativo puoi anche “venderti” per una cena è votare Y ma se il tuo budget di voto finisce poi non lo puoi spendere per X.
Certo se non sei interessato a nulla c’è sempre il rischio che ti puoi vendere per “due denari” ma puoi fare lo stesso per una delega rappresentativa incondizionata di 5 anni. E devi comunque aspettare cinque anni della tua vita per correggere eventualmente il tiro.

Ma veramente gran parte dello sforzo di controllo da un punto di vista pratico è effettuato dai cosiddetti partiti o più in generale dai rappresentanti di lista che ricentralizzano/aggregano i risultati locali in una sorta di conteggio parallelo approssimativo utilizzato anche per eventuali contestazioni. Essendo del resto i partiti, i candidati o i comitati (per i referendum) i principali attori in conflitto di interesse non dico solo nei confronti delle frodi ma anche di semplici elementi distorsivi come errori di invalidazione del voto. Questo è fondamentale specialmente quando lo scarto tra candidati è davvero minimo (nelle elezioni amministrative non è così remota come ipotesi) ed il bias di pochi seggi può fare la differenza.

Di soluzioni di conteggio elettronico multistakeholder ne sono state proposte parecchie e permetterebbero ai principali attori in gioco di verificare in maniera multilaterale le elezioni coinvolgendo la maggior parte degli attori in un sano conflitto di interessi.

Il voto elettronico ha troppi, troppi, troppi rischi.
Possibili brogli al momento del voto (voto di scambio, violenze fisiche o minacce) sono resi infinitamente più facili: pensa solo in contesti inquinati dalla criminalità organizzata il delinquente di turno che va casa per casa a controllare che ognuno voti ‘come deve’, davanti a lui, o sono guai… Come lo eviti? Nel voto cartaceo senza preferenze multiple il delinquente non può verificare se nel segreto della cabina la gente ha seguito gli ordini, e in caso contrario chi esattamente non lo ha fatto.
Già questo per me basta a annullare in radice ogni possibile o presumibile vantaggio del voto elettronico, senza neanche scomodare i brogli informatici.
Quanto ai referendum, la mia sfiducia in questo strumento è molto alta (sarà che ne ho visti troppi, che sono poi stati bellamente disattesi) e la mia allergia alle campagne elettorali pure di più.

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Questo problema è stato studiato praticamente dagli inizi e ci sono diversi schemi per permettere di cambiare voto fino all’ultimo istante in modo da non poter minacciare davanti allo schermo migliaia di persone contemporaneamente a ridosso della chiusura dei seggi o l’uso di sistemi di false credenziali di voto etc…

Onestamente conviene più far scattare foto o video con gli smartphone dentro la cabina con cellulari che ormai non hanno bisogno di flash o trafugare qualche scheda bianca e consegnare schede già votate in cambio della restituzione di schede bianche o altri trucchi ben noti sempre se effettivamente potessero funzionare in uno stato moderno su larga scala (richiederebbe un diffuso livello di corruzione).

Poi onestamente si farebbe anche prima a corrompere minacciare i pochi eletti o pagargli in maniera non tracciabile le campagne elettorali per condizionarli fortemente.

Riguardo brogli informatici se fosse così semplice da applicare su ogni voto perché con il voto elettronico si può votare oltre che per le elezioni una volta ogni cinque anni, su diverse tematiche, non si farebbe prima ad alterare i sistemi bancari dei nostri conti correnti o il sistema di emissione dei gratta e vinci, super Enalotto etc… insomma non potremmo fidarci di nessun sistema informatico che manovra intereseressi sufficientemente appetibili.

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Non mi convince il voto elettronico per elezioni politiche. Finalmente la sottoscrizione dei referendum si può fare digitalmente in quanto si tratta di contare firme semplificando la verifica dei documenti di identità. Trovo anacronistico che si debba andare a votare in un seggio assegnato e non poter scegliere di andare dove al momento del voto è più comodo nell’ambito della propria circoscrizione elettorale. Per i referendum è nazionale ma per altre elezioni c’è un confine ma in ogni caso agevola più persone a recarsi dove è più comodo. Se il problema è la disponibilità delle schede a limitare la possibilità di scelta del seggio si può pensare alla prenotazione online del seggio.
La Svizzera a meno abitanti di Roma.

Esatto Paolo,

sul voto elettronico distanza si possono contare le opinioni o valutare i fatti, e nei fatti non è una realtà in nessuna grande democrazia, per motivi ampiamente documentati in ambito democratico, security e IT.

Dopodiché le opinioni sono tutte rispettabili, ma i fatti e il consensus, dicono che non si può fare perché i rischi sono enormemente superiori ai vantaggi.

Fabio

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Ma la Svizzera e Roma sul pianeta terra?

Anche quando c’era la monarchia assoluta si pensava che la democrazia avrebbe creato una confusione totale essendo troppo voci a parlare.

