Servizi digitali e futuro della PEC

A me la PEC ha semplificato la vita. Niente più file all’ufficio postale. Tempi di elaborazione delle interlocuzioni con la PA notevolmente ridotti. Faccio solo un esempio: prima dovevo inviare le dichiarazioni IMU per raccomandata per ogni mio cliente mentre adesso invio per ciascuno di loro una PEC contenente la dichiarazione del cliente e il Comune mi invia il numero di protocollo in entrata.

Indubbiamente si può migliorare di molto…ma siamo sulla buona strada.

Spero molto nel Domicilio Digitale che dovrebbe essere in dirittura di arrivo…a proposito, qualcuno ha qualche notizie al riguardo?

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Indubbiamente @Paolo_Del_Romano la PEC al cittadino, professionista, imprenditore, lavoratore autonomo semplifica molto gli adempimenti. Il problema è che ci sono troppi che non fanno un “uso diligente” (cit. CAD) e non hanno conseguenze vere … quanti lasciano credenziali PEC (e dispositivo di firma digitale) dal loro professionista di fiducia? Quanti non leggono con periodicità la propria casella? Quanti lasciano scadere l’abbonamento annuale o hanno la casella piena? Tutte queste cose hanno un impatto sulle notifiche di atti della P.A. (maggiori tempi, maggiori costi, maggiori disguidi). Ora, se i comportamenti contra-legem (violazione degli obblighi CAD) del cittadino avessero come conseguenza diretta e immediata l’inammissibilità di un ricorso fondato sulla nullità/inesistenza della notifica dell’atto a lui trasmesso via PEC ma non ricevuto per mancata consegna imputabile al destinatario, a me andrebbe benissimo la PEC, ma il problema è che la norma si presta a interpretazioni vaghe e tutto ciò crea incertezza del diritto… Se devi avere la PEC ne sei responsabile, se sei irresponsabile sono affari tuoi…

si ma senza dare spazio a furbizie tipicamente nostrane del tipo “non rinnovo la PEC per non farmi notificare la cartella esattoriale”

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È esattamente quello che intendevo dire, altrimenti è troppo comodo per il contribuente sottrarsi ai suoi obblighi :wink:

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Su dai, ora però basta dare contro alla PEC.
I problemi stanno altrove. Quando sono problemi che coinvolgno l’uso della PEC probabilmente è l’uso della PEC inappropriato in quel contesto, ma è un problema di flusso del servizio non dello strumento in sé.

Oggi come oggi la PEC è l’unico strumento in funzione che consente di avere certezza di invio e consegna (e di certezza del contenuto).

In punto di diritto comunque non è scritto da nessuna parte che le comunicazioni via e-mail non siano valide. Anzi, dove l’art. 65 del CAD parla di PEC come strumento di trasmissione per avere comunicazioni e istanze valide si riferisce in realtà alla PEC-ID, che era una evoluzione della PEC pensata ma mai realizzata, in cui il gestore PEC non solo doveva identificare in maniera certa il titolare della casella prima di attivarla ma anche inserire in ogni busta di trasporto PEC un’attestazione di identità. C’è una fallace convinzione che una casella PEC nome.cognome@ sia una garanzia di provenienza del documento inviato ma non è così. Del resto io posso aprire una casella PEC con nome arsenio.lupin@ senza problemi. Quindi la PEC è uno strumento pienamente valido e certo solo se c’è una dichiarazione precisa da parte dell’interessato che “elegge” una data casella PEC (fosse anche farfallinofrufru007@) come suo “domicilio digitale” (speciale, cioè riferito a un affare particolare o ai rapporti con un particolare soggetto). Quando poi la PEC associata al soggetto compare in un registro pubblico (IPA e INI-PEC per adesso, prima o poi INAD) l’elezione di domicilio è fatta una volta per tutte. Le PEC della p.a. italiana sono in IndicePA (o IPA) e una comunicazione mandata lì anche da casella e-mail è ben indirizzata. Il problema è nel verso opposto. Se una p.a. fa una comunicazione telematica deve essere ben sicura di spedire bene: quando l’interlocutore esterno avvia un affare usando una casella PEC si ritiene che la comunicazione possa continuare con pieno valore su quella casella. In teoria anche se la casella non è una PEC, ma lì viene meno la possibilità di prova degli scambi. Qualcuno, anche autorevole, ritiene che anche un indirizzo e-mail semplice possa essere eletto come domicilio digitale speciale con responsabilità di mancate consegne (e anche di mancati invii da parte della p.a. viene da dire) a carico suo, ma io ho seri dubbi che anche il decreto di quest’anno sul funzionamento della piattaforma nazionale delle notifiche conferma: il domicilio digitale speciale è sempre una casella certificata.
Vero che sono condiderazioni che si ritrovano fra leggi e regole varie, quindi frutto di decisioni umane, ma sembrano anche abbastanza ragionevoli quando gli scambi di corrispondenza incidono su diritti e interessi di qualcuno. Oppure pensiamo veramente che spostare tutto su app IO o form online mal progettati sia un miglioramento?

