Le scuole dovranno abbandonare il dominio GOV.IT

Grazie a tutti coloro che sono intervenuti in questa importante discussione. A seguito di questa nuova determinazione (N. 36/2018), da responsabile informatico di diversi Enti, anche io faccio molta difficoltà a capire il perchè AgID non sia riuscita gestire meglio il tutto. Tra le altre cose, non è più accessibile la pagina relativa alle FAQ (http://www.agid.gov.it/agenda-digitale/pubblica-amministrazione/registrazione-al-dominio-govit/riorganizzazione-dominio-govit-faq per fortuna (anche no… viste alcune risposte) ancora consultabile grazie alla webcache di google… Attendo come voi fiducioso la risoluzione di un problema di non poco conto, viste le importanti risorse spese per adeguamento dei domini al gov.it

Un aspetto da non trascurare anzi IMPORTANTISSIMO è la distruzione delle connessioni tra siti, pagine con link a lavori condivisi tra scuole, collegamenti a informazioni presenti in altri siti scolastici, NON s’è mai visto dalle BBS in poi un attacco così DANNOSO alla costruzione dell’informazione.

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Il mio istituto ha il proprio dominio gov.it.
Possedendo già il dominio semplice .it l’eventuale trasferimento non sarà un problema, se farà fatto a tempo debito.
La questione è che il contratto con l’ISP per il dominio gov.it scade ai fini di marzo, quindi dovrei sapere che fare: provvedo a un rinnovo (anche solo di qualche mese), oppre lascio morire il dominio gov traserendo il sito su .it alla scadena naturale dell’abbonamento in marzo?

Mah.
Riorganizzare il gov eliminando la maggior parte dei domini è un’idea discutibile, soprattutto perchè la successiva segmentazione dei domini superstiti (non sappiamo in cosa consisterà) viene fatta a spese di 8700 domini su 10000.
Se si voleva una maggiore segmentazione, si doveva lavorare in quella direzione.
La scelta fatta, invece, elimina dalla scena 8700 domini lasciandoli in balia del caso e della speculazione, senza una minima considerazione del fatto che si tratta comunque di siti istituzionali.
Sarebbe bastato prevedere una migrazione automatica, gestita da Agid, verso domini edu.it (per esempio), per dare a tutta l’operazione un senso logico chiarissimo.
Sono sorpreso e deluso, e non è la prima volta.

e invece per le altre PAL (comuni ecc…) che avevano migrato a gov.it o comunque erano in procinto di farlo?
SI ritorna ufficialmente a comune.nomecomune.provincia.it?

Non condividendo assolutamente la scelta di ‘riorganizzare’ ELIMINANDO, vanificando in tal modo lo sforzo di anni per far crescere portali ‘istituzionali’ liberandoci dalla giungla dei nomi che hanno imperversato in passato generando dubbi in chi doveva avvalersi dei servizi della PA, mi chiedo quale ruolo si pensi che abbiano le Pubbliche Amministrazioni Locali che sembra non debbano più appartenere ai ‘segmenti’ di tipo governativo e soprattutto mi chiedo se l’ANCI sia stata consultata in materia. Mi chiedo anche come è possibile solo pochi giorni fa, avendo comunicato il metadata per l’attivazione di Spid usando il dominio gov.it non mi siano state date indicazioni in merito, oppure avendo effettuato aggiornamenti al dominio gov.it ai fini della registrazione di un certificato SSL, contattando direttamente Agid, non mi siano state date indicazioni …

Ma la pagina relativa alle FAQ sul sito di AGID, che risulta inaccessibile, è sintomo che stanno valutando di tornare sui loro passi?

Come operatori del settore, cosa consigliate alle Scuole, attualmente? di attendere? o di iniziare a prevedere una migrazione ( dominio, SSL, Gsuite, iscrizioni a servizi vari utilizzando caselle gov.it, SPID, pubblicità del cambio di indirizzi rivolta agli utenti, famiglie e studenti, link di riferimento (anac) ecc ecc ecc) ?

Inoltre una riflessione: ma se nessuno si è lamentato fino ad oggi dell’assegnazione alle scuole di questo tipo di dominio, e visto che non esiste una regola “internettiana”, una netiquette, che dica che assegnare gov.it alle scuole è sbagliato, e l’Italia è un paese sovrano, almeno per queste cose ( senza guardare US e UE), perchè cambiare ? probabilmente è sbagliato il Piano Triennale. Correggano quello…

PS: ma dove si registrano i domini edu.it? :slightly_smiling_face:

non mi risulta sia possibile registrare domini .edu al di fuori degli USA.
Semmai ci sono i domini .education, che però è un dominio di primo livello aperto a tutti…

Si è vero non si possono registrare domini di primo livello ( o TLD) .edu al di fuori dagli stati uniti se non per casi eccezionali. Ma l’Agid potrebbe creare il dominio di secondo livello .edu.it alla stregua di .gov.it ed assegnarlo alle sole istituzioni scolastiche . Sarebbe un bel passo in avanti, in questa assurda vicenda.