Il sistema puramente rappresentativo senza vincolo di mandato, che è quasi l’unico implementabile su larga scala con un voto non elettronico, ha anche esso molteplici difetti e rischi: corruzione o condizionamenti da lobby che deve raggiungere proporzionalmente meno persone, persecuzione di interessi particolari piuttosto che collettivi, bias degli obiettivi politici determinato dal finanziamento delle campagne elettorali etc…
Nonostante questo ed altro lo utilizziamo comunque come sistema da “qualche annetto”.

Non avremmo anche in quel caso dovuto mantenere la monarchia assoluta in attesa di trovare il perfetto sistema rappresentativo?
Inoltre se ci si sbaglia e se un trust di fiducia con i propri rappresentanti viene meno si può correggere il tiro una volta ogni 5 anni se escludiamo crisi interne al sistema politico stesso.

Qui stiamo parlando di finanziare una sperimentazione e non di utilizzare domani un sistema elettronico per fare tutte le votazioni.

Con il referendum, per raccogliere le firme in digitale, abbiamo dovuto aspettare con forzature il 2021 ed una pandemia. Ma se in generale ci diciamo contro alle sperimentazioni finché non c’è un nuovo sistema perfetto allora dichiariamo di vivere nel migliore delle evoluzioni possibili di un sistema.

Sperimentare nuove soluzioni invece da la possibilità di non chiudere totalmente gli orizzonti su soluzioni tecniche a cui non abbiamo molte alternative per implementare una prospettiva di maggiore e reale partecipazione alla vita della nostra democrazia.

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Sperimentare nuove soluzioni non urgenti significa distrarre le scarse risorse umane e finanziarie della PA informatica da progetti più urgenti e strategici. Il problema è principalmente lì. Basti vedere il caos generato dalla creazione del cashback e quanto impegno è costato al team di IO (team che probabilmente avrebbe prodotto risultati più importanti se avesse potuto lavorare su ANPR, domicilio digitale, integrazione del FSE o cybersecurity).
Poi ci sono gli altri problemi segnalati da @fpietrosanti

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Questo credo che sia un argomento puramente politico perché è la politica che definisce le priorità in qualsiasi sistema in cui le risorse non sono illimitate (credo che riguardi la maggior parte dei sistemi incluso l’ecosistema terra).

Ad esempio io non spenderei risorse pubbliche per tanto altre cose che secondo me non sono importanti eppure si spendono lo stesso perché è la politica e le diverse maggioranze a definire le priorità.

Sarebbe meglio che fossero un po’ più i cittadini a definirle queste priorità ma se rimaniamo nel perimetro di lungo termine che solo i rappresentanti senza vincolo di mandato ogni cinque anni posso definire tutte le priorità e per il resto ci sono le operazioni di lobby, il libero associazionismo, le corporazioni o le eventuali libere manifestazioni in piazza (che a volte coincidono) non vedo come si possa realizzare una partecipazione superiore se anche per una sperimentazione ci blocchiamo tutte le strade.

Ripeto non vedo molte soluzioni logistiche alternative proposte anche da voi.
Se non si può votare ad un certo punto anche online per i rappresentanti ogni cinque anni per qualcos’altro dovrà pure farlo prima o poi.

Ripeto non vedo nessuno che abbia proposto altre soluzioni logisticamente valide per incrementare la partecipazione ai processi.

Del resto non perché un CUP e stato colpito da un virus che ha bloccato tutti i sistemi su dati sensibili torniamo per forza alla sanità cartacea.

Ogni sistema ha un rischio più o meno accettabile il problema che si chiudiamo la strada a qualsiasi alternativa non vedo come si possano raggiungere nuovi livelli di partecipazione.

La partecipazione al voto non aumenta banalmente semplificando la procedura di voto. In USA hanno il voto elettronico e il voto postale ma le loro percentuali sono risibili.
Se lo scopo è l’aumento della partecipazione della cittadinanza si deve lavorare sull’educazione dei cittadini e sui temi (se parli di divorzio o aborto la gente vota anche se risiede a 9000 km dal seggio, se deve votare per la decima volta sul sistema elettorale non apre neanche lo smartphone). Ma si va OT rispetto al forum.

sì si’, per il condominio, in un organo collegiale tipo cda di banca o al limite di un ente pubblico…
il punto e’ che il processo da espressione del voto (X su scheda) al conteggio dei voti , in cartaceo è tutto controllabile, basta stare li’ con gli occhi puntati. Con l’informatica e’ tutto una black box.
L’informatica usiamola nelle fasi di preparazione e conteggio, non per l’espressione del voto.

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Questo non l’ho detto io ma lo hai introdotto tu come argomento adesso.
Specialmente se fai usare il voto elettronico o postale per gli stessi diritti che avevi già nel voto tradizionale a quel punto non serve proprio quasi a nulla.
Qui il problema, come per il referendum che è diventato più praticabile e meno costoso con la firma elettronica, è di come aumentare le occasioni di votazione.