Altra considerazione: molte caselle PEC della p.a. rifiutano in automatico messaggi da caselle non PEC. Secondo me bestialità pura, perché si sta negando il diritto di usare canali telematici ai cittadini (le imprese la PEC ce l’hanno), senza appigli normativi né di buon senso né di efficienza dell’organizzazione. Per l’art 65 del CAD e l’art. 38 del CAD la comunicazione è valida per esempio se firmata “a mano” (cioè lettera/modulo stampato firmato e digitalizzato) e accompaganta da documento di identità, per esempio. Che venga da mail, PEC o altro poco rileva.
Anticipo qualche obiezione: se il problema è lo spam, che si reindirizzino in automatico (a cura del gestore PEC) i messaggi non certificati su una casella ordinaria dedicata. Oppure che si pubblicizzi adeguatamente anche una casella ordinaria a cui i cittadini possono scrivere; meglio pero’ la prima almeno passa tutto attraverso il gestore della casella PEC che, cosi’ a sentimento (non ho riscontri o riferimenti puntuali da fornire), che in casi estremi può essere interpellato anche per sapere se ha ricevuto un certo messaggio non certificato.

Sui dipendenti pubblici che non rispondono: i dipendenti pubblici che hanno rapporti col pubblico rispondono alle e-mail come prima rispondevano al telefono, cioè in base a tempo e voglia (fattori mediamente indipendenti dalla tecnologia).
Il costo della PEC per il cittadino? E’ un argomento capzioso (costa anche scrivere una raccomandata, una lettera semplice, il bus o l’auto per andare allo sportello, per non paralre di carta e penna, o di PC e stampante per un modulo cartaceo, o di PC e connessione dati per un modulo online). Alcuni comuni, comunque, la offrono ai propri cittadini. Invece, la CEC-PAC (quella gratuita governativa) del primo Brunetta è stata demolita come il peggiore dei mali invece che corretta in alcuni punti (OT: aveva delle idee uniche ancora non ripetute, prima che app IO ne produce di simili - ma meno valide - ci vorrà del tempo).

Tornando a bomba, se un problema PEC esiste, il problema non è in quello che c’à ma in quello che non c’è. FInché non parte INAD la PEC resta zoppa. Con INAD - bada bene, INAD, non la piattaforma notifiche che è uno strumento operativo, alla fine, che su INAD deve poggiare - molti dei limiti che la p.a. vede nella PEC e rappresentati in vari post di sopra si superano, per primi l’elezione del domicilio e la verifica periodica della sua raggiungibilità,

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a proposito INAd era elencato da @Patrizia_Saggini tra gli elementi possibili da veder arrivare nel 2022:

qualcuno ha aggiornamenti?