La legge e il DPCM autorizzano anche a produrre nuovi oneri per la finanza pubblica con questo cambio di regole?

(Come mai questo DPCM non si trova in Gazzetta Ufficiale né in Normattiva? http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/07/15/17A04832/sg )

agid potrebbe fare tutto, ma avrebbe dovuto farlo prima della circolare oggetto di questo post.
Restiamo in attesa di capire verso quale nome a dominio dovranno andare tutte le altre PAL.

Buon giorno a tutti,
in realta’ noi dal GARR avevamo avvisato da molto tempo tutte le scuole che ci chiedevano informazioni a riguardo che il gov it NON era per le scuole e che tutti coloro che travisavano le varie circolari stavano appunto “travisando”. Purtroppo siamo rimasti spesso inascoltati dalle scuole, che in molte hanno deciso di migrare i propri domini perfettamente validi sotto un’altro dominio gov.it. Per le università’ avevamo anche richiesto un chiarimento ufficiale, in modo da evitare almeno li il problema, ed infatti avevamo avuto una comunicazione ufficiale dall’allora ministro Brunetta (telecomunicazioni) che appunto dicevo che le università’ NON dovevano usare il gov it.
Per le scuole, oltre a registrare il nome che vogliono senza alcun obbligo (molte protrebbbero semplicemente tornare al domini che avevano prima, sperando che lo hanno mantenuto attivo), comunque avevamo chiesto di RISERVARE presso la allora Naming Authority Italiana (di cui ero il presidente) il sotto dominio edu it che appunto per questo e’ tuttora riservato. Al momento le procedure di a[pertura di edu.it alle scuole (e SOLO alle scuole) sono in standby, ma potremmo riattivarle.
Ricordiamo inoltre che TUTTE le scuole che sono connesse al GARR (e tutte le scuole hanno diritto di essere connesse al GARR) possono registrare GRATUITAMENTE il proprio dominio .it e/o .eu (in realta’ possono registrarne anche più’ di uno sempre gratuitamente).

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dimenticavo: http://nic.garr.it oppure nic@garr.it

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Dovendo tenere distinte le amministrazioni centrali dalle scuole. Sarebbe piu’ conveniente migrare le 20 amministrazioni centrali ad un nuovo dominio che le 10000 scuole. Sono in numero minore e con personale tecnico interno in grado di farlo.

caro claudio,

siete rimasti spesso inascoltati a ragione poiche’ la norma prevede altro.

la direttiva del ministro (brunetta) per la pubblica amministrazione e l’innovazione numero 8 del 26 novembre 2009, quella per intenderci relativa alla riduzione dei siti web delle PA, stabilisce che i destinatari dell’articolato sono:

“tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli Enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli Enti del Servizio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al Decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300”.

direttiva: http://www.funzionepubblica.gov.it/articolo/dipartimento/26-11-2009/direttiva-n-8-2009

linee guida: http://sitiarcheologici.palazzochigi.it/www.funzionepubblica.it/febbraio%202016/www.funzionepubblica.gov.it/lazione-del-ministro/linee-guida-siti-web-pa/indice/cap1-destinatari-e-normativa/presentazione.html

vade mecum: http://egov.formez.it/sites/all/files/vademecumqualitasitiwebpa_ps_1.pdf

inoltre, se per gli istituti scolastici e le universita’ sara’ possibile (consigliato o obbligatorio?) usare edu.it con un’ottima riconoscibilita’ e omogeneita’, come si garantisce lo stesso principio (di riconoscibilita’ e omogeneita’) a tutte le altre PA come comuni, regioni, citta’ metropolitane, altri enti?

[tralascio qui un commento sull’implementazione (mancata) di DNSSEC per la gerarchia .it]

ciao

antonio

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“tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli Enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli Enti del Servizio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al Decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300”.

si, tranne che poi, su nostra segnalazione e richiesta di ripensamento, tutte le università’ sono state esentate dall’obbligo (lettera del Ministro Brunetta del 26 Luglio 2010, prot. 8913)

All’epoca la situazione di cosa volesse fare il MIUR per le scuole era del tutto in evoluzione (non che si sia chiarita del tutto ora, ma almeno e’ stato chiaramente finanziato un progetto che prevedeva il collegamento delle scuole alla rete dell’educazione e ricerca GARR, e in qualche modo chiarito il ruolo di “unicità’” del GARR nei confronti delle realta’ che fanno educazione - e ricerca. Quindi le scuole rimasero non comprese nella lettera di esenzione del ministro.

edu.it e’ stato “riservato” proprio per le istituzioni scolastiche (NON per le università’ che hanno già i loro nomi consolidati e noti da tempo). Ma ‘riservato’ non vuole dire che sono obbligate ad usarlo. D’altronde non spettava alla allora Naming Authority decidere sugli obblighi, ma solo fare in modo che vi fosse a disposizione un chiaro “nome” dove le scuole potevano registrarsi.

