Conservazione Sostitutiva Insourcing

Come qualcuno sà ho provato la conservazione di Aruba, ma l’assenza di risposte da parte loro e i costi elevati di altri fornitori di servizi, e devo dire qualche dubbio che mi è salito sulla conservazione outsorcing ho deciso che hai miei clienti darò la conservazione insourcing.
Naturalmente la responsabilità sarà loro, ma penso che alla fine se fatta bene può essere anche fatta pagare nel costo di assistenza annuale a costi decisamente minori rispetto al mercato.

Quindi vorrei iniziare questo Thread per capire se qualcuno sta già lavorando in tal senso, e magari ci si può scambiare qualche idea.

Da parte mia ho acquistato (alla modica cifra di 75,00€) le norme UNI per il supporto all’interoperabilità nella conservazione e nel recupero degli oggetti digitali (Sincro) UNI11386
Con qualche altro dcumento recuperato in rete tipo l’allegato 4 rilasciato dalla AdE vorrei iniziare questa cosa.

Se qualcuno si vuole aggregare facciamo i compagni di merenda.

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:+1::grinning: Interessante, io potrei essere interessato fra i vari requisiti:
" Avere forma giuridica di società di capitali e un capitale sociale di almeno 200.000 Euro;"

su questo punto sei già a posto ?

Rif:
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2014-04-16&atto.codiceRedazionale=14A03117&elenco30giorni=true

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IO non voglio fare la conservazione per i miei clienti. Probabilmente mi sono spiegato male.

quella serve per fare la conservazione alle PA.
da quello che ha riportato più volte @Paolo_Del_Romano non è una specifica necessaria se si vuole conservare per se stessi o per altri i documenti.

Nel mio caso vorrei realizzare una conservazione sostituiva per i miei clienti in modo che la possano gestire liberamente e senza tanti costi o a costo zero se non ho costi io.
L’equivalente di quello che può fare Aruba ma già integrato con i nostri sistemi in cloud

aruba fa cosi’: https://www.agid.gov.it/sites/default/files/repository_files/manuale_di_conservazione_aruba_pec_ver_1.5_2018_10_11.pdf

se hai un riferimento normativo diverso invia il link

basta il riferimento normativo indicato da @GiacomoLeopizzi

Si giusto, per forza, “anche” è stato aggiunto perché in base alle leggi della comunità europea tutti i datacenter accreditati presso gli altri stati (per cui esiste un analogo Iter di idoneità) non possono essere esclusi.

In soldoni l’onere di attrezzare un processo di conservazione idoneo secondo i canoni del Codice è quello, forse si risparmia su qualche Notaio, ma l’iter è quello.

Art. 5.
Modelli organizzativi della conservazione

  1. Il sistema di conservazione opera secondo modelli organizzativi esplicitamente definiti che garantiscono la sua distinzione logica dal sistema di gestione documentale, se esistente.
  2. Ai sensi dell’art. 44 del Codice, la conservazione può essere svolta:
    a) all’interno della struttura organizzativa del soggetto produttore dei documenti informatici da conservare;
    b) affidandola, in modo totale o parziale, ad altri soggetti, pubblici o privati che offrono idonee garanzie organizzative e tecnologiche, anche accreditati come conservatori presso l’Agenzia per l’Italia digitale.
  3. Le pubbliche amministrazioni realizzano i processi
    di conservazione all’interno della propria struttura organizzativa o affidandoli a conservatori accreditati, pubblici o privati, di cui all’art. 44 -bis , comma 1, del Codice, fatte
    salve le competenze del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ai sensi del decreto legislativo
    22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni.

Veramente mi sembrava di aver letto che ci volesse un capitale minimo nella società.
Naturalmente tutto cio’ è vero per la PA che non può affidare la conservazione a un soggetto qualsiasi.

Insomma nel B2B per fare la Conservazione sostitutiva basta avere il know how e la fiducia del committente.

