Verifica partita IVA e codice fiscale

Nell’elenco controlli effettuati dal SdI non c’è nulla relativo all’esistenza della partita IVA. Se ti venisse scartata (non ho provato), si considera come mai emessa. Non devi fare nulla, siccome non eri obbligato a emetterla trattandosi di vendita per corrispondenza (art. 22 DPR 633/72).

in teoria a “loro” dovrebbe anche interessare che il contribuente non si stufi della burocrazia e non decida di passare al “total black” (o di espatriare) che va sempre di moda e non ha bisogno di API per assicurarsi che non venga scartato nulla :smiley:

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Io vendo un servizio B2B online e vi assicuro che capita spesso e volentieri che qualcuno inserisce i propri dati anagrafici in maniera errata. Fino ad oggi lo scoprivo quando facevo lo spesometro, che mi rifiutava alcune fatture. Da oggi mi toccherà scoprirlo con lo scarto. In entrambi i casi quando mi accorgo del problema devo rintracciare il cliente e per me non è facile (spesso ha messo un numero di telefono inventato per paura della pubblicità, suppongo, ad esempio). Ma non capisco perchè non posso avere uno strumento per verificarlo direttamente quando il cliente inserisce i dati e posso dirgli al volo “non vanno bene, correggili”.

In pratica hanno speso risorse per fare il QR-code e semplificare il lavoro “offline” e invece non è stato fatto niente per chi deve raccogliere dati online: evidentemente si sono lamentati più forte quelli che avevano bisogno del QR-code.

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@bago sono esattamente nella tua situazione.
Siamo in due a non capire.
Evidentemente la maggior parte delle imprese italiane lavora ancora con il “cinesino” che immette i dati a mano, seppure non più su un foglio di carta, ma su una GUI di pc… ma di veramente “elettronico” sotto c’è pochino. :wink:

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Se la vendita è B2B, è l’acquirente che è obbligato a richiedertela, ed ha tutto l’interesse a farlo altrimenti non può scaricarsela. Penso che se non riesci ne a emetterla ne a rintracciarlo perché i dati sono sbagliati, tu non abbia responsabilità, perché il corrispettivo l’hai certificato nel tuo registro dei corrispettivi e l’IVA l’hai versata. La legge non ti obbliga a rincorrerlo. Se anche lui non si attivasse per richiedertela entro 4 mesi dalla consegna, dovrebbe farsi l’auto fattura per essere in regola e consegnarla all’ufficio IVA entro 30 gg, se vuole scaricarsela. Io non mi porrei il problema.

Si, gli elenchi delle aziende targettizzati sono acquistabili dal portale InfoCamere. Anche con un rate limit (benché inadeguato per grandi contribuenti con milioni di clienti) si potrebbe comunque scaricare gratis un elenco di aziende di una certa zona per inviare pubblicità. Secondo me il valore di tali elenchi aziende, rivendibile, è elevato. Cerco solo di trovare una logica in questa scelta.

Quindi anche se mi è stata scartata io sono in regola senza fare altro?
Se mi fornisce i dati corretti entro 5 giorni dallo scarto devo però rimandare la stessa fattura, giusto?
Se me li fornisce dopo il 5° giorno?
Se invece non me li fornisce nemmeno dopo 4 mesi non devo fare nulla nonostante lo scarto?

Ma quello lo gestisci con termini di servizio e condizioni di licenza. Posso facilmente scaricare brani mp3 ma se mi metto a venderli senza comprare le licenze prima o poi qualcuno mi arriva sul collo. Mi pare evidente che se una azienda comincia a vendere dati e quando gli si chiede come li ha raccolti ti dice che li ha recuperati usando una API che non consentiva l’uso dei dati che ne sta facendo allora si sta autodenunciando.

E comunque, ripetiamo, se uno quei dati li vuole è piuttosto facile usare l’AJAX che ho indicato prima o risolvere i captcha, quindi tecnicamente non cambia niente.

Si tratta solo di stabilire se si vuole dare un servizio agli onesti o lasciarlo solo ai furbi.

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Con lo stesso criterio uno potrebbe comprare il DB da infocamere e poi rivenderlo a centinaia di clienti con un guadagno enorme e perdendo molto meno tempo che a scaricarselo via API.

Si, se certifichi il corrispettivo nel tuo registro (cosa che devi fare comunque).

10 giorni. Se per l’ordine hai emesso un DDT o altro documento equipollente il termine è di 15gg (ricordati che in presenza di DDT la data della fattura deve essere quella del DDT e non quella del giorno in cui la emetti). I termini sono ancora maggiori in altri casi (art. 4 DPR 633/72).

Se è stata scartata (= mai emessa), riemetterai la fattura con il numero progressivo che avrai libero in quel momento. Esempio: emetti la fattura 15/2019 che viene scartata dal SdI. Nel frattempo non hai ancora ricevuto i dati, e ricevi un altro ordine che fatturerai come 15/2019 (il numero è rimasto libero a seguito dello scarto) e così via fino a quando il cliente ti contatta; allora sarai arrivato, per ipotesi, alla 20/2019 emessa, gli emetterai quindi la 21/2019. Se invece quando te li fornisce corretti hai ancora il 15/2019 libero, attenderai che ti arrivi lo scarto (nel frattempo che attendi lo scarto se ne emetti altre vai da 16/2019 in su) e poi ovviamente userai 15/2019, oppure se non vuoi aspettare la emetti con un nuovo numero, inserendo un riferimento alla vecchia negli appositi campi AltriDati, registri contabilmente entrambe e ovviamente storni la prima con nota di variazione contabile interna appena arriva lo scarto. Così è evidente la tempestività della fattura rispetto all’operazione (altrimenti ti potrebbero contestare la fatturazione oltre termini).