E’ lo stesso discorso per le PA locali: vennero (e lo sono tuttora) riservati nomi “canonici” come

comune.nomecomune.prov.it

e simili. Molte PA locali li adottarono, e li usano tuttora, rendendosi molto riconoscibili. In altri casi, venne seguita un’altra strada, spesso per consulenze di provider interessati solo a vendere loro un servizio, senza sapere in realta’ che esistevano i nomi “appositi”. Ma anche qui… “riservato” non significa “obbligatorio”, perché’ gli obblighi li stabilisce il legislatore, non il “normative”.

… sul DNSSEC… li si che andrebbe reso “obbligatorio”, aumentando di molto la sicurezza di tutti, e diminuendo le continue truffe, phishing etc a danno di tutti…

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non credo che sia sufficiente una lettera a emendare una Direttiva !

E comunque penso che sia necessario che qualcuno metta un po’ di ordine in questo caos (l’Agid ?? ).

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La lettera e’ stata più’ che sufficiente: nessuna università’ si e’ registrata sotto gov.it e nessuno ha mai fatto obiezione o richieste a riguardo.

Comunque va ricordato che il settore “educazione” e “ricerca” in generale e’ un caso particolare di PA, per quanto attiene a reti, domini, etc, ed e’ di competenza primaria del MIUR, più’ che di AGID.

si, tranne che poi, su nostra segnalazione e richiesta di ripensamento, tutte le università’ sono state esentate dall’obbligo (lettera del Ministro Brunetta del 26 Luglio 2010, prot. 8913)

caro claudio,

purtroppo, al momento, nella gerarchia delle fonti del diritto italiano moderno non compaiono le lettere dei ministri.

a ogni modo qui si chiede che sia AgID a esprimersi (con regole tecniche a esempio) e non certo il Registro che invece dovra’ ottemperare alle norme.

quindi direi che il fatto che IIT avesse riservato, tra gli altri, i nomi geografici, non e’ un presupposto sufficiente per obbligare le PA ad adottarli.

quanto alle universita’, il fatto che abbiano nomi consolidati non e’ motivo valido per non adottare .edu.it: come vedi e’ bastata una determinazione AgID a far cambiare nome a dominio a migliaia di istituti scolastici e migliaia di comuni.

la PA necessita di (poche) regole chiare, anzi chiarissime e, a dirla tutta, questo sarebbe il momento adatto per scriverle.

in altre parole: riordinare il gov.it a favore della PAC non puo’ voler dire fare il casino nero per tutti gli altri.

grazie

antonio

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Cosa compare nella gerarchia delle fonti del diritto a riguardo di Internet e dintorni avrebbe bisogno prima di tutto di un serio ripensamento da parte di chi spesso legifera e regolamenta senza sapere di cosa sta parlando… ma e’ un discorso lungo, che riguarda anche la giurisprudenza in generale quando cerca di applicare principi operativi che sono purtroppo inadatti a certe realta’.

Ma, filosofia a parte, per università’ son ben contente di non dover sottostare ad obblighi tipo gov it o simili, e ne hanno validi motivi, motivi esposti a suo tempo, e che hanno appunto permesso di evitare, almeno per loro il problema di imposizioni sui nomi da usare.

In quel caso il buon senso ha prevalso, mentre in altri casi … no.

Sul fatto che AGID possa/debba esprimere norme tecniche che riguardano il DNS ed i nomi a dominio, la cosa non e’ affatto scontata: AGID può’ dare direttive alle PA, non certo regolamentare come si assegnano i nomi a dominio, che al momento e’ di competenza del Registro it e dei suoi organi. AGID può’ dare direttive a ceti soggetti…

in ogni caso, meglio sarebbe sempre che chi da direttive, prima consultasse chi di quelle cose si occupa con competenza specifiche consolidate da anni… ma … forse e’ chiedere troppo. E non e’ AGID che determina le norme in generale per i nomi a dominio. Può’ solo dare direttive agli enti a lui sottoposti, si spera appunto direttive che non creino problemi come quelli creati alle scuole, sia con la direttiva iniziale, sia con il cambio successivo. E meno male che appunto “una lettera” ha evitato guai almeno all’istruzione universitaria.

PS: IIT non hs riservato nulla… era stata la Naming Authority Italiana a farlo, e poi alla N.A. e’ succeduto il Registro .it con i suoi organismi normativi.

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