Questa è logisticamente impossibile in qualsiasi prospettiva futura di votazione soltanto ed esclusivamente fisica.

In prospettiva per aumentare i diritti si dovrà passare prima o poi ad una forma di votazione elettronica senza per questo ingolfare ogni giorno le persone con un voto da esprimere visto che tutti hanno una vita a cui pensare.

Fallito il modello di partecipazione di massa dei partiti come mediatori tra rappresentanza, governo e volontà popolare perché sempre meno persone ormai sono coinvolte nella vita interna di un partito una qualche altra forma va trovata e non potrà prescindere tra le altre cose anche da un diritto di voto che possa superare i problemi logistici e di scalabilità in frequenza di una votazione fisica.

Rimane il fatto che tutte le grandi democrazie occidentali hanno il voto elettronico lo hanno:

  • GIA’ SPERIMENTATO
  • GIA’ ABBANDONATO

Chi più chi meno, ma il consensus e la direzione è abbastanza chiara, ed è per il NO, per le tante riflessioni giuridiche, di geopolitica, di sicurezza e di garanzia e fiducia verso la democrazia.

Rifare e ripercorrere gli stessi errori è una grande perdita di tempo.

Fabio

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Tranne la Svizzera che è il paese che continua ad investirci e che ha il sistema con i più avanzati elementi di democrazia diretta nell’ordinamento.

Non credo che la Svizzera sia in alcun modo assimilabile alle peculiarità delle “grandi democrazie occidentali”, per livello di benessere, per livello di decentramento amministrativo estremizzato al meccanismo federale, per le sue caratteristiche geopolitiche, per il basso livello di infiltrazione malavitosa nei processi democratici, nonché per l’impiego marginale che se ne fa’ solo in alcuni cantoni.

E nonostante tutto ciò la Svizzera stessa ha più esperienze negative che positive, con la dimostrazione empirica che non c’è un aumento di partecipazione elettorale.

Non mi pare che la Svizzera rappresenti un buon esempio a cui un paese come l’Italia, possa lontanamente ispirarsi.

Fabio

Io considero la Svizzera una democrazia occidentale e un paese che ci sta continuando ad investire a livello federale come ho linkato in più di documenti ufficiali di recente pubblicazione.

Comunque neanche prima di Roma c’era il diritto Romano e forse in Inghilterra visto che il common low è lontanamente collegato alle ordalie era meglio mantere quel sistema giuridico senza includere elementi derivati dal diritto Romano perché un conto è Roma un conto è il mondo anglosassone.

Il non dare soluzioni alternative e logisticamente sostenibili, che possano andare oltre il diritto politico esclusivo del voto ogni 5 anni, vuol dire solo creare degli spauracchi insuperabili senza mettere sul tavolo alternative valide.

Se aspettiamo la perfezione per abilitare nuovi diritti politici non si farà nemmeno un passo e nella storia tante istituzioni ed istituti non si sarebbero mai potuti creare nel corso della storia.

Ripeto il fatto di sperimentarlo con i fuori sede è l’ultimo dei problemi.

Veramente, nel link che hai postato si dice solo che il governo federale svizzero ha riunito un team di esperti per valutare se ha senso che i cantoni ricomincino a fare test di voto elettronico ( will take several months and will serve as a basis for deciding whether the cantons can relaunch trials with this system). A me pare che creare un gruppo di studio indipendente sia un bel pò diverso dall’investire milioni di euro come si è deciso da noi.
Quanto all’iniziativa dei cittadini europei è simile a un Change.org, e non è granchè diversa dai millemila sistemi di consultazione delle varie Authority, per cui vi sono studi accademici che dimostrano che hanno limiti enormi quanto ad effettiva rappresentatività.

Procedura di consultazione 2021

Nella seduta del 28 aprile 2021 il Consiglio federale ha deciso di indire la procedura di consultazione per la riorganizzazione della fase di sperimentazione del voto elettronico. L’ordinanza sui diritti politici (ODP) viene modificata, mentre l’ordinanza della Cancelleria federale concernente il voto elettronico (OVE) è sottoposta a revisione totale. In tal modo si intende istituire una nuova e solida base legale per la fase sperimentale relativa al voto elettronico.

Penso il termine “finanziate” in italiano indichi un impegno di fondi giusto?

Elezioni italiane 2018: “identica grafia e medesima penna” per 10k schede provenienti dall’Argentina:

Ora ditemi voi se con il voto elettronico ce ne saremmo accorti.

Le vulnerabilità del voto elettronico, sono in primis l’impossibilità di rilevare frodi elettorali, e la necessità di affidarsi, fidarsi, fare un pieno atto di fede, nelle istituzioni che gestiscono il sistema, che ci sia in mezzo una blockchain o meno.

Fabio

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