@AgID

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Corretto ciò che dici (sulla email ci sono però delle criticità sulla ricezione) e non è che sia contrario alla PEC in sé, sono contrariato dal fatto che la normativa non permetta, con carattere di assolutezza (mi fido poco o niente di interpretazioni ardite o azzardate della giurisprudenza e della dottrina accademica) di mettere a carico con inoppugnabile certezza del destinatario “infedele” le conseguenze del mancato recapito causate da sua colpa (lo stesso vale per notifiche postali). Non trovo sensato che l’efficacia di una notifica di un atto ablativo o comunque avente effetti pregiudizievoli debba comportare una collaborazione attiva del destinatario, dovrebbe prescindere da essa pur garantendo la conoscenza legale: data la percentuale enorme di notifiche analogiche o digitali dichiarate nulle si capisce che qualcosa non funziona nell’organizzazione pubblica (o nelle norme che regolano le notifiche) e INAD come INI-PEC non risolve veramente il problema dell’inattività della casella. Penso che a chiunque dovrebbe gratuitamente essere creata e imposta d’ufficio una casella PEC, p.es. con identificativo il codice fiscale (salvo il rischio di casi di omocodia), non disattivabile.

INAD, tramite accordi con i gestori PEC che mettono a disposizione servizi ad hoc, verifica periodicamente la funzionalità delle caselle e l’eventuale inidsponibilità a ricevere messaggi è regolamentata.

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Perfettamente d’accordo e credo che non sia complesso far decollare un sistema del genere ma non capisco perchè non lo fanno. Facendo fare naturalmente l’attivazione online attraverso lo Spid

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Alcuni paesi piccoli, 1-2 milioni di abitanti, ce l’hanno. I piu’ grandi, per quanto ne so, no. Certamente non dipende dalle dimensioni della memoria, deve essere una questione organizzativa. Credo che ci sia in Russia, certamente c’e’ l’area riservata utente/cittadino con funzione anche di casella email ufficiale, ma non so quanto sia usata. Quasi certamente la maggioranza della popolazione usa la casella solo per questioni contingenti, tipo il cambio targa auto o la richiesta di un passaporto, altrimenti la ignora. Quando c’e’ una comunicazione in ingresso si puo’ ricevere una segnalazione per email o SMS.
E’ in ogni caso un servizio gratis e a richiesta, non automatico per tutti i cittadini o residenti. L’attivazione va fatta di persona presso un centro servizi, o la posta, o uno sportello bancario. In pratica senza code e prende pochi minuti.
Se in Italia tutti avessero una casella cod.fiscale@italia.it in quanti la leggerebbero con regolarita’ e in quanti la ignorerebbero?

La logica è sempre quella che ogni persona fisica o giuridica dovrebbe avere un recapito digitale sicuro e giuridicamente certo (questo implica che lo abbia anche contro il suo consenso, o almeno a prescindere da esso). Realisticamente: quanta gente si attiverebbe per creare un recapito sapendo che potrebbe essere usato per la notifica di atti a lui pregiudizievoli? :roll_eyes: È la pecca della PEC di oggi, troppo dipende come dicevo dalla volontà e/o diligenza del soggetto. Io Stato gli attivo e metto a disposizione senza oneri una casella. Non accede con regolarità? Non la legge? Ignora quello che ha letto? Benissimo, affari suoi, intanto la notifica è produttiva di effetti e decorrono i termini legali previsti per eventuali impugnazioni…