Questo vale se viene scartata. Se non viene scartata fai nota di credito e riemetti come sopra.

Scaduti questi termini, non gliela fai proprio e si arrangia con l’autofattura, oppure se gliela vuoi fare oltre i termini per evitare discussioni, la fai e agisci come sopra.

Questo è un discorso teorico che si applica in caso di sovraccarichi tali da ritardare gli scarti, attualmente arrivano quasi subito.

Vedi anche art. 22 DPR 633/72

Io non ho DDT perchè vendo un servizio, ma ho una ricevuta di pagamento che riferisco nella fattura differita: la fattura DIFFERITA ha la data di quando la emetto, ovviamente, e non quella del giorno in cui ho ricevuto il pagamento e ho inviato la ricevuta di pagamento.

Il flusso che descrivi funziona solo se lo scarto è sincrono con l’emissione, invece lo scarto mi arriva dopo che io ho già emesso, quindi se ho emesso le fatture dalla 1 alla 30, quando mi scartano la 10 io ho un buco e da quello che avevo capito entro 5 giorni dalla data dello scarto devo riemettere la stessa fattura con lo stesso numero e le correzioni necessarie. Se invece lui non mi ricontatta entro 5 giorni (o 10 che siano) io mi trovo con il numero 5 non emesso e non posso (credo) il mese dopo andare a riutilizzare il 5 quando la 6 ha una data più vecchia di un mese (si perderebbe la sequenzialità).

Ma mi sa che siamo offtopic rispetto all’argomento verifica partita iva, e abbiamo allargato alla gestione generale dello scarto e le implicazioni legali/fiscali legate alla fattura emessa ma scartata in fase di invio allo sdi.

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No, volevo trattare proprio il caso asincrono.

Esatto. Proprio quello che cercavo di dire. La numerazione deve essere progressiva (che non significa sequenziale o continua), ma in contabilità, non nell’invio allo SdI. Lo SdI va inteso come un postino, non cambia le regole di tenuta della contabilità, altrimenti non ti farebbe nemmeno reinviare la 5 se sei arrivato alla 30 (immagina cosa avresti fatto in passato se per errore saltavi un numero in contabilità).

A seguito dell’abrogazione del DM MEF del 2004 e l’emanazione del DM 17/06/2014 non si fa più alcun cenno sia ai concetti di “ordine cronologico ” che alla “continuità” delle registrazioni.

In parole povere, si può lasciare il buco nella numerazione.

Certo, ma costano tantissimo e puoi acquistarne massimo 10k alla volta.

Siamo ancora in tutti in attesa? Possibile che non si riesca ad avere un servizio tanto indispensabile quanto basilare?

Noi, ad oggi, stiamo utilizzando il servizio VIES http://ec.europa.eu/taxation_customs/vies/checkVatService.wsdl
ma, come detto anche da qualche altro utente, non tutte le aziende sono registrate e non comprende le aziende appena costituite

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Per il VIES come vi siete comportati per clienti della Grecia oppure di nazioni con caratteri strani ? Tipo Cina ? Lo chiedo perchè il Vies, non riesce a traslitterare i caratteri.

Hai un esempio di partita iva cinese o greca da poter controllare per vedere l’output di VIES?

KYKNOS GREEK CANNING CO S.A.

EL 094018470

P.S. Per la Cina mi sono confuso… c’entra poco con IntraCom.

Se fai la interrogazione online, il sito traslitta regolarmente,
ma se fai la interrogazione tramite Soap, escono i caratteri “Greci” non traslittati.

Sì, ci ho pensato subito dopo aver scritto la risposta :slight_smile:

Ho provato tramite SOAP e mi restituisce correttamente i dati; probabilmente stai sbagliando l’encoding dei caratteri.

Io utilizzo:

wget --post-file=request.xml --header=“Content-Type: application/soap+xml” --header=SOAPAction: “”" http://ec.europa.eu/taxation_customs/vies/services/checkVatService -O response.xml

dove: request.xml è la mia richiesta
response.xml la risposta

Aggiungi in header: charset=UTF-8

in questo modo: --header="Content-Type: application/soap+xml;charset=UTF-8"

https://gist.github.com/ayosec/18524d1489fe8282acd8

esempio completo:
curl http://ec.europa.eu/taxation_customs/vies/services/checkVatService -w -H 'SOAPAction: "checkVat"' -H "Content-Type: text/xml;charset=UTF-8" -d '<?xml version="1.0" encoding="UTF-8"?> <env:Envelope xmlns:xsd="http://www.w3.org/2001/XMLSchema" xmlns:xsi="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance" xmlns:tns1="urn:ec.europa.eu:taxud:vies:services:checkVat" xmlns:env="http://schemas.xmlsoap.org/soap/envelope/" xmlns:ins0="urn:ec.europa.eu:taxud:vies:services:checkVat:types"> <env:Body> <ins0:checkVat> <ins0:countryCode>EL</ins0:countryCode> <ins0:vatNumber>094018470</ins0:vatNumber> </ins0:checkVat> </env:Body> </env:Envelope>'