Veramente il Codice è molto chiaro e preciso, non è basato sul concetto di KnowHow (quale ente lo certificherebbe?) nè sulla fiducia (che è discrezionale).

Da quello che sò per certo è che in Olanda e in Romania l’iter è veloce e meno burocratico che in Italia, poi il certificato di Idoneità rilasciato da loro DEVE essere accettato in Italia e quindi puoi archiviare in Romania o in Olanda.

Per la pa so che è necessario essere accreditai e nemmeno loro se la posso fare.

Quello che continuo a chiedere e a cui ancora ora a quanto pare non trovo risposta è:

L’elettricista, l’idraulico, e dal prossimo anno tutte quelle persone che sono in regime forfetario possono farsi si o no la conservazione da soli?

Questa e la domanda principale.

certo che lo possono fare da soli!
L’articolo 5 di cui sopra recita:
“a) all’interno della struttura organizzativa del soggetto produttore dei documenti informatici da conservare;”

Si possono, ma devono offrire idonee garanzie organizzative e tecnologiche

questa idoneità è codificata nel CAD (Codice Amministrazione Digitale), per cui In Italia o in un’altro stato riconosciuto dall’amministrazione Digitale Italiana, ci deve essere un cristiano che ti scrive che quello che hai scelto/realizzato è idoneo.

Caro Diego ti sbagli. Rileggi bene l’articolo 5 che hai incollato.

–ipotesi a) (di cui al comma 2) lo fai internamente e quindi NESSUN PROBLEMA

–ipotesi b), lo affidi a terzi che deve offrire idonee garanzie organizzative e tecnologiche (in altre parole devi avere il know how necessario) ma non devi farlo certificare a nessuno

Se invece si parla di PA allora queste possono affidare l’incarico solo a società accreditate presso Agid

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ti sbagli; anche loro (la PA) se lo possono fare all’interno:

1. Le pubbliche amministrazioni realizzano i processi
di conservazione all’interno della propria struttura organizzativa o affidandoli a conservatori accreditati, pubblici o privati, di cui all’art. 44 -bis , comma 1, del Codice, fatte
salve le competenze del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ai sensi del decreto legislativo
22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni.

magari mi sbaglio, verificarlo è molto semplice,
uno dovrebbe fare da apripista “home made” e fare un interpello per chiedere se quello che è stato fatto è corretto.

in merito all’ipotesi a) hai “censurato” le parole all’interno della struttura organizzativa
dove al punto 1. “secondo modelli organizzativi esplicitamente definiti”

per cui una eventuale soluzione fai da tè che rispecchia questo criterio la vedo un po’ dura.

ma magari mi sbaglio io ed è come dici tu

scusate ma adesso col cartaceo come funziona? Non è un fai da te?
E poi chi rischia? Non è l’imprenditore che deve stare attento a non trovarsi come capo d’imputazione il reato di bancarotta documentale se non ha i registri e i documenti aziendali?

La stessa riflessione l’avevo fatta qui:

ma infatti è sempre obbligatorio redigere il Manuale della Conservazione che spiega come si realizza la conservazione all’interno di quell’azienda

Su questo hai 100% ragione,
per quello se Tizio Rossi dichiara, “Io faccio la conservazione”
e Caio si fida.
Poi si scopre che Tizio salvava i dati sull’ iPod della figlia

è un rischio ed un reato di Tizio, anche se in base ad alcune sentenze passate, il giudice potrebbe contestare a Caio che: “non poteva non accorgersi”

Poi fino ad alcuni dati disponibili del 2018, ci sono capiluoghi di provincia con le amministrazioni che hanno una compliance <= 15% al CAD (ovvero 85% non a norma).

Come si fa in Italia una Linea Guida e’ qualcosa a cui ci si avvicina , piano piano

sempre lì andiamo a parare: esempio manuale conservazione

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come una municipalizzata che conosco che non aveva le copie di backup delle fatture emesse delle forniture d’acqua ai cittadini del comune e si sono ritrovati di colpo (in seguito alla rottura dell’hd) senza dati