Il discorso puo’ andare avanti all’infinito. Mario Rossi rispetta la legge, paga tutte le tasse sempre in tempo, non ha nemmeno una multa contestata. Non usa volentieri i mezzi elettronici. E’ in pensione, va a trovare i nipoti in Sudamerica e sta via due mesi. Per un furto d’identita’, o un errore della PA, si ritrova una notifica non letta in casella riguardo una multa per infrazione commessa da un altro. Non lo sa ma partono in automatico tutte le azioni per inadempienza. Quando se ne accorge, o gli vengono a pignorare i mobili, e’ troppo tardi. Molto peggio se poi e’ accusato di un crimine da codice penale.
Per questo continuo a ritenere che occorra un approccio pragmatico considerando diverse categorie di utenti. L’avvocato di un pregiudicato non deve potere fare il furbo e far finta di non avere ricevuto mandati di comparizione per l’assistito. Per un professionista la PEC o equivalente deve essere un obbligo senza se e senza ma. Per la gran massa dei privati cittadini il discorso e’ diverso. Forse l’unica soluzione realistica al momento e’ una casella di stato tipo PEC ma volontaria con sistemi alternativi per raggiungere il cittadino che non usa i mezzi elettronici.

Non sono d’accordo.
Intanto nulla di penale passa sulla PEC della piattaforma notifiche, quindi quel problema per ora va in secondo piano.
Per la questione “l’anziano va all’estero e non controlla la pec due mesi” non vedo differenze con la notifica cartacea. Fatta la compiuta giacenza, l’atto cartaceo si ha per consegnato anche se materialmente nessuno lo ritira. Non vedo perchè non sia un problema se la notifica è cartacea e lo diventi se è digitale.
Il problema delle notifiche purtroppo è per la maggior parte legato a privati che fanno i furbi, quindi temo che saranno i privati onesti a subire le conseguenze della novità, come sempre. Si spera solo che le cose siano fatte bene. Io sarei per reintrodurre la vecchia pec statale (di Brunetta, che su questo servizio aveva ragione ma era partito troppo presto).

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Una decina di anni fa sono stato denunciato, avevo preso una posizione ambientalista contro un costruttore (il giudice ha poi archiviato tutto perche’ “il fatto non sussiste”). Abitavo all’estero, regolarmente iscritto in AIRE. Dopo un anno di assenza rientro in Italia, trovo nella cassetta delle lettere tre strisciate delle Poste su “raccomandata non ritirata”, dalle quali non risulta il mittente. A posteriori apprendo che erano della Cancelleria del Tribunale. Per fortuna in quei giorni ricevo una email di un avvocato, era stato nominato d’ufficio a difendermi, e mi aveva trovato con - ricerche in Internet. Alla Cancelleria avevano utilizzato il mio indirizzo riportato sulla denuncia “…residente in…” ma il denunciante stesso non sapeva che non abitavo in permanenza li’. Alla Cancelleria non avevano verificato che da piu’ di dieci anni vivevo all’estero, registrato AIRE, e per coincidenza a ca 200 m dalla sede del locale Consolato italiano. Che frequentavo spesso per attivita’ culturali, istituzionali ecc. Cioe’, mi conoscevano bene. Una notifica al Consolato mi avrebbe raggiunto dopo 24h al massimo.
Sono anche storie di questo tipo che mi spaventano, specie se una mancata azione puo’ portare a conseguenze penali. Chiaro che cercare in due o tre registri costa piu’ che cercare in uno, ma a volte basta chiedere ai vicini. Mentre se scattano privacy, procedure rigide e simili non se ne uscira’ mai.
Ci sono differenze tra Milano e il paese di 200 anime dove tutti conoscono tutti. Ma un po’ di rete sociale, di conoscenze di vicinato, il portiere (dove c’e’), la posta di quartiere aiuterebbero parecchio a risolvere numerosi problemi, non solo PEC/ non PEC. Se poi vogliamo chiudere gli sportelli fisici teniamoci la PEC.

Nel caso che citi si potrebbe eccepire l’invalidità della notifica processuale, che il giudice avrebbe dovuto e potuto magari rilevare. Per quanto concerne gli atti amministrativi tu ben comprenderai che gli Uffici della pubblica autorità le notifiche analogiche dei propri atti non le fanno direttamente: o utilizzano il servizio postale (nella biforcazione raccomandate AG o, laddove consentito, raccomandate ordinarie AR) oppure i messi comunali/notificatori. Se aggravi eccessivamente gli iter procedurali di notificazione, specialmente quando l’intermediazione è in carico a terzi soggetti, esponi l’Ufficio mittente al rischio di mancato perfezionamento della notifica ed a cascata l’inefficacia dell’atto stesso (con effetti disastrosi di impatto sulla realtà tributaria, edilizia, di polizia stradale ecc…). Ora, con un domicilio digitale inoppugnabile e non ripudiabile il gioco è fatto e questi giochini di “darsi alla macchia” non giovano più a nessun furbetto. Bene ha fatto per me la piattaforma PND a prevedere esplicitamente una scissione temporale degli effetti giuridici tra notificante (giorno di pubblicazione) e notificato (data differita rispetto al ricevimento), così si toglie anche l’alibi del “ma io non mi connetto tutti i giorni”.

@Giovanni_Manca sul futuro della PEC scrive…

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E’ una fedele descrizione di quello che è successo dalla citata Legge, ad oggi !
:innocent:

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Qualcuno mi puo’ segnalare servizi PEC concorrenti ad Aruba? Ho chiesto ad alcune societa’ di certificazione che offrivano il servizio, ma poi e’ risultato che si appoggiavano tutte, per l’appunto, ad Aruba.
Quando entrera’ in vigore la nuova normativa UE sara’ possibile fare la PEC, o casella equivalente, all’estero e usare quella o si sara’ costretti a rimanere nell’ambito di servizi italiani?

Specifico meglio. A quanto ne so la PEC a pagamento e’ obbligatoria solo in Italia. Nei paesi con la casella personale, questa e’ gratuita e fornita dallo Stato. In altri si fidano di normali indirizzi email, anche per le piccole attivita’, partite IVA ecc. La PEC e’ solo per notai, commercialisti e avvocati.

Ho bisogno di una PEC per adempiere a un obbligo amministrativo, devo segnalarla, anche se quasi certamente non la usero’ mai, o solo per cose per cui andrebbe bene anche la mail ordinaria. Devo aprire una casella e pagare dieci anni per mantenerla, anche se vuota?

La lettura di questo non ha aumentato il mio entusiasmo per la PEC

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segnalo che la PEC Infocert è ora qualificata:

Gentile Cliente,
l’identificazione per la tua casella PEC Legalmail è stata completata correttamente.

Da questo momento, accedendo alla webmail, troverai il simbolo di qualifica accanto all’indirizzo PEC, che conferma che la tua casella Legalmail è qualificata anche per le comunicazioni certificate in Europa.

Di fatto, è stato sufficiente identificarmi con SPID.

Mi chiedo se questo la rende in linea con gli ultimi requisiti Eidas, qualcuno lo sa?

Concordo che la soluzione migliore sarebbe stata assegnare gratuitamente ad ogni cittadino italiano (a ogni residente? a ogni interlocutore della P.A. o di un pubblico ufficiale rogante?) una casella di posta elettronica con tutti i crismi dell’autenticità, integrità, certezza, non ripudiabilità, marca temporale ecc … oppure uno spazio in area riservata su webmail equivalente gestite dallo Stato. Purtroppo dal 2005 (anno del DPR sulla PEC) si è scelta l’apertura al mercato in virtuale concorrenza per offrire questo servizio, il che significa che devi necessariamente passare dai gestori privati autorizzati. La posta elettronica ordinaria meglio non prenderla proprio in considerazione, si espone a troppe critiche e non potrebbe garantire, nel quadro normativo di oggi, certezze in ordine alla validità di istanze e dichiarazioni del privato né in ordine alla regolarità delle notificazioni di atti (identificazione del mittente e del destinatario? data e ora di spedizione e di arrivo? inalterabilità del contenuto?): ragion per cui se ne fa solo un uso interlocutorio tra P.A. e privati, senza alcun serio valore legale. Comunque sono diversi i gestori che offrono la PEC, ignoro però se abbiano o meno problemi dall